senato.it | archivio storico

Fondazione Istituto Gramsci (1950)

Sede e recapiti

Via Portuense 95/c 00153 Roma
Tel. 06 5806646 fax 06 5897167; www.fondazionegramsci.org - mailto:archivio@fondazionegramsci.org

Storia

La Segreteria del Pci decide l'istituzione della Fondazione Gramsci alla fine del 1947, anche se la sua inaugurazione diventerà effettiva quasi tre anni dopo. Il contesto che fa da sfondo alla nascita della Fondazione è quello segnato dalla guerra fredda. Gli spunti innovativi della "via italiana al socialismo" e del partito nuovo sono in questa fase come congelati o assumono comunque un ritmo altalenante. Si assiste a quella "parziale sospensione" della politica di Salerno che segna in modo contraddittorio anche la politica culturale del Pci, in bilico fra il richiamo a Gramsci e alla cultura progressiva italiana e lo zdanovismo staliniano. La politica di Togliatti racchiude emblematicamente questa doppia interpretazione, dove Gramsci è comunque inteso, strategicamente, come antidoto a Stalin.
L'idea di dar vita alla Fondazione Gramsci è dell'aprile 1947, quando viene bandito a Roma un concorso nazionale con l'obiettivo "di dare un contributo - nel nome di Gramsci - all'incremento della cultura in funzione sociale ed educativa quale egli la concepì". Il concorso, che prevedeva 5 premi, per l'ammontare complessivo di un milione di lire, era destinato alla produzione di un saggio o una serie di saggi su argomenti della storia d'Italia dal 1748 al 1945, ad un'opera letteraria, a un lavoro teatrale in uno o più atti, a un soggetto cinematografico, e a uno studio sul tema "Prevenzione, previdenza e assistenza in uno Stato moderno". I premi, assegnati nell'agosto 1949, saranno solo tre: Alessandro Galante Garrone vince per la sezione di storia; Luigi Squarzina per il teatro; Mario Soldati e Carlo Musso si aggiudicano il premio per il miglior soggetto cinematografico.
Il progetto per l'istituzione della Fondazione Gramsci viene presentato alla Segreteria del Pci e alla commissione per il lavoro ideologico il 6 novembre 1948. Nel comitato direttivo della nascente Fondazione dovranno entrare a far parte anche studiosi e uomini politici "estranei al partito". Compito principale della Fondazione è "accentrare il lavoro di preparazione della edizione delle opere di Gramsci [...] anche se - continua il documento - bisognerebbe non limitarsi semplicemente all'opera editoriale", ma promuovere la diffusione del pensiero di Gramsci, organizzando conferenze, istituendo premi, pubblicando monografie tratte dalle sue opere. Il secondo compito, collegato al primo, è la raccolta presso la Fondazione di tutta la documentazione bibliografica relativa a Gramsci e alla sua opera. Per valorizzare l'eredità di Gramsci, la Fondazione dovrà diventare "un centro nazionale per l'approfondimento, la popolarizzazione, l'irradiazione culturale del marxismo-leninismo nel nostro paese [...]". Strumenti per l'attività culturale della Fondazione, oltre al concorso Gramsci - che dovrà acquistare un grande rilievo nazionale per diventare uno dei più grossi avvenimenti culturali del paese, "tipo premio Viareggio" - saranno un centro per gli studi marxisti in Italia che dovrà preparare la pubblicazione dei classici del marxismo; una biblioteca specializzata per lo studio e l'approfondimento della storia del movimento operaio italiano e del movimento democratico; il collegamento con l'Istituto Marx-Engels-Lenin-Stalin di Mosca, per l'"estrazione" dai suoi archivi della documentazione relativa alla storia del movimento operaio italiano e del Pci. E' sottintesa nel progetto l'acquisizione dei manoscritti inediti di Gramsci, la cui proprietà letteraria spetterà alla Fondazione.
