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BRIOSCHI Francesco

22 dicembre 1824 - 13 dicembre 1897 Nominato il 08 ottobre 1865 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Luigi Cremona, Vicepresidente

Signori senatori! La sera del 13 mese corrente moriva in Milano, sua città natale, il nostro collega Francesco Brioschi, dopo breve malattia, aggravata forse dalla fiducia inspiratagli dalla costante immunità. La sua morte, del tutto impreveduta, ci ha colpiti del più doloroso stupore: sebbene egli fosse alla vigilia del compimento del suo 73mo anno, a vederlo così vivace ed agile, forte e grigio come acciaio, nessuno avrebbe dubitato che la sua operosità non fosse per durare ancora molti anni: tanta era in lui la robustezza della fibra e della mente, che non avevano mai conosciuto stanchezza.
Era nato il 22 dicembre 1824, aveva fatto gli studi universitari a Pavia e vi si era laureato ingegnere con onore, nel 1845. Ad innamorarlo vieppiù dell'alta matematica contribuì Gabrio Piola, il dotto commentatore delle opere di Lagrange.
Partecipò ai preparativi dell'insurrezione milanese; ma cacciati gli austriaci, gli studi e la vocazione all'insegnamento lo attrassero irresistibilmente e gli fecero accettare dal Governo provvisorio la Cattedra di matematica elementare al liceo di Porta Nuova. I suoi lavori scientifici, già cominciati a venire in luce nel 1847, conquistarono la non facile stima dell'illustre Bordoni, il quale propose e colla sua grande autorità ottenne dal restaurato Governo ch'egli fosse nell'ottobre 1850 chiamato all'Università di Pavia, prima come supplente, ben presto poi come professore effettivo.
Nei dieci anni che succedettero, sorse rapida e si stabilì pel Brioschi un'alta e generale riputazione come scienziato e come insegnante. Come scienziato, per mezzo della sua divenuta classica Teorica dei determinanti e di numerosi altri lavori originali sulle più svariate parti dell'analisi, della geometria e della meccanica, egli rivelò la sua mente creatrice, ed ebbe il merito che l'Italia, sino allora isolata e poco attiva, entrasse in commercio intellettuale colle nazioni che avevano l'esclusiva direzione del progresso scientifico, la Germania, la Francia e l'Inghilterra. Come insegnante diffuse a piene mani i risultati delle proprie ricerche, rese accessibili i trovati stranieri ancora ignorati o mai noti, e formò numerosi allievi, che poi lo seguirono e lo aiutarono nel nobile apostolato. Uno di questi ha ora l'onore di parlare a voi, commemorando colle lagrime nel cuore il suo maestro.
Quando nel 1859 la Lombardia fu di nuovo e per sempre liberata dal giogo straniero, la fama del Brioschi era già solidamente stabilita al di qua e al di là delle Alpi. Nel 1861, dietro suggerimento di Quintino Sella, il nostro fu scelto dal ministro De Sanctis a segretario generale all'istruzione pubblica, e l'opera sua, spesa nel rialzare la dignità degli studi, fu così apprezzata che altri due ministri lo tennero presso di sé. Mentr'era investito di quell'ufficio, cioè durante la legislatura VIII, fu deputato al Parlamento dal collegio di Todi; ma subito dopo, nell'ottobre 1865, gli fu conferita la dignità di senatore del Regno.
Già prima si era tolto dall'Università di Pavia: dov'è da ricordare che nel 1860 aveva contribuito a far partire numerosa gioventù, duce Benedetto Cairoli, per la leggendaria impresa di Sicilia. Nel febbraio 1863, fu nominato professore e direttore del regio Istituto tecnico superiore di Milano: Istituto che era stato creato dalla legge Casati, e che forma un titolo di grande e pura gloria per Brioschi, il quale lo organizzò e costituì su basi così solide, che in breve acquistò e tuttora mantiene l'aureola di scuola modello per bontà di studi e perfezione di disciplina.
Ivi si esplicò una nuova fase della vita operosa del nostro. Non gli bastava di trovarsi a capo di un grande Istituto educatore di eccellenti ingegneri, facendo valere la sua irresistibile autorità personale nei consigli del Comune, della Provincia di Milano e del Governo centrale, concepì e pervenne ad attuare il vasto disegno di riunire tutte le istituzioni di alta coltura di cui va giustamente orgogliosa la metropoli lombarda, in un grande e potente fascio, cuore e nucleo del quale è il Politecnico.
