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DELLA ROCCA (MOROZZO) Enrico

20 giugno 1807 - 12 agosto 1897 Nominato il 20 gennaio 1861 per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato e per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Andrea Guarneri, Vicepresidente
Signori Senatori!
Ultimo fra i superstiti generali d'esercito, senatore del Regno dal 20 gennaio 1861, moriva il 12 agosto 1897 a Luserna San Giovanni (Circondario di Pinerolo) il conte Enrico Morozzo Della Rocca, discendente da uno dei più antichi e insigni casati del Piemonte.
Alla vigilia di compiere il novantesimo anno dell'età sua, il 20 giugno scorso, l'illustre nostro collega, quasi presago della fine imminente, aveva mandato l'estremo saluto agli uomini del suo tempo, rievocando per le stampe i ricordi della sua vita militare, strettamente collegata cogli avvenimenti più ragguardevoli dell'indipendenza, della libertà e dell'unità d'Italia.
Fra questi ricordi primo risplende, per ordine di data, quell'ufficio che egli tenne, e brillantemente esercitò, di capo di stato maggiore di Vittorio Emanuele, duca di Savoia, comandante la divisione di riserva nella prima guerra d'indipendenza del 1848.
Promosso maggior generale alla vigilia della seconda guerra d'indipendenza, anche a questa egli prese parte, a capo della brigata Acqui.
In entrambe le campagne egli venne decorato della medaglia d'argento al valor militare per essersi segnalato sui campi di battaglia di Goito, della Sforzesca e di Novara.
Vittorio Emanuele, che grandemente lo amava e lo stimava, appena salito al trono dopo l'infausta battaglia di Novara, lo volle suo ministro della guerra.
Per devozione al Sovrano, il generale Della Rocca sobbarcossi al grave peso in quei giorni di lutto e di sconforto per il paese e per l'esercito, e quando cinque mesi dopo egli rinunziò alla carica, Vittorio Emanuele lo serbò al suo fianco, come aiutante di campo, e desiderò che rimanesse anche quando più tardi lo chiamò a comandare il Real Corpo di stato maggiore.
Incaricato dal Re di una missione confidenziale presso l'Imperatore dei Francesi, nel febbraio 1858, dopo l'attentato Orsini, il generale Della Rocca la adempiè con molta sagacia, e forse è in quei colloqui la prima origine dello storico colloquio di Plombières avvenuto nel luglio seguente.
Sopravvenne la guerra auspicata del 1859. Vittorio Emanuele, assunto il comando supremo dell'esercito sardo, rivolle per suo capo di stato maggiore il generale Della Rocca, e finita la rapida, ma splendida campagna, gli conferì, in attestato della sua alta soddisfazione il gran collare dell'Ordine supremo dell'Annunziata.
Nell'anno successivo, il generale Della Rocca ebbe nuova occasione di distinguersi alla testa del quinto Corpo d'armata nella campagna delle Marche e dell'Umbria, specialmente nelle fazioni di Perugia e di Ancona, che gli valsero il grado di generale d'armata e la gran croce dell'Ordine militare di Savoia. Nello stesso anno egli venne decorato della medaglia d'oro al valore militare per l'assedio e la presa di Capua.
Rimaneva un'ultima impresa militare da compiere, la liberazione della Venezia dalla signoria straniera. L'esercito italiano riunito sotto gli ordini del Re Vittorio Emanuele, scese in campo nel 1866, fidente nella vittoria; ma purtroppo nella sola battaglia che fu combattuta in quella breve campagna, la vittoria non sorrise alle nostre armi. Non mancarono però episodi gloriosi, soprattutto là dove combatterono le truppe del terzo Corpo d'armata, comandato dal generale Della Rocca: basti ricordare la intrepidezza di cui diede prova la divisione Principe Umberto nel famoso quadrato di Villafranca contro gli assalti della cavalleria austriaca e la brillante occupazione delle alture di Custoza e del Belvedere per opera del bravo generale Govone.
Col 1866 si chiuse la carriera operosa del generale Della Rocca. Da quel tempo in poi la sua vita si svolse quasi compiutamente nella cerchia della famiglia e nelle cure sollecite all'incremento dell'Istituto delle figlie di militari in Torino, del quale era stato il più zelante promotore e fu presidente sino all'estremo suo giorno. In questi ultimi anni egli era solito passare i mesi invernali in Roma, e veniva assai di frequente in Senato, fatto segno alle più amorevoli accoglienze dai colleghi, nei quali era viva e grata la memoria degli eminenti servigi da lui resi in sì lunga serie di anni alla Dinastia, all'Esercito, alla Patria. (Benissimo).