La biblioteca che Gramsci aveva costituito prima dell'arresto e le riviste e i libri (in tutto 257 volumi e 170 fascicoli) utilizzati in carcere, tornano in Italia, a Genova, con un piroscafo sovietico, nel marzo 1950. La Fondazione Gramsci viene inaugurata qualche settimana dopo, il 27 aprile 1950, nell'anniversario della morte di Gramsci. Nella sede della Fondazione viene ricostituita la biblioteca di Gramsci che rappresenta il nucleo originario della biblioteca della Fondazione.
Negli anni che precedono la nascita della Fondazione e in quelli immediatamente successivi, convivono nella politica culturale del Pci la prospettiva nazionale italiana e quella internazionalista, su cui grava l'ipoteca staliniana. Sereni, responsabile della commissione culturale del Pci dal 1948 e Alicata, che lo sarà dal '55, rappresentano le due anime della battaglia delle idee interna al partito: il primo interpreta Gramsci e la sua eredità culturale in funzione zdanovista, il secondo si richiama esplicitamente a Gramsci, nel solco del pensiero italiano democratico e progressivo. Anche il progetto culturale della Fondazione, che ha intanto assunto la denominazione di Istituto Gramsci, risente di questa doppia prospettiva. Nei primi anni di vita, la sua linea politica e culturale si dibatte fra la prospettiva nazionale, nel senso gramsciano, di un recupero della tradizione originale del pensiero democratico e socialista, e quella zdanovista, di marca staliniana. Dopo il '56, con la direzione di Franco Ferri, ha inizio una nuova fase della vita dell'Istituto, cui si richiede un contributo importante per la definizione della via italiana al socialismo e, nell'immediato, attraverso la promozione del primo convegno di studi gramsciani, che si tiene nel gennaio 1958, per lo studio delle fonti del pensiero marxista italiano. Ha inizio in questa fase l'impegno per la diffusione del pensiero di Gramsci che, soprattutto negli anni Settanta, assumerà un ritmo impetuoso. L'Istituto intraprende fin dalla metà degli anni Cinquanta una fitta rete di rapporti con gli studiosi e le case editrici che meglio rappresentano la sinistra in Europa e nel mondo. Gramsci è tradotto dovunque e l'Istituto diventerà il centro propulsore delle traduzioni e delle edizioni delle sue opere e animatore di convegni e seminari internazionali. L'impegno principale è però, in questa fase, la preparazione dell'edizione critica integrale dei Quaderni. Togliatti segue direttamente i programmi editoriali dell'Istituto e mantiene una corrispondenza regolare con Giulio Einaudi che, fin dall'immediato dopoguerra, è l'editore italiano di Gramsci e lo rimarrà fino ai nostri giorni. Nell'ultima lettera all'editore torinese, scritta da Roma il 22 luglio 1964, pochi giorni prima delle partenza per Yalta, Togliatti ribadisce l'intenzione di affidare alla Einaudi la pubblicazione integrale dei Quaderni: "ci vorrà però del tempo a prepararla. A questo lavoro ci accingiamo". Queste indicazioni saranno raccolte e realizzate, negli anni a venire, dalla direzione dell'Istituto Gramsci.
Anche la formazione dell'archivio del Pci, che ha inizio nel 1960, con un piano di recupero della documentazione sul Pci presso gli archivi del Comintern a Mosca, si inserisce nella nuova linea culturale del Gramsci. Il disegno togliattiano che sta alla base di tale progetto si muove in tre direzioni: ricostituire l'archivio del Pci da Mosca a Roma; valorizzare il patrimonio storico del partito, promuovendo studi e ricerche, storiograficamente fondate, che si basino sui documenti d'archivio; inquadrare la storia del Pci nel suo specifico rapporto con la storia d'Italia. L'avvio di studi e ricerche condotte con metodo e rigore filologico, saranno gli strumenti culturali per legittimare il partito nuovo e la via italiana e per reagire alle rappresentazioni agiografiche e corporative della storiografia marxista. Ricostruire la formazione del gruppo dirigente del Pci attraverso la pubblicazione dei documenti inediti recuperati negli archivi del Comintern, diventa un obiettivo strategico cui si accinge per