Per trenta e più anni fu membro attivo ed autorevole del Consiglio superiore di pubblica istruzione, ed in tale qualità esercitò una salutare influenza, specialmente nell'intento di rendere più rigorosa la scelta del personale insegnante e di vigilare sull'osservanza delle leggi, troppo spesso minacciate dalle debolezze ministeriali e dalle inframmettenze parlamentari.
Nel 1884, in seguito alla sventura che tolse immaturamente Quintino Sella all'Italia, i soci della rinnovellata Accademia dei Lincei, auspicata come centro scientifico della nazione, elessero Brioschi a successore del Sella nella presidenza dell'insigne sodalizio, ed in quest'altissimo ufficio lo confermarono in tutte le ulteriori scadenze. Ed il Brioschi continuò ad essere vivo rappresentante di quella scienza che tanto aveva promossa col poderoso ingegno, poiché la sua attività come ricercatore, cominciata nel 1847, durò quanto la sua vita, ossia un mezzo secolo appunto.
Ed ora è forse necessario che io descriva a voi, onorandi colleghi, l'operosità del Brioschi in Senato? Per ben trent'anni egli partecipò ai lavori di questa Assemblea in tutte le più importanti quistioni, specialmente di lavori pubblici, di finanza e d'istruzione: prodigando le sue vaste e profonde cognizioni e l'ingegno acuto e agilissimo, rese eminenti servigi alla cosa pubblica; membro autorevolissimo della Commissione permanente di finanze, lavoratore indefesso, relatore rapido, conciso, oratore non brillante né abbondante, ma limpido, esatto, tagliente, convincente, epperò rispettato o temuto, ascoltato sempre.
Non rifiutò mai l'opera sua al Governo nazionale, che se ne valse in ogni occasione e con illimitata larghezza. Fra gl'innumerevoli incarichi da lui sostenuti basti ricordare la presidenza della Commissione d'inchiesta sulle ferrovie e l'ufficio di consigliere per l'istruzione nella luogotenenza a Roma, dopo il 20 settembre 1870.
L'operosità del Brioschi fu così varia ed ampia che si era radicata l'opinione che nulla valesse ad esaurire la sua capacità fisica ed intellettuale. Essa si esercitò ancora in molti altri campi, che qui sarebbe inopportuno di enumerare, in alcuni dei quali non ebbe amica la fortuna, anzi dové subire gravi rovesci, che però sostenne con animo imperturbato e con fronte serena.
La morte intempestiva, immatura di Francesco Brioschi è un gravissimo lutto, e per la scienza nel culto della quale egli era salito ad una rinomanza mondiale, e per l'Italia il cui nome rifulse per lui di pura gloria. Ma è un lutto eziandio pei numerosissimi amici ed ammiratori; per le istituzioni di cui era capo e mente direttiva; e sopratutto per quest'alta Assemblea che tanto si giovò dell'opera di lui e dove ei lascia un vuoto che difficilmente sarà riempiuto. (Benissimo). [...]
GADDA. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
GADDA. Mi permetta il Senato che io aggiunga una sola parola a quelle autorevoli del nostro egregio Presidente per la commemorazione del nostro illustre collega senatore Brioschi che abbiamo perduto.
La mia parola non può dare maggiore onoranza di quella grandissima e meritata che gli danno la parola dello scienziato che ne presiede; ma io desidero fermare l'attenzione del Senato principalmente su due periodi della vita del nostro carissimo collega.
Questi sono: l'uno, quello di preparazione all'insurrezione lombarda del 1848, che la commemorazione fatta dal nostro Presidente non poteva conoscere, mentre io l'ho viva in mente colle rimembranze di quei giorni; e voglio evocarla perché al distintissimo scienziato, all'uomo operosissimo in tutti i rami dell'amministrazione, il Senato aggiunga le benemerenze del Brioschi come patriota. Io lo ricordo nella sera del 17 marzo 1848 mettersi in giro per Milano recandosi alle case dei noti amici per avvertirli che il giorno dopo alla dimostrazione che si doveva fare alla Luogotenenza austriaca (che era cosa già stabilita) si dovesse andare armati, perché si prevedeva bene che una dimostrazione di quella natura, fatta in presenza delle truppe di Radetzki, si sarebbe naturalmente mutata in una piena rivolta, E così fu!
È anche sotto questo aspetto di patriota che io desidero sia ricordato il nostro carissimo amico.
Al solo vederlo mi sovvenivano questi ricordi, ed egli me ne parlava spesso, e quasi pareva che cercasse di trovare un conforto in quei giorni passati, in quelle speranze d'allora, alle amarezze dell'ora presente.
