Istituto Luigi Sturzo (1951)
Sede e recapiti
Palazzo Baldassini, Via delle Coppelle 35, Roma
Storia
Immediatamente dopo il suo rientro in Italia dall'esilio, nel settembre 1946, Luigi Sturzo cominciò a coltivare l'idea di creare un'organizzazione capace di promuovere studi e ricerche nel campo delle scienze morali, con particolare riferimento alla sociologia, da lui intesa come studio della società nel concreto, nelle sue strutture storiche, individuali e collettive.
L'occasione per attuare questo progetto fu offerta dall'ottantesimo genetliaco del sacerdote, allorché, grazie alla stima che gli veniva universalmente riconosciuta, un gruppo di amici ed estimatori riuscì a trovare i fondi necessari per l'impresa.
Il 17 giugno 1951 un comitato promotore per le onoranze approvò uno schema di statuto per la Fondazione, il cui scopo era enunciato nell'articolo 2: "Promuovere ed incoraggiare in Italia e all'estero gli studi nei campi delle discipline morali con particolare riguardo alla sociologia". Lo statuto stabiliva, quindi, le attività: "Conservare, pubblicare e diffondere gli scritti di Luigi Sturzo e di altri allievi di qualsiasi nazionalità che siano di ausilio a tutti gli studiosi delle suddette discipline; promuovere cicli di conferenze, conferire premi e borse di studio come riconoscimento agli studiosi di questi campi di ricerca e promuovere ogni altra iniziativa che possa facilitare l'attuazione delle finalità dell'Istituto".
L'Istituto fu costituito come ente morale il 25 novembre 1951, con decreto n. 1408 del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Fu successivamente modificato il 15 dicembre 1965 con decreto n. 1528 del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.
Per esplicita volontà dei fondatori e dello stesso Sturzo, l'Istituto non doveva avere finalità economiche e politiche, doveva mantenere il suo carattere aconfessionale e svolgere le sue attività nel campo delle discipline morali con scopi esclusivamente scientifici.
Nel corso dei primi anni la principale attività dell'Istituto consistette nella pubblicazione dell'Opera Omnia di Luigi Sturzo e nella pubblicazione della rivista «Sociologia», tra le prime del genere in Italia e con contributi di alto livello scientifico di sociologi italiani e stranieri. Fu dato impulso anche allo sviluppo della Biblioteca specializzata in scienze sociali.
Il 22 dicembre 1956 fu inaugurata la nuova ed attuale sede dell'Istituto a Palazzo Baldassini.
Il 26 novembre 1958, in occasione della lettura del suo discorso inaugurale del primo anno accademico del corso di sociologia storicista per giovani laureati, Sturzo spiegò le origini e le caratteristiche del suo metodo sociologico.
Da quel momento si può dire che cominciò la seconda fase dell'esistenza dell'Istituto, di cui Sturzo potè appena vedere la conclusione del suddetto corso. Il 10 luglio 1959, in occasione della cerimonia di chiusura del primo anno accademico, egli indirizzò una lettera ai suoi allievi nella quale manifestava il desiderio che l'Istituto divenisse una vera e propria scuola, un centro di vita per giovani studiosi.
Un mese più tardi, il 18 agosto 1959, Sturzo terminò la sua esistenza terrena. La presidenza dell'Istituto fu affidata all'on. Salvatore Aldisio, un vecchio compagno di battaglia di Sturzo nel Partito popolare. Alla morte di Aldisio, nel 1964, fu chiamato come membro del Consiglio e successivamente eletto presidente il senatore Giuseppe Spataro, legato a Sturzo da profonda amicizia e collaborazione. Nel 1974 viene eletto presidente lo storico Gabriele De Rosa.
All'originale programma dell'Istituto furono gradualmente apportate delle modifiche dettate dall'opportunità di indirizzare l'attività verso le nuove esigenze culturali. Il corso da annuale divenne biennale; le ore di lezione furono ridotte, mentre il numero dei seminaristi fu incrementato, e furono istituiti cicli di conferenze a carattere omogeneo.
