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Umberto Zanotti-Bianco1905 - 1966

Umberto Zanotti Bianco, conosciuto anche con lo pseudonimo di Giorgio D'Acandia, nacque il 22 gennaio del 1889 a Creta dove il padre Gustavo, diplomatico piemontese, si era trasferito con la moglie, l'inglese Enrichetta Tulin, per motivi di lavoro.
Ritornato in Piemonte, Umberto frequentò il collegio «Carlo Alberto» di Moncalieri dei Padri Barnabiti, dove approfondì gli studi sul Cristianesimo e apprese la lezione mazziniana sulla libertà, i diritti e i doveri degli uomini. Durante gli studi liceali iniziò a frequentare personaggi come l'avvocato Attilio Begey, Giovanni Malvezzi e Tommaso Gallarati Scotti ed entrò in contatto con padre Giovanni Semeria e Antonio Fogazzaro, con i quali intrattenne una lunga e intensa corrispondenza. Fu l'incontro con quest'ultimo a spingere il giovane conte, da poco diplomatosi, a soccorrere, insieme ad altri giovani amici come Massimo Gorkij, Tommaso Gallarati Scotti, Giovanni Cena e Giuseppina Le Maire, le popolazioni di Reggio e Messina, colpite dal sisma del 1908. In quella tragica occasione conobbe a Messina Gaetano Salvemini, grande studioso meridionalista, con il quale strinse una lunga amicizia. La desolazione e la povertà in cui versavano le popolazioni del Sud Italia sconvolsero il giovane Umberto, che nel frattempo si era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza all'Università di Torino. La lezione di Fogazzaro e il suo forte spiritualismo cristiano lo convinsero a rimanere in Calabria e a dedicare la sua vita al riscatto del Mezzogiorno. Nel 1910 condusse con Giovanni Malvezzi un'inchiesta sulle tragiche condizioni di vita della gente dell'Aspromonte, da cui nacque un saggio dal titolo: "L'Aspromonte Occidentale". Avendo compreso che era necessario affiancare le popolazioni nel difficile momento di ricostruzione e di superamento dello stato di indigenza e di degrado diffuso, fondò, assieme a Pasquale Villari e Leopoldo Franchetti, l'Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d'Italia (A.N.I.M.I.), con lo scopo di formare insegnanti, alfabetizzare adulti e bambini, costruire asili, scuole elementari, biblioteche, circoli di cultura, cooperative di produzione e di consumo, centri di assistenza. Presidente onorario fu nominato Pasquale Villari. Grazie anche all'aiuto di personalità del calibro di Giuseppe Lombardo Radice, Giuseppe Isnardi e Tommaso Gallarati Scotti, Zanotti Bianco portò avanti una serie di iniziative educative nelle zone più impervie della Calabria, per sconfiggere l'analfabetismo imperante. Nel 1911 conseguì la laurea in Giurisprudenza a Torino. Furono questi gli anni in cui si dedicò molto alla politica delle nazionalità oppresse, ossia di tutti quei popoli soggetti alla dominazione degli Imperi centrali; in particolar modo lo colpì il genocidio del popolo armeno, perpetrato dai Turchi, e si adoperò perché gli Armeni e gli altri popoli europei ottenessero la libertà agognata da secoli. Notevole è il carteggio reggino che riguarda i Polacchi, i Cechi, i popoli balcanici, i Greci, gli Ucraini e i Russi. Imbevuto degli ideali mazziniani e risorgimentali, Zanotti Bianco vedeva nel potere degli Imperi quali Austria, Russia e Turchia, lo spettro della tirannia e dell'oscurantismo e auspicava un'Europa dei popoli libera e democratica; dopo la prima Guerra Mondiale fondò e diresse la rivista «La voce dei popoli» e la collana «Giovane Europa» con lo pseudonimo di Giorgio D'Acandia.
Arruolatosi come volontario nella Grande Guerra, fu ferito durante uno degli assalti al monte San Michele. Durante i giorni di convalescenza fu curato dalla dama di corte e crocerossina Sofia Cammarota Adorno, di cui l'epistolario reggino rivela un'intensa amicizia. Ristabilitosi decise di fare ritorno in Calabria per dedicarsi ancora una volta all'ANIMI e alla ricerca di fondi per finanziare la costruzione di asili e scuole nei luoghi più impervi della Calabria, della Basilicata, della Sicilia e della Sardegna. Emblematico è rimasto il suo scritto «Tra la perduta gente» del 1928 sulle condizioni di arretratezza e abbandono del piccolo villaggio calabrese di Africo.