Un altro periodo che io desidero che il Senato ricordi della vita dell'illustre estinto, èquello del trasferimento della capitale a Roma, a cui egli ebbe una parte notevole.
Il Brioschi, nel trasferimento della capitale, ebbe in Roma la direzione dell'istruzione pubblica, prima presso la luogotenenza di Lamarmora, e poi presso il Commissariato del trasferimento, e l'opera sua fu intelligente ed efficacissima.
Egli ha istituito in Roma l'insegnamento nazionale, riformando le scuole e creandone di nuove.
Quante difficoltà dovessero incontrarsi in quella trasformazione, ognuno lo comprende. Egli, però, ha proceduto sempre con mano sicura, ma nello stesso tempo con delicatezza e con grande tatto. Ed io che ho avuto allora continui rapporti di governo con lui, ho veduto ed apprezzato quanto fosse il suo valore pratico.
Non si trattava semplicemente di portare le leggi italiane e di attuarle in Roma e nella provincia; si trattava di fare una vera riforma nell'insegnamento, tenendo conto delle condizioni locali, delle istituzioni preesistenti, e dei pregiudizi. Si doveva combattere una guerra segreta contro persone attive e potenti. Bisognava avere una grande padronanza della materia per saper procedere sicuri per una strada tanto oscura.
Io ricordo quei giorni con un sentimento di grande riconoscenza, perché egli aiutò moltissimo il Governo di allora ad eseguire il trasferimento della capitale.
Questi due periodi della vita dell'illustre collega che piangiamo, mi sembrano di tale importanza che mi sarà perdonato di avere aggiunto una parola alla commemorazione fatta dal nostro egregio Presidente con tanta elevatezza e competenza di parola. (Bravo! Bene).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Villari.
VILLARI. Dirò brevissime parole per associarmi alla commemorazione fatta dal nostro illustre Vicepresidente, ed a ciò che ha detto l'onorevole Gadda in lode dell'onorevole Brioschi. Parlo anche a nome di alcuni dei suoi più intimi amici, e specialmente di quelli che insieme con lui fecero parte dell'insegnamento universitario.
Io conobbi l'onorevole Brioschi fino dal 1861. E da quel tempo noi avemmo molte e diverse dispute, ma divenimmo sempre più intimi amici d'anno in anno, in maniera che negli ultimi tempi della sua vita la nostra amicizia era divenuta fraterna. Noi tutti che gli eravamo vicini, possiamo testimoniare della sua febbrile attività, che lo rendeva sempre più giovane, in modo che ci eravamo abituati al pensiero di dover scomparire prima di lui da questo mondo, mentre invece fummo colpiti come da fulmine nel veder sparire a un tratto la sua attività, spegnersi la sua vita. Egli è ancora presente ai nostri occhi, e non ci possiamo persuadere che non sia più vivo.
Io non parlerò della sua scienza, perché sarebbe troppa presunzione, dopo le splendide parole del nostro Vicepresidente, che ne è il giudice più autorevole tra di noi. Della sua scienza molto si è parlato in Italia e fuori, e più se ne parlerà. E neppure dirò del suo patriottismo, del quale vi ha intrattenuto l'onorevole collega Gadda. Dirò solo che più di tutto lo faceva da noi ammirare il vedere che il movente della sua febbrile, irrefrenabile attività era sempre l'interesse pubblico, il progresso della scienza. In tutto ciò che il Brioschi fece, anche là dove appariva meno, questo amore del paese e della scienza era sempre il movente della sua vita. Anche quando si gettò negli affari industriali, nei quali riuscì poco fortunato, non fu mai l'avidità del guadagno che lo spinse. Fu invece il desiderio che in quella sua Milano, in quella sua scuola di applicazione, che s'era in lui personificata, ed era divenuta il centro di una grande attività industriale, potessero trovare uno sfogo maggiore tutti quanti i suoi scolari, potessero andare diffondendo pel mondo l'applicazione della scienza che egli insegnava.
Ciò che inoltre faceva da tutti ammirare il Brioschi, si era l'interesse grandissimo ch'esso mostrava di avere in tutte le questioni di cui s'occupava nel Senato, nell'Accademia dei Lincei, nel Consiglio superiore, così pei grandi come pei più piccoli affari. Esso era come fiamma vitale in tutte queste istituzioni nelle quali teneva continuamente desta l'attenzione degli altri, ed impediva che si addormentassero, si distraessero anche quando si discorreva di cose di poca importanza. Egli era come un faro luminoso che continuamente stimava la discussione. E così riuscì ad esser fra noi una personificazione vivente della scienza, un movente continuo verso il benessere del paese.