primo Togliatti, dopo il viaggio a Mosca del 1959. Ad esso ne seguiranno altri, nel corso degli anni Sessanta, compiuti dal direttore del Gramsci Franco Ferri, assieme a Luigi Amadesi e a Cesare Colombo. Alla fine degli anni Sessanta, l'archivio del Pcd'I recuperato a Mosca in microfilm arrivava al 1939. Già dalla fine degli anni Cinquanta, l'archivio dell'Istituto Gramsci si è intanto arricchito delle carte originali delle Brigate Garibaldi e del Corpo Volontari della Libertà che saranno divise in due parti: la prima sarà inviata a Milano, all'INMSLI, la seconda, quella considerata riservata, verrà invece depositata al Gramsci. Entrambi gli Istituti ricevono la copia in microfilm delle parti mancanti. In questi anni si formano i tre grandi settori che costituiscono ancora oggi l'archivio dell'Istituto Gramsci: i documenti e gli archivi del Pci e di altre organizzazioni; i fondi personali; le raccolte. Ricostituire l'archivio del Pci significa creare le premesse per lo sviluppo di studi e ricerche, fondati sull'analisi rigorosa dei documenti originali. In questo quadro si inserisce, nel 1959, la nascita di «Studi Storici», la rivista dell'Istituto Gramsci: sul suo primo numero Gastone Manacorda recensisce gli Studi di storia di Delio Cantimori, riferendosi a una storiografia concepita come rigore e impegno militante. Dalla seconda metà degli anni Cinquanta e, più visibilmente negli anni successivi, l'Istituto accentua il carattere nazionale della sua proposta culturale, nel senso della costruzione dell'archivio, luogo permanente della memoria e della tradizione storica del Pci, e promuovendo studi e ricerche sulla storia del Pci come parte della storia d'Italia. La Segreteria del Pci decide in questo periodo l'avvio di un programma di studi sul Pci nel quadro nazionale che avrà come sbocchi immediati la storia della Resistenza italiana di Roberto Battaglia e la storia del Pci di Paolo Spriano.
Nel 1961 la Segreteria del Pci riconosce per la prima volta la necessità della formazione di un "archivio di partito" e chiede "un'indagine a Mosca presso l'archivio del Pci per vedere che cosa c'è". Dal 1963 inoltre, per decisione della Segreteria del partito, vengono depositati presso l'Istituto i manoscritti di Gramsci: le lettere e i quaderni del carcere. All'inizio del '66 viene inaugurata al Gramsci una nuova sala studio intitolata a Togliatti: è la prima occasione pubblica per presentare l'archivio dell'Istituto, sul quale torna in modo puntuale Franco Ferri documentando, su «Critica marxista», il lavoro svolto a Mosca. Crescono in quegli anni le richieste di consultazione dei documenti dell'archivio: il Gramsci comincia una cauta politica di apertura verso gli studiosi (ma solo all'inizio degli anni Settanta si liberalizza la consultazione dei documenti fino al 1943). In questo periodo vengono acquisite le Carte Togliatti e si decide la ricostituzione al Gramsci del cosiddetto Archivio M, ovvero i documenti degli organismi dirigenti prodotti dal partito fino al 1958 (documenti che rientreranno in Italia in microfilm solo negli anni Ottanta). Il progetto principale dell'Istituto rimane l'impegno per le edizioni critiche delle fonti.
L'apertura internazionale dell'Istituto diventa più esplicita negli anni Settanta, quando è più forte l'impegno per la diffusione di Gramsci nel mondo. L'edizione critica dei Quaderni, che esce nell'aprile del '75, è l'occasione per fare il punto sulle traduzioni delle opere di Gramsci pubblicate all'estero. Il Gramsci coordina le traduzioni delle Lettere e dei Quaderni e di selezioni dalle opere che, a quell'epoca, sono state predisposte in Gran Bretagna, Grecia, Spagna - dove, con la fine della dittatura e la novità dell'eurocomunismo nel dibattito politico europeo si assiste a una vera e propria "moda Gramsci" - Portogallo, Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, molti paesi dell'est europeo e Stati Uniti, Messico, Brasile, Argentina, Giappone, Australia. Da allora, fino ad oggi, nuovi contratti si sono aggiunti per la traduzione dei Quaderni, sulla base dell'edizione critica dell'Istituto: con Gallimard in Francia, Argument in Germania, Era in Messico, la Columbia University Press negli Usa, per citarne solo alcuni.