Mentre l'esperienza didattica si andava affermando, divenne sempre più evidente la necessità che i corsi non apparissero solo un'opportunità di studio, bensì un'occasione di dibattito e di rigorosa riflessione; furono pertanto incrementate le ricerche intorno a quelle aree del sapere ancora non completamente sviluppate. Si affermò l'idea che il pensiero fosse una scelta di vita e che la ricerca dovesse distinguersi per una profonda comunità d'intenti con la consapevolezza del significato dell'unità della natura umana e, quindi, della interdisciplinarietà che illumina la conoscenza.
Fu pertanto intrapresa una vasta attività che non si rivolgeva solo alla cultura italiana, ma a tutto il mondo scientifico internazionale. La rivista «Sociologia», che dopo una pausa riprese le sue pubblicazioni con una nuova veste tipografica e nuove finalità, diede ospitalità ai lavori di allievi di ogni nazione. Furono invitati docenti italiani e stranieri a tenere seminari e cicli di conferenze; furono organizzate tavole rotonde. In altre parole si tentò di fare dell'Istituto un luogo di incontro e di libere discussioni su ogni tema legato alle scienze morali e sociali. Con l'intento di superare il linguaggio accademico e le difficoltà di comprensione delle differenti ispirazioni culturali, l'Istituto è così divenuto un centro di cultura sensibile ad ogni critico sviluppo del pensiero contemporaneo e rivolto all'originale elaborazione dei problemi relativi a tutte le scienze morali.
Ormai sono più di cinquant'anni che l'Istituto è in vita. Nel corso di questi decenni le linee di politica culturale volute da Sturzo sono state rispettate e, potremmo dire, rilanciate in questi ultimi anni.
Grazie alla possibilità di avvalersi di una ricca e importante documentazione, l'Istituto è diventato oggi più che mai un luogo dove gli studiosi si ritrovano e si confrontano. Ciò è il frutto del progressivo arricchimento della Biblioteca specializzata, che vanta circa 70.000 volumi ed opuscoli e un ricco settore emerografico, ma anche e soprattutto dello sviluppo dell'Archivio Storico cui Sturzo stesso ha dato origine lasciando per volontà testamentaria il suo immenso e ricchissimo archivio. Nel corso degli ultimi decenni, accanto al nucleo originario del fondo Luigi Sturzo, sono stati, infatti, via via acquisiti gli archivi di importanti rappresentanti del movimento cattolico italiano, come I. Coccia, G. Gonella, G. Gronchi, F. Meda, F. Piccoli, M. Scelba, G. Spataro, V. Veronese ed altri, fino alla recente acquisizione delle carte della Democrazia cristiana, nonché delle carte dei Gruppi Dc-Ppi della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. L'Archivio storico, che conta oggi più di 50 fondi archivistici, si alimenta di continuo offrendo agli studiosi strumenti sempre più completi per una migliore conoscenza della storia del nostro Paese. In linea con la volontà del fondatore, oltre che nel riordino di questi fondi, l'Istituto si impegna anche per la loro valorizzazione promuovendo studi, ricerche e pubblicazioni capaci di adeguate riflessioni in campo storico e sociologico.
Oggi, dunque, l'Istituto svolge la sua attività secondo due fondamentali linee programmatiche: l'incremento del patrimonio archivistico e bibliotecario e l'attività organizzativa e di presenza nel campo delle discipline sociologiche e storiche.
Questo, in sintesi, il compito scientifico e culturale assolto dall'istituto Sturzo sin dalle origini, per diffondere organicamente la globale visione sturziana della vita e della società. Con l'approfondimento del pensiero sturziano, della sua aderenza alla realtà e della sua coerenza, si vuole contribuire ad accrescere il patrimonio ideale della cultura italiana ed a diffonderne l'insegnamento tra le nuove generazioni. Così facendo si vuole tenere fede anche e soprattutto a quella volontà testamentaria che il sacerdote espresse nel suo testamento: "Agli amici dell'Istituto Luigi Sturzo il più vivo ringraziamento e l'augurio di tenere sempre la verità come insegna della loro attività di studio e l'amore di Dio e del prossimo come vera vita naturale e soprannaturale".
Archivi
Gruppo parlamentare della Democrazia cristiana al Senato della Repubblica 1948 - 2001
Gruppo parlamentare della Democrazia cristiana al Senato della Repubblica
1948 - 2001
fascicoli 170 (scatole 123)