[...] PRESIDENTE. [...] Ha facoltà di parlare il senatore Cerruti.
Senatore CERRUTI. Permettete, onorevoli colleghi, che il corpo della R. marina, per mezzo di un vecchio marinaio, renda pubblico atto di omaggio ad un vecchio valoroso, meritevole soldato. Come collega, come militare, ma più di tutto come marino, sento il dovere di esternare alla vostra presenza, a nome dell'armata, i sensi del più vivo rammarico per la dipartita del compianto generale, stimato dalla nazione, e tanto amato dal Re.
Il ricordo di S. E. il generale Della Rocca, è e sarà sempre una memoria che solo potrebbe perire colla storia e però imperitura.
A me poi corre l'obbligo di soddisfare, per quanto posso, a un dovere di gratitudine verso l'esercito, in quanto che uno dei più distinti ufficiali, un nostro collega, il generale di San Marzano, volle, a nome dell'esercito, ricordare i meriti e le virtù dell'ammiraglio Saint-Bon il giorno in cui si inaugurava il monumento a Campo Verano sulla sua tomba.
Non spetta a me oggi tessere l' operosa vita di S. E. il generale Della Rocca. Altro oratore ne ha già illustrato le virtù e le benemerenze. Mi limiterò adunque a ridestare alla vostra presenza un pensiero di conforto, se conforto è possibile, all'animo di S. E. la contessa Irene Veraris [sic] di Castiglione, assicurandola che nelle sfere superne, nelle sfere celesti, la lacrima della gratitudine non è meno accetta e gradita di quella del pentimento tanto illustrata con immortale poema dal celebre Tommaso Moore.
Laonde il vivo rimpianto dell'esercito e della marina hanno certo agevolato all'anima del collega estinto il possesso di un sublime seggio là fra le alme elette, da dove già contempla e benedice la famiglia, la nazione e manda santi augurî alla dinastia di Savoia, che del pari egli ha tanto amata.
I sensi della militare gratitudine costituiranno alla superstite famiglia ed alla illustre vedova un ambito trono di benemerenze, di rispetto e di amicizia da renderla di tante donne, di tante madri perenne e ben giustificata invidia. [...]
PELLOUX, ministro della guerra. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
PELLOUX, ministro della guerra. Tra i colleghi di cui il presidente ed altri oratori hanno commemorato la degna ed onorata vita ve ne sono tre di cui la memoria è più specialmente cara all'esercito. Mi permetta il Senato che io soggiunga poche parole per associarmi a quanto hanno detto gli oratori che mi hanno preceduto.
Un lungo tirocinio di lavoro, una lunga serie di servizi resi al paese, rappresentano la vita del generale Morozzo della Rocca, che solo forse, per quanto si possa ricordare da molto tempo a questa parte, in una esistenza di novanta anni, vestì l'uniforme militare per ben settantanove anni, essendo entrato nell'agosto 1816 nella regia militaree accademia, ed avendo appartenuto sempre all'esercito attivo fino al giorno della sua morte. Servì cinque sovrani, da Re Vittorio Emanuele I a Re Umberto I, e più specialmente per lungo tempo il padre della patria, Vittorio Emanuele II, che lo ebbe carissimo, per i suoi consigli e per meritata fiducia.
Dei servizi resi dal generale Della Rocca come 'uomo politico e militare degnamente ed egregiamente ha già detto il nostro presidente.
II suo nome come militare è ricordato dall'ultima campagna del 1866 risalendo fino al 1848, distinguendosi specialmente in quella marcia del 1860 che lo portò, lungo l'Appennino, da Perugia a Capua, e che gli procacciò per ricompensa la medaglia d'oro al valore, e la somma onorificenza militare, la gran croce dell'ordine militare di Savoia.
Come generale, come ministro, come ambasciatore straordinario, il generale Della Rocca spiegò sempre una operosità instancabile; e quando più tardi l'elevatissima sua posizione, il suo elevatissimo grado nell' esercito non gli consentivano più di prestar servizi effettivi nelle armi, il suo cuore di soldato lo portava ancora a dedicare le sue cure di beneficienza e di affetto alla grande famiglia a cui aveva sempre appartenuto, dedicandosi all'Istituto delle figlie dei militari[...]. (Benissimo).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 30 novembre 1897.