Nel corso del decennio Settanta, l'attività dell'Istituto risente fortemente delle trasformazioni politiche che investono la società italiana. Il Pci nella storia d'Italia si conferma come uno dei temi forti della programmazione scientifica. Il nuovo peso e i nuovi impegni assunti dal Pci dopo le elezioni amministrative e politiche del '75 e del '76 segnano il suo rapporto con gli organismi ad esso collegati, come il CRS (Centro di studi e iniziative per la riforma dello Stato), nato nel 1972, il CESPE (Centro di studi di politica economica, istituito alla fine degli anni Sessanta e, dal 1978, il CESPI (Centro di studi di politica internazionale). All'Istituto Gramsci è assegnata una funzione importante nella nuova gestione del consenso degli intellettuali e del rapporto fra politica e cultura.
Nel 1982 l'Istituto diventa Fondazione. Cambia il suo profilo istituzionale: la Fondazione è ammessa a godere del contributo ordinario concesso dal Ministero per i Beni culturali e ambientali. Viene meno il rapporto diretto con il Comitato centrale del Pci, che rimane il socio fondatore della nuova istituzione, ma che non ha più il controllo esclusivo delle sue attività. Nel Consiglio di amministrazione della nascente Fondazione entrano a far parte personalità della cultura, come Giuseppe Montalenti e Antonio Ruberti, appartenenti all'area culturale della sinistra, ma non necessariamente legate al Pci. La trasformazione della natura giuridica incide sensibilmente sulla struttura permanente della Fondazione, l'archivio e la biblioteca, e sulla programmazione scientifica. Una voce consistente della tabella ministeriale prevede infatti l'incremento e la valorizzazione del patrimonio: comincia in questo periodo - e continua, soprattutto dalla fine degli anni Ottanta - una politica di incremento e di specializzazione delle raccolte bibliografiche e documentarie. All'incremento del patrimonio bibliografico si accompagna il recupero di nuovi fondi archivistici, l'adeguamento e il potenziamento della strumentazione informatica, il versamento del materiale bibliografico e archivistico su supporti adeguati a garantirne la migliore conservazione (microfilmatura delle raccolte principali dell'emeroteca storica della biblioteca, ordinamento, inventariazione e schedatura elettronica dell'archivio del Pci, ecc.).
A partire dalla fine degli anni Ottanta diventa inoltre più esplicito il disegno di trovare elementi di raccordo fra il consolidamento dell'archivio e la biblioteca e la prospettiva di collaborazione e di interscambio culturale con altre Fondazioni e Istituti italiani e stranieri appartenenti ad aree culturali e politiche diverse. La Maison des Sciences de l'Homme, l'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, il Goethe Institut, la Fondazione Ebert, gli Istituti italiani di cultura di New York e di Tokio, il Rome Labour Party sono alcuni degli interlocutori per iniziative scientifiche a carattere internazionale. La Fondazione aderisce allo IALHI (International Association of Labour History Association) che raggruppa a livello internazionale tutti gli Istituti e le Fondazioni che svolgono attività di ricerca e documentazione sulla storia del movimento dei lavoratori.