Ed è questo che rende la sua perdita irreparabile, ed è per questo che sarà impossibile di trovare un altro uomo, che possa, non dirò riunire in sé tanti uffici, ma anche in uno solo di essi far prova dello stesso valore. E però il nostro dolore è inconsolabile, ed io mi unisco in nome dei colleghi nell'insegnamento all'onorevole nostro Vicepresidente nell'esprimere questo dolore, augurando che quella fede che egli aveva nel bene, e quell'ardore che egli poneva in tutte le cose si trasfonda nella nostra gioventù. (Bene).
PRESIDENTE. Ha Facoltà di parlarle il signor ministro della pubblica istruzione.
GALLO, ministro della pubblica istruzione. Permetta anche a me il Senato, brevissime parole in nome del Governo.
Il Governo, in questo momento, non può essere più opportunamente, più logicamente rappresentato dal ministro della pubblica istruzione, nella commemorazione di Francesco Brioschi, dappoiché egli era uomo politico e scienziato.
Il nome di Francesco Brioschi resta legato a due delle più grandi istituzioni che vanti l'Italia moderna, e che rappresentano le due forme della coltura sulle quali il nostro paese ora e in avvenire dovrà fare assegnamento.
Il nome di Francesco Brioschi è legato ad una scuola che a Milano risponde alle esigenze della scienza industriale moderna, e ad una istituzione antica in Roma, rimodernata prima dall'impulso energico di Quintino Sella, l'opera del quale fu continuata anche più energicamente da Francesco Brioschi.
Non a caso ho indicato queste due forme della coltura, poiché quella dell'Accademia dei Lincei rappresenta la forma della più elevata scienza l'istituto di Milano rappresenta la coltura pratica industriale, predestinati entrambi a maggiore impulso, e sulle quali sempre più si affermerà il nostro paese.
Sono fortunato ed orgoglioso di potere parlare in Senato per commemorare un uomo che ha lasciato così durevole traccia di sé.
Io che intendo l'amministrazione della pubblica istruzione, non come sola amministrazione delle scuole ma eziandio come direzione di tutta la coltura del paese, m'inchino riverente alla memoria di Francesco Brioschi. [...]
GADDA. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
GADDA. Io mi permetto di proporre al Senato, che vengano inviate condoglianze in suo nome alle famiglie dei senatori Brioschi, [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Lampertico.
LAMPERTICO. Signori senatori! Il senatore Gadda vi ha parlato del senatore Brioschi ricordando due date memorande che si collegano indissolubilmente alla storia del nostro risorgimento nazionale, alla costituzione della grande patria italiana; il senatore Villari ha parlato del senatore Brioschi associandosi alle parole così competentemente dette dal nostro illustre Presidente, in nome della patria e della scienza. patria e scienza; sono questi i due grandi nomi in cui si compendiano gli elogi fatti al senatore Brioschi dal senatore Villari e dal senatore Gadda, i quali convengono nelle parole nobilissime del Presidente del Senato.
Orbene, signori senatori, io che ebbi la ventura di trovarmi in quest'Aula per molti anni, insieme al senatore Brioschi, militante con lui per quella che si credeva la causa dell'interesse pubblico, anche per qualche momento in cui le nostre idee non convergessero interamente io sento quanto devo a lui, come senatore, e sento pure quanto deve a lui il Senato, perché le cause in cui abbiamo militato costantemente, pertinacemente insieme, sono tutte cause le quali si sono sempre ispirate all'alta dignità del Senato. Perciò io non aggiungerò parola, se non per esprimere il sentimento mio; che a quell'omaggio che èstato reso al senatore Brioschi in nome della patria e della scienza, si aggiunga anche l'omaggio più particolare del Senato del Regno, appunto per fare eco alle parole così degnamente dette dal nostro egregio Presidente. (Bene!).
Quindi io non posso che associarmi al desiderio espresso già dal senatore Gadda, perché, non che alla sua famiglia, sia espresso il nostro sentimento di compianto alla grande città di Milano a cui il Brioschi anche più particolarmente appartenne. Però, parlando del Brioschi, io non posso in verità tacere, senza violare le volontà del senatore Alfieri, non posso tacere dei grandi sentimenti che insieme con lui ebbi la ventura di avere anche in alti è gravi quesiti d'ordine costituzionale; io non fo perciò che associarmi al sentimento del senatore Gadda, non che per il senatore Brioschi, anche per il senatore Alfieri.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 20 dicembre 1897.