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PULLÈ Leopoldo

17 aprile 1835 - 23 marzo 1917 Nominato il 04 marzo 1905 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Abbiamo il dolore della morte del senatore conte Leopoldo Pullè, avvenuta in Milano l'altro ieri.
Nato in Verona il 17 aprile 1835 da famiglia patrizia oriunda delle Fiandre; fu soldato, letterato, scrittore. Poco più che tredicenne in marzo 1848 corse ad arruolarsi nella milizia mobile e fu nel 1849 in Venezia alla difesa di Malghera Nel febbraio 1859, alle prime voci di guerra, da Milano, ove erasi stabilito, trafugossi a Torino, ove si arruolò volontario nei cavalleggieri di Monferrato, entrando subito negli squadroni attivi. Tutta la giornata di S. Martino sfidò il fuoco, caricando il nemico sotto gli ordini di quel prode capitano Avogadro, che rimase con i pochi cavalleggeri a cogliere la medaglia d'oro. Per altri atti di valore in quella giornata fu proposto ei stesso il Pullè per la medaglia al valore e ad ufficiale per merito. Sottotenente nei lancieri di Montebello, luogotenente in Genova cavalleria, capitano nei lancieri di Foggia nel 1866 ebbe il comando del secondo squadrone nella divisione Cialdini. Finita la campagna, mandato con il suo reggimento a Palermo, che era in rivolta, sedé nei tribunali di guerra. Verso la fine del 1867, ottenuta l'aspettativa, tornò a Milano, e finì, nella riserva, con l'uniforme di colonnello di Genova cavalleria.
Poetò, cominciando da giovane; e di sue poesie si ha un volume; scrisse drammi, commedie e romanzi sotto il pseudonimo di Leo di Castelnovo. Alcune sue produzioni sulle scene furono molto applaudite. Fondò nel 1883, il Caffè, gazzetta nazionale, collaborandovi con articoli di politica ed arte, firmati Il codino. Pubblicò un volume di prose; e scrisse, fra tant'altro, delle illustri famiglie e degli ordini cavallereschi.
Fu deputato al Parlamento per Verona in sette legislature e prese parte notabile ai lavori della Camera, elettovi cinque volte segretario della presidenza. Appartenne alla Commissione generale del bilancio. Ebbe anche l'onore di salire al Governo dal 1890 al 1891 sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione, ministro Villari. Senatore fu nominato il 4 marzo 1905, e nei primi anni intervenne alle sedute. Fu il relatore della Commissione per la risposta al discorso della Corona all'inaugurazione della 23ª legislatura; ma la salute gli mancò.
Membro della Consulta araldica del Regno, fu presidente della Commissione araldica nazionale di Lombardia. Socio onorario l'ebbero molte accademie letterarie e filodrammatiche. Teneva elevato posto nella società milanese e gradito nome di gentiluomo. Sedé nel Consiglio comunale di Milano dal 1879 al 1887; una volta quale assessore. Intelligente delle industrie appartenne a consigli di diversi istituti. Fervido della beneficenza, fu membro e presidente di varî istituti; curò il soccorso dei militari feriti in guerra, stando Vicepresidente nell'associazione.
Molto sarebbe ancora a dire della vita e degli scritti di Leopoldo Pullè; formando molte pagine i cenni biografici pubblicati dell'uomo geniale. Basta quello, che ho di lui ricordato a dimostrare quanto meritevole ed illustre collega abbiamo perduto, e quale onorata memoria ne rimanga. (Approvazioni).
DORIGO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DORIGO. Onorevoli colleghi, adempio ad un dovere che risponde anche ad un bisogno dell'anima, associandomi alla manifestazione di rimpianto per la morte del senatore, conte Leopoldo Pullè.
Il farlo è per me un dovere, perché anche egli era figlio di Verona; di Verona fu rappresentante per sette legislature nell'altro ramo del Parlamento, di Verona era rappresentante con me in questa alta Assemblea.
Il farlo risponde poi ad un bisogno dell'anima, ché al senatore Pullè ero legato da antica e sincera amicizia, e in lui ammiravo il letterato colto e gentile, lo scrittore elegante, il commediografo geniale, l'uomo politico integro e liberale, il gentiluomo perfetto e il patriotta fervente che del patriottismo aveva saputo dare prove molteplici e luminose, a cominciare da quella luminosissima data, quando non era ancora quattordicenne, nella difesa di Malghera.
Alla memoria sua vada l'omaggio più riverente. (Bene). [...]
ARNABOLDI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARNABOLDI. Amico da molti anni di Leopoldo Pullè, compagno e collega nella Camera dei deputati per ben sette legislature, militando con fede e costanza nel partito liberale conservatore, senza che il minimo screzio sorgesse a intorbidare i nostri rapporti personali e i sentimenti politici anche dopo diversi dibattiti parlamentari, è col più grande dolore che ne ho appreso la dipartita, dopo aver dedicato tanti anni di attività e la sua esistenza al servizio della patria, come benemerito cittadino prima, come prode e valoroso soldato dopo, quasi sempre combattendo le guerre dell'indipendenza italiana.
deputato per sette legislature consecutive, fu durante il primo Ministero di Rudinì sottosegretario di Stato all'istruzione pubblica.