La costruzione di una rete di interscambio culturale risponde ad una finalità immediata di valorizzazione e conoscenza dei rispettivi patrimoni e ad una finalità strategica di ampliamento della fruizione culturale delle diverse dotazioni archivistiche e bibliotecarie, creando un raccordo fra gestione tecnica e informatica delle risorse patrimoniali e avanzamento della ricerca. Dall'inizio degli anni Novanta vengono sperimentate nuove procedure per la messa in rete del patrimonio della Fondazione attraverso la realizzazione di supporti informatici, relativi alle raccolte librarie e ai documenti archivistici. In questo quadro è pensato il progetto «Archivi del '900», volto a costituire una rete di archivi in forma digitale dedicati alla ricostruzione della storia culturale del Novecento. Nel 1991 nasce il BAICR (Consorzio Biblioteche e Archivi Istituti Culturali di Roma), promosso assieme all'Istituto della Enciclopedia italiana, alla Società geografica italiana, all'Istituto Luigi Sturzo, alla Fondazione Lelio e Lisli Basso.
I grandi rivolgimenti a livello internazionale e nazionale, la caduta del muro di Berlino, la fine del Pci, il crollo dell'Unione Sovietica e la nascita dell'Unione europea sollecitano una stagione di riflessione e di dibattito. La Fondazione appronta nuovi strumenti interpretativi per misurarsi con le grandi questioni del nostro tempo e per rilanciare il dibattito politico e la riflessione sui grandi temi del secolo che si chiude.
L'edizione critica di fonti e documenti e la pubblicazione di monografie di carattere essenzialmente storico sul Novecento e i suoi paradigmi tematici e interpretativi caratterizzano la programmazione editoriale degli Annali della Fondazione, il cui primo volume è uscito nel 1990. Un importante impegno della Fondazione nel campo della riflessione storiografica e del rapporto fra memoria storica e tendenze del mondo attuale è stato la promozione della Storia dell'Italia repubblicana, coordinata da Francesco Barbagallo e pubblicata da Einaudi fra il 1994 e il 1997. L'opera, che si compone di 3 volumi, in 5 tomi, è stata preceduta da alcuni seminari, svoltisi, a partire dalla primavera del 1989, fra gli storici raccolti attorno alla sezione di storia della Fondazione e alla rivista «Studi Storici» e studiosi di diverse scienze sociali. Il confronto con le altre discipline e con le ipotesi interpretative non solo di storici è stato, fin dall'inizio, uno degli obiettivi principali dell'opera che è anche un primo tentativo di sistemazione degli studi esistenti e una presentazione delle ricerche correnti.
Con la rivista «Europa Europe», uscita per dieci anni, dal 1992 al 2001, i temi di attualità nazionale e internazionale e di discussione delle idee si sono affiancati al confronto con le dinamiche interne all'Unione europea, lo sviluppo della società civile europea, il processo di transizione in Europa centrorientale e le modalità dell'allargamento a Est. Interessi nazionali e prospettiva internazionale sono stati inseriti nell'asse strategico nazionale/internazionale della rivista, nel cui progetto culturale c'è sempre stato un intreccio costante fra i grandi temi di approfondimento, connessi alla realtà europea dopo la guerra fredda e all'era della globalizzazione, e i temi più attuali del dibattito politico.
Nel luglio 1994 la Segreteria del Partito democratico della sinistra ha deciso di affidare alla Fondazione l'intero archivio del secondo dopoguerra in originale e la gestione organizzativa e scientifica delle carte. Nel 1996 il Pds ha versato alla Fondazione i documenti originali dell'archivio storico del Pci (1945-1991). Con questo versamento la Fondazione - già detentrice di carte d'archivio, in copia, per gli anni del secondo dopoguerra e degli originali delle carte della Direzione nord 1943-1945 - ha ricostituito presso di sé l'archivio del Partito comunista italiano nella sua interezza, dall'anno della costituzione (1921) a quello dello scioglimento (1991). Con i suoi 1250 metri lineari di documentazione l'archivio della Fondazione è oggi tra i maggiori archivi privati italiani di fonti per lo studio della storia politica italiana del Novecento, con particolare riferimento alla storia dell'Italia repubblicana e alla storia del Partito comunista italiano.
