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VOLI Melchiorre

09 gennaio 1842 - 17 dicembre 1894 Nominato il 04 dicembre 1890 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Doloroso è a me l'annuncio, a voi l'udire dei colleghi venuti a morte dacché non ci adunammo.
Il senatore Melchiorre Voli mancò ai vivi in Torino addì 17 dello scorso dicembre. Quasi cinquantadue anni addietro vi aveva avuto nascimento e via, via, addottorato nella legge e nel foro con lode sperimentato, nella pubblica stima si addentrò tanto da esserne levato ai maggiori uffici della civica azienda. Nella quale, non appena eletto consigliere, l'autunno del 1883 divenuto assessore, risaltarono la rara perizia, l'animo eccellente e tutte le peculiari doti di lui; onde mancato il capo del comune, il Governo nella primavera del 1887 gliene dava il grado a cui la pubblica opinione lo designava. E che questa veramente fosse la volontà universale apertamente si chiarì quando, per tre successive scadenze, gli elettori lo richiamarono in consiglio, primo per maggior numero di voti; ed il Consiglio, investito della podestà di nominare il sindaco, lo scelse due volte con unanime suffragio, ponendo il suggello al popolare verdetto.
Come egli altamente intendesse la prima magistratura d'una grande città e come vi attendesse, fu dimostrato per gli otto anni consecutivi nei quali la tenne senza perdere autorevolezza o simpatie. Né basta. Stremato dalla infermità che da lungo tempo ne minava la vita, due mesi avanti di uscirne avendo rassegnato l'ufficio cui vincendo i dolori del corpo e l'ambascia aveva consacrato gli ultimi avanzi d'operosità, il Consiglio sulle prime non accettò la rinunzia; né, poiché vi insistette, gli elesse un successore. Deliberazione ad augurio e speranza di guarigione; atto che sorpassa ogni encomio, come se, vivo Melchiorre Voli, nessuno fosse più di lui degno dell'ufficio.
Tratto dignitoso e spigliato; parola pronta, opportuna, faconda, vita illibata lo avevano messo nell'affetto dei concittadini. La natura condiscendente, la equanimità ed imparzialità, la prudenza nell'effettuare a grado a grado le molte novità edilizie prima del suo sindacato deliberate lo mantennero nell'animo degli amministrati. Interprete dei medesimi il Consiglio gli decretò in morte tali onori quasi dalla carica avesse cessato e in un dal vivere.
Gran folla né seguì il mortorio: principe e popolo, ogni ordine andò a gara nel lamentare la esistenza troncata nel buono dell'età, nel rigoglio delle promesse: Torino fu avvolta in lutto pari al bene che le aveva voluto, ai servigi che le aveva resi l'estinto. Alla memoria del quale noi, che dal 4 dicembre 1890 lo avevamo a collega, oggi rendiamo mesto tributo non meno d'ogni altro affettuoso. (Bene).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 12 giugno 1895.