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BON COMPAGNI DI MOMBELLO Carlo

25 luglio 1804 - 15 dicembre 1880 Nominato il 15 novembre 1874 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Sebastiano Tecchio, Presidente

Signori senatori. Con dolore profondo devo comunicare al Senato un telegramma, che mi giunse stamane da Torino: "Presidente Senato Roma.Vedova conte Carlo Boncompagni annuncia V.E. irreparabile perdita suo marito avvenuta iersera".
Non è questo il momento di narrare, neanche in epilogo, la vita e i meriti di quell'onorandissimo nostro collega.
Niuno ignora la splendida parte ch'ei prese negli alti fatti che inaugurarono la redenzione della penisola e la creazione del Regno d'Italia.
In questo momento ci strazia un pensiero, il pensiero della rapidità onde scompaiono, un per uno, dagli occhi nostri, coloro che eravamo avvezzi ad ammirare ed ascoltare come i primi e i più preclari tra i servitori del Re e della patria.
Voglia il cielo che gli esempli loro non cadano invano.
Voglia il cielo che altri si adoperi con sacro zelo a studiarli, raccoglierli, e, quanto è dato, imitarli. (Il Presidente ha la voce grandemente commossa).
CADORNA C. Domando la parola.
PRESIDENTE. Il senatore Cadorna Carlo ha la parola.
CADORNA C. Vorrei poter tessere una breve storia della vita del caro nostro collega, della cui morte l'onorevolissimo Presidente ci diede il luttuoso annunzio, ché ciò basterebbe a provare che la sua morte è vera sventura pel paese. Ma (con voce commossa) al dolore di una amicizia di cinquant'anni, non è libera la parola.
Le moltissime cariche, i moltissimi uffici sostenuti dal conte Carlo Boncompagni furono per lui sempre nuove occasioni di spiegare le sue nobili ed alte qualità.
Magistrato, consigliere di Re Carlo Alberto, allorquando maturavasi lo Statuto, e di poi suo ministro, stipulatore del trattato di pace coll'Austria, ministro più altre volte del Re, Presidente della Camera elettiva, ministro del Re e poscia governatore della Toscana, insegnante illustre nella R. Università di Torino, membro delle più illustri accademie scientifiche, decoro di questo alto consesso, egli rese i più alti e segnalati servizi all'Italia e al Re, dispiegando la potenza del suo ingegno, la bontà e la mitezza del suo animo, il suo elevato patriottismo, e la nobiltà e fermezza del suo carattere.
Egli fu veramente uno di quei pochi uomini cui solo il nome è onore, autorità, forza per una nazione!
Io non farò proposte. Lascio che l'onorevole Presidente faccia quelle proposte che crederà opportune ad onorare la memoria del nostro caro collega.
GALEOTTI. Domando la parola.
CADORNA C. ...e non dubito che il Senato partecipando ai sentimenti che inspira una così luttuosa perdita le accoglierà con cordiale unanime voto.
PRESIDENTE. Il signor senatore Galeotti ha la facoltà di parlare.
GALEOTTI. L'annunzio dato dal nostro Presidente della morte del senatore Boncompagni segna pur troppo un'altra irreparabile perdita per il nostro paese. L'integrità del carattere, la nobiltà dell'animo, l'ampiezza del sapere, la prontezza ai sacrifizi, costituirono altrettante qualità del nostro compianto collega, rese anche più care da una modestia impareggiabile, che era la virtù più bella dell'animo suo.
Tutto per la patria, nulla per sé, può dirsi veramente che costituisse la divisa ed il compendio della vita politica del senatore Boncompagni.
Unito a lui da vincoli antichi di rispettosa amicizia fino da quando egli rappresentava il Regno di Sardegna in Toscana, e più che mai quando egli fu chiamato a governarla in nome del Re Vittorio Emanuele, io potei apprezzare da vicino quanto prestigio, quanta influenza esercitano sugli uomini e quanta forza danno nel governo degli Stati l'onestà della vita e l'onestà del dovere.
In pochi giorni sono così scomparsi dalla scena del mondo due uomini che si trovarono per benignità della provvidenza nello stesso luogo, nello stesso tempo, e nelle stesse imprese uniti dalla stessa fede e dallo stesso affetto per il Re e per la patria: il senatore Boncompagni e il barone Ricasoli.
Colle mie parole ho intese di associarmi al dolore della benemerita città di Torino, e di essere ad un tempo interprete del cordoglio comune di tutte le provincie italiane. (Bravo! Bene!).
PRESIDENTE. L'onorevole ministro dell'interno ha la parola.
DEPRETIS, ministro dell'interno. Io mi associo con tutto il cuore alle parole degli onorevoli senatori Cadorna e Galeotti, al tributo di encomio e di compianto che essi hanno dato alla memoria dell'illustre Boncompagni, perduto ieri all'Italia.
L'ingegno e la dottrina che egli fece spendere sulla cattedra e nei suoi scritti, il suo patriottismo che lo fece prender parte ai più grandi avvenimenti dell'epopea nazionale, il suo carattere intemerato, mai un istante smentito, fece di Carlo Boncompagni uno dei più chiari uomini onde un paese si possa onorare.
All'alta Assemblea che ora lamenta l'amarissima perdita, il Governo esprime per mia bocca la sua partecipazione al comune dolore, al tributo di ammirazione per le virtù dell'illustre estinto. Io mi associo al suo cordoglio; il Governo parteciperà alle dimostrazioni di onore che l'illustre Presidente del Senato crederà di decretare alla memoria di Carlo Boncompagni.
PRESIDENTE. Dichiaro al Senato che alcune ore fa ho telegrafato al prefetto di Torino, perché mi volesse indicare il giorno e l'ora dei funerali destinati all'illustre senatore Boncompagni.
Non ho ancora avuto risposta. Suppongo che l'avrò durante questa seduta. Allora significherò al Senato come la Presidenza intenda onorare in sì luttuosa circostanza la memoria dell'esimio collega, del quale tutti deploriamo la perdita. [...]
Signori senatori, questa mattina, appena giuntomi dalla vedova del nostro collega, il senatore Boncompagni, un telegramma del quale poc'anzi vi diedi lettura, ho risposto con un telegramma di condoglianza. Quantunque in quel telegramma abbia accennato che con esso intendeva di rendermi interprete anche dei voti di tutti i signori senatori, ora, d'accordo cogli altri membri dell'Ufficio di Presidenza, propongo che il Senato voglia formalmente deliberare che a nome suo venga diretto alla nobile vedova un telegramma speciale, che attesti il nostro grande rammarico per la sciagura che ha colpito il Senato e il paese.
Se nessuno fa osservazioni, il telegramma sarà immediatamente spedito.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 15 dicembre 1880.