Il terreno della formazione rappresenta, negli ultimi anni, un nuovo e significativo campo di intervento della Fondazione che si misura, in modo specifico, sulle politiche del governo locale e l'innovazione e lo sviluppo della pubblica amministrazione: nel marzo del 1997 si è costituita l'Associazione FORMAURBIS, promossa assieme alla Fondazione Basso, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, la Fondazione Giulio Pastore, l'Istituto Luigi Sturzo. Suoi strumenti specifici di intervento sono l'offerta di una consulenza strategica e settoriale e la formazione di una nuova classe dirigente che operi a livello territoriale sulla base di un progetto fortemente innovativo. Sempre su questo terreno, la Fondazione ha promosso nel '97 l'ANG, Associazione culturale Antonio Gramsci, che si propone di organizzare corsi di istruzione e formazione civile, politica e professionale a livello centrale e territoriale. Fra i suoi soci vi sono alcuni Istituti Gramsci regionali (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, ecc.) e il CRS (Centro di Riforma dello Stato).
I progetti di ricerca, avviati con il sostegno di contributi finanziari da parte del Cnr, del Murst (poi Miur) o delle Fondazioni bancarie, hanno avuto negli anni più recenti un forte incremento quantitativo e qualitativo. Due temi caratterizzano in particolare la prospettiva più recente di studi e ricerche: la riflessione sul ruolo internazionale dell'Urss e il comunismo europeo nel XX secolo, basata sui nuovi paradigmi interpretativi emersi, nel corso degli anni Novanta, con l'apertura degli archivi dell'ex Unione sovietica e dei principali partiti comunisti europei; e la storia della guerra fredda, che fa riferimento ai due maggiori progetti internazionali di ricerca sulla storia della guerra fredda, il Cold War International History Project e il Nato-Warsaw Pact History Project. Altri importanti temi di ricerca si riferiscono alla riflessione sul Pci nella storia dell'Italia repubblicana; alla crisi della Repubblica e al bilancio dell'esperienza repubblicana all'inizio del nuovo secolo; alle trasformazioni istituzionali dell'Unione europea. A partire dal 2003 la Fondazione promuove una serie di Rapporti annuali sull'integrazione europea che, tenendo conto del carattere pluridimensionale che contraddistingue sempre di più lo sviluppo dell'Unione, hanno un orizzonte pluridisciplinare. I Rapporti prevedono innanzitutto un'ampia parte monografica, affidata di volta in volta a un curatore, il cui obiettivo è quello di offrire, con quattro-cinque saggi preceduti dall'introduzione del curatore, delle efficaci chiavi di lettura dei nodi essenziali del percorso dell'integrazione europea in questo decennio. I Rapporti offrono inoltre un insieme di rubriche di servizio che, corredate da un'ampia base documentaria, illustrano le novità che si manifestano nella vita dell'Unione.
Nell'ambito dell'Edizione nazionale delle opere di Antonio Gramsci - istituita dal ministero per i Beni e le Attività culturali il 20 dicembre 1996 - sono stati avviati progetti di ricerca relativi al piano editoriale e alla sua realizzazione. I progetti fanno riferimento alle tre grandi sezioni in cui si articola il programma editoriale: Scritti (1913-novembre 1926); Quaderni del carcere; Epistolario (1908-1937).

Archivi conservati

L'Archivio della Fondazione conserva 1250 metri lineari di fonti documentarie sulla storia politica, sociale e culturale dell'Italia del Novecento.
In particolare raccoglie: gli archivi del Pci dal 1921 al 1990, l'Archivio storico delle donne "Camilla Ravera", Fondo Luchini Visconti, Fondo Sibilla Aleramo.

Archivi

Paolo Bufalini [1944] - 1996

Ugo Pecchioli [1951] - 1996

Palmiro Togliatti 1899 - 1964

Paolo Bufalini

[1944] - 1996

321 fascicoli

Inventario informatizzato realizzato da Irene Mirabella.

ricerca libera