Cultore assiduo di studi letterari, fortunato autore di libri e versi apprezzati e variati; appassionato dell'arte drammatica, autore di parecchie riuscitissime commedie, i teatri di Verona e Milano risuonarono parecchie volte degli applausi a lui tributati.
Amico fedele, leale, senza fiele, dedicato agli affetti dell'amicizia e della famiglia dei quali si era formato un culto, fu sempre buono con tutti, di quella bontà che eleva l'animo, fortifica i cuori e ci rende tutti migliori. Perfetto, esemplare, gentiluomo degli antichi tempi egli ne portava la speciale impronta; era da tutti amato pel suo tratto cortese, sempre distinto, che lo rendevano singolarmente simpatico e apprezzato a tutti coloro che lo avvicinavano.
Queste rare e speciali qualità che lo distinguevano e lasciano molto rimpianto per la dolorosa sua perdita, saranno da noi lungamente ricordate e la sua cara memoria rimarrà per lungo tempo impressa nel nostro cuore, per l'attaccamento che in vita gli abbiamo sinceramente e meritatamente portato.
Alla figlia desolatissima, che amava svisceratamente, e al genero, propongo che siano presentati i rimpianti e le condoglianze del Senato. (Approvazioni).
RUFFINI, ministro della pubblica istruzione. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUFFINI, ministro della pubblica istruzione. Mi associo di gran cuore alle belle parole di rimpianto e di ammirazione che sono state rivolte alla memoria del senatore Leopoldo Pullè.
Mi associo a nome del Governo, ma più particolarmente a nome del Ministero della pubblica istruzione, verso il quale il nostro commemorato aveva saputo acquistarsi delle benemerenze pure del tutto particolari, sia coll'opera da lui spiegata quale sottosegretario di Stato, essendo ministro dell'istruzione pubblica Pasquale Villari, sia come membro autorevolissimo del Consiglio superiore della pubblica istruzione, sia ancora col fervore da lui spiegato in tutte le iniziative, in tutte le associazioni, in tutte le istituzioni sorte a vantaggio della scuola italiana, e sia infine, e più particolarmente, con la sua attività così patriotticamente educatrice di letterato.
Leopoldo Pullè fu invero di quella radiosa schiera di poeti-soldati, che formarono il fior fiore, che furono la grazia suprema, il profumo immarcescibile del nostro risorgimento italiano; quella schiera di poeti-soldati, che la grande nostra impresa presente richiama in prima linea; mentre noi ci eravamo un po' abituati a considerare le loro grandi e belle figure come orami relegate nelle remote prospettive della storia. Certo, è un tratto degno di poema eroico quello, con cui si inizia la sua nobile vita; quell'atto suo di adolescente tredicenne, che non può stare alle mosse e si caccia tra i ranghi e partecipa in età così precoce alla difesa di Malghera. Ma è pure un tratto degno di poema eroico uno degli ultimi episodi della sua vita, che fra quanti di questi giorni furono di lui ricordati più profondamente mi ha colpito, e cioè la nobile impazienza del vegliardo più che ottantenne, il quale in cospetto dell'ultimo atto della grande gesta, di cui egli aveva visto i primi albori, ancora una volta non può stare alle mosse, ancora una volta non si sa rassegnare ad essere testimone lontano e passivo; ma, non potendovi ormai partecipare col braccio, ne vuole essere quanto meno spettatore immediato, e vuole ancora con i suoi occhi mortali mirare ancora una volta le nostre schiere affrontare l'eterno nemico per contendergli i mal segnati confini, e si reca verso le prime linee per assistere alla battaglia.
Ma la nostra grande impresa presente metterà nella giusta luce anche l'opera sua, non solo di soldato, ma di letterato. Se questa immane tragedia non avrà da esser vana, dovrà essere un grande purificatrice degli spiriti, dovrà condurci a una radicale revisione di tutti i valori morali e spirituali. E sarà messa, io lo penso, in disparte quella letteratura, tutta materiata di preziosità, quella letteratura così detta di eccezione, ed era invece di decadenza e di perversione, a cui i futuri indagatori di questa nostra immane tragedia ne dovranno far risalire in gran parte la responsabilità spirituale. Questa guerra darà il giusto rilievo all'arte e alla letteratura sincera, semplice, onesta, a quella letteratura in cui l'artista non stimava potesse. essere minore dignità e probità che nella sua vita di uomo e di cittadino. E noi ne possiamo avvertire i segni fin d'ora, non sentendo più salire alle nostre labbra quel leggiero sorriso involontario, che vi richiamavano un giorno certi titoli, cari al nostro commemorato, quali "penna e spada", oppure "patria, esercito e Re"; poi che una commozione profonda si impadronisce dei nostri cuori a questi richiami, che solo ieri non vi avrebbero trovato se non una tenue eco lontana. Quel giorno, o signori, la storia renderà la dovuta giustizia non solo all'eroismo patriottico di Leopoldo Pullè, ma all'onesta ed educativa letteratura di Leo di Castelnuovo. (Approvazioni vivissime).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 26 marzo 1917.