Personaggi eminenti si susseguirono alla presidenza dell'associazione: B. Croce, F. Nunziante, G. Gentile, B., Bonomi, L. Einaudi, e lo stesso Zanotti.
Il suo interesse per la cultura russa lo portò ad adoperarsi per il Comitato Italiano di Soccorso per i bambini russi, fondato da Mariettina Pignatelli durante la carestia del 1922, organizzando gli aiuti da inviare sul Volga.
I suoi interessi includevano anche l'arte e l'archeologia; nel 1920 fondò assieme a Paolo Orsi la «Società Magna Grecia», grazie alla quale condusse una serie di scavi a Sant'Angelo Muxaro e a Sibari. Durante il periodo del confino fascista, insieme alla collega e amica Paola Zancani Montuoro, fece l'inaspettata scoperta dello Heraion alla foce del fiume Sele, santuario in onore della dea Hera, a nord di Paestum. Le metope ritornate alla luce sono tutt'oggi conservate presso il Museo archeologico nazionale di Paestum.
L'avvento del Fascismo fu un trauma per un democratico liberale quale era Zanotti. Cercò di ostacolare l'ascesa del regime con gesti eclatanti: nel 1924 restituì ai Ministeri competenti le medaglie di benemerenza e i brevetti di guerra, per protestare contro l'infausto delitto di Giacomo Matteotti; nel 1925 fu tra i promotori firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti capeggiato da Benedetto Croce; nel 1930 aderì come attivista al movimento antifascista Alleanza Nazionale.
Una serie dunque di attività che lo fecero apparire inviso alla nascente dittatura, che ne ostacolò in ogni modo l'operato. In particolar modo il fascismo tentò di sciogliere l'A.N.I.M.I. che in quegli anni aveva creato 8162 scuole per adulti e bambini. Zanotti fu costretto a dimettersi e a dedicarsi alle ricerche archeologiche, mentre l'Associazione riuscì a sopravvivere grazie all'intercessione della principessa Maria Josè di Savoia, che la prese sotto la propria tutela. Lo stesso dicasi per la rivista Archivio Storico della Calabria e della Lucania, affidata all'amico archeologo Paolo Orsi.
Sorvegliato dalla polizia segreta fascista fu arrestato nel 1941 e rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli per una cartolina inviata alla signora Edmonde Charles-Roux, in cui criticava velatamente il regime. Fu poi internato per sette mesi a Paestum e successivamente a Sant'Angelo di Sorrento, per tornare libero alla fine del 1941. Furono quelli anni pesanti e dolorosi, soprattutto dopo il 1943 quando si avvicinò alla Resistenza e visse nell'anonimato presso amici per timore di essere catturato dai tedeschi.
Alla caduta del Regime, dal 1944 al 1949 fu nominato presidente della Croce Rossa Italiana. Per le sue scoperte in archeologia fu insignito, insieme a Paola Zancani Montuoro, del premio Feltrinelli dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Fu tra i fondatori, insieme a Elena Croce, nel 1955 di Italia Nostra, di cui fu il primo presidente. Nel 1952 il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi gli conferì la nomina di senatore a vita, per i suoi grandi meriti nei confronti dell'Italia. Zanotti continuò nel suo operato indefesso verso gli ultimi e i bisognosi, e svolse un'intensa attività parlamentare, soprattutto in difesa del patrimonio artistico e paesaggistico; fu promotore di diverse iniziative per incrementare l'edilizia scolastica; rinvigorì l'A.N.I.M.I., di cui fu presidente nel 1951.
Diversi furono i suoi scritti e articoli.
Umberto Zanotti Bianco si spense a Roma il 27 agosto del 1963.
Alessandro Galante Garrone, nel ricordare la figura di quest'illustre figlio d'Italia, lo definì giustamente «apostolo laico» per il suo prodigarsi nel combattere analfabetismo, degrado e miseria nelle zone più abbandonate del Mezzogiorno.

Il presente lavoro costituisce le risultanze di un'attività di ricerca scientifica, svolta nell'ambito di apposita convenzione, stipulata tra il Settore Cultura Immagine Turismo-Comune di Reggio Calabria, rappresentato dalla Dirigente dr. Maria Luisa Spanò, e il Dipartimento PAU-Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria, rappresentato dal Direttore prof. Enzo Bentivoglio.
La Biblioteca ha effettuato il riordinamento e l'inventariazione dell'archivio sotto la referenza scientifica e il coordinamento della dr.ssa Maria Pia Mazzitelli e con la collaborazione del dr. Domenico Gioffrè. Il LaborEst ha eseguito la digitalizzazione e informatizzazione dell'archivio sotto la referenza scientifica del professor Edoardo Mollica, il coordinamento della dr.ssa Alessia Bianco e la collaborazione della dr.ssa Giovanna Praticò (art. 2 della convenzione).
L'Archivio Umberto Zanotti Bianco è diviso in due parti conservate una a Roma nella sede dell'A.N.I.M.I. presso Palazzo Taverna e un'altra a Reggio Calabria nella Biblioteca comunale "Pietro De Nava". La parte romana fu versata all'A.N.I.M.I. dopo la morte di Zanotti Bianco e sottoposta a riordinamento e inventariazione nel 1981. Il carteggio reggino, rinvenuto fortunosamente dal signor Domenico Cuzzocrea, impiegato della Biblioteca comunale, durante i lavori di sgombero dei locali del Cipresseto, fu portato alla Biblioteca alla fine degli anni Settanta riposto alla rinfusa in sacchi di juta e depositato nel seminterrato. La Biblioteca privata del senatore Umberto Zanotti Bianco fu, invece, consegnata il 2 maggio 1974 al direttore della Biblioteca comunale, dottor Luigi Lucritano, dall'ingegnere Angelo Villa delegato dell'A.N.I.M.I. e consisteva in 2459 volumi, 8 annate di giornali e 136 miscellanee varie conservati nella sede reggina dell'Associazione. Il carteggio, inviato a Roma in fotocopia dal direttore dottor Domenico Romeo, su richiesta dell'onorevole Michele Cifarelli, che voleva riunire la documentazione lasciata alla Biblioteca Comunale di Reggio Calabria a quella ordinata e custodita nella sede di Roma A.N.I.M.I., è stato riordinato dalla dottoressa Aida Giosi. L'inventario completato ha, poi, formato oggetto di un lavoro di Margherita Isnardi Parente "L'Archivio Zanotti-Bianco di Reggio Calabria" ed è consultabile sul sito "Archivi del Novecento" del Senato della Repubblica. In seguito, nei primi anni Novanta, fu effettuato un altro versamento di documenti del carteggio reggino rinvenuti lungo la via Melacrino che furono uniti agli altri e disposti in faldoni senza alcun ordine.
Si è deciso, perciò, di procedere a un ulteriore riordinamento che includesse tutto il materiale rinvenuto in tempi diversi, adottando, ove possibile, il metodo applicato nel corso dei due primi lavori di inventariazione del carteggio romano e di quello reggino del fondo Zanotti Bianco. I documenti, inclusi in 22 faldoni, sono costituiti da lettere, appunti manoscritti, dattiloscritti, articoli a stampa, giornali, ritagli di giornali, fotografie, piante, album relativi ai rapporti e alle varie attività svolte da Umberto Zanotti Bianco durante il soggiorno in Calabria. Non tutte le serie documentarie del carteggio reggino sono conservate in Biblioteca, lo stesso Zanotti, infatti, trasferì a Roma parte dei documenti per la redazione di un volume pubblicato in occasione del cinquantennio di attività dell'ANIMI nel 1960.

Umberto Zanotti-Bianco

1905 - 1966 con docc. dal 1854

22 faldoni, 607 fascicoli

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