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VITELLESCHI NOBILI Francesco

22 giugno 1829 - 04 aprile 1906 Nominato il 15 novembre 1871 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lazio

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente

Signori senatori! È col cuore profondamente commosso che rivolgo a voi la parola.
Or sono appena quattro giorni, noi vedevamo ancora fra noi il senatore Vitelleschi; e, dopo due soli giorni di malattia, egli si spegneva ieri sera nella sua Roma, ove era nato il 22 giugno 1829.
La triste notizia, sparsasi subitamente, fu come un colpo di fulmine pel Senato e per tutta la città.
Non ho bisogno di delineare il ritratto dell'illustre nostro collega: la caratteristica sua figura è presente a tutti noi.
Di alto ed equilibrato ingegno, di vasta cultura, osservatore sagace, queste sue doti si alimentarono, s'incarnarono e divennero sapienza pratica mercè l'indefessa sua attività e in vivo suo interesse a tutte le questioni della vita moderna, mercè i frequenti suoi viaggi all'estero; durante i quali egli prendeva conoscenza degli organismi politici, degl'istituti di ogni genere dei vari paesi, conferiva coi personaggi più eminenti (che lo avevano in gran pregio) su tutti gli attuali problemi d'ordine politico, economico, sociale, religioso. Ond'è che - sia nei numerosi suoi libri e scritti su ciascuna di queste materie, sia nelle molteplici amministrazioni private e pubbliche di cui fece parte, sia nel Senato, a cui venne ascritto fin dal 15 novembre 1871 e dove fu più anni questore, - l'opera sua era sempre serena, sapiente, efficace.
Sotto l'intonazione bonaria e famigliare, la sua parola era chiara, elevata e finamente arguta. Uomo di convinzioni profonde, egli le manifestava francamente e senza ambagi sopra ogni argomento. E, se talora poteva parere che vedesse le cose troppo in nero o da un punto di vista troppo esclusivo, ciò dipendeva dal suo culto schietto e severo degli alti principi morali, che temeva veder manomessi dalle agitazioni incomposte verso ideali, o realmente falsi, o da lui ritenuti pericolosi e funesti. Ma ciò stesso imprimeva una tale nobile fierezza ed austerità al suo carattere, che anche i dissenzienti da lui erano costretti ad ammirarlo. (Bene).
ciascuno di noi sente un vuoto doloroso al pensare che non vedrà più in quest'Aula il senatore Vitelleschi.
È veramente una nobile figura che scompare dalle nostre file. Lo studio suo indefesso - l'operosità sua senza tregua negli Uffici i più svariati - l'alta, indomita vigoria del carattere - la sua fede sincera e robusta - e l'intima bontà del cuore che, anche sotto l'apparente austerità della forma, si rivelava a chi da vicino lo conosceva - lasciano dopo la sua dipartita due orme profonde: un vivo rimpianto ed un utile esempio.
Alma sdegnosa, retta e militante, ricevi dai nostri cuori commossi l'addio di chi mai non potrà scordarti. Possa l'espressione del nostro dolore e del nostro affetto render men duro il cordoglio dell'angosciata tua famiglia! (Vive approvazioni).
COLONNA F. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COLONNA F. Una nobile e cara esistenza in breve ora si è spenta, come ha testé annunziato il nostro illustre Presidente.
A molti, qui e fuori di quest'Aula, la triste notizia della morte del collega carissimo è giunta prima ancora lo si sapesse colpito dal fiero morbo, che inesorabile lo ha rapito all'affetto del suoi cari, all'amicizia vostra, onorevoli colleghi, agli ammiratori del suo alto intelletto, della esemplare sua rettitudine; doti che lo fecero sempre altamente rispettare dai suoi stessi contradittori e avversari.
Con Francesco Nobili-Vitelleschi è sparito un carattere! Roma lungamente piangerà questo suo figlio, che era fra' suoi migliori, e ch'egli amava d'intenso amore, sempre pronto, ove col suo consiglio e la.sua opera potesse giovarle, nella sua fatidica missione!
Fu detto spirito eminentemente critico sì, ma esso non muoveva che da quell'alta idealità cui desiderava assurgesse la patria per bontà di leggi e retta amministrazione. Francesco Vitelleschi non ebbe nemici; equanime, mente equilibrata e colta, assolutamente obiettivo, voleva il bene per il bene!
Il Senato, la civica Amministrazione e tutti gli enti cui dedicava la sua intelligente operosità, altamente apprezzavano le sue preclari virtù; oggi assieme a noi, onorevoli colleghi, piangono la sua dipartita. Il generale cordoglio sia di conforto alla vedova, alla desolata figliuola.
Sia pace all'anima sua nobilissima! (Approvazioni).
FINALI Domando di parlare.
PRESIDENTE Ne ha facoltà.
FINALI Io sorgo a parlare di Francesco Vitelleschi per un titolo singolare, quello di essere forse in quest'Aula il più antico dei suoi amici; perché la mia amicizia con Francesco Vitelleschi risale nientemeno che al 1848, quando insieme ci trovavamo a udire le Conferenze di Michelangelo Caetani intorno alla Divina Commedia.
Egli ha lasciato traccie memorabili della sua azione e della sua.alta intelligenza negli atti del Senato. Io dirò di una circostanza, la quale mi ha colpito profondamente, ed è che l'ultimo suo atto in Senato, nel quale per tanti anni pronunciò così importanti e vigorosi discorsi, è stata la sua partecipazione all'adunanza della Commissione permanente di finanze non più in là di lunedì sera: e con grandissima commozione nel verbale di quella seduta ho stamane riscontrato il suo nome segnato dopo quello del segretario, perché egli era giunto in ritardo.
Tutti qui lo stimavano, anche quelli che non potevano condividere con lui tutti i giudizi, tutti gli apprezzamenti e le opinioni sull'andamento delle cose politiche del nostro paese, né associarsi ai suoi timori innanzi alle novità che si presentavano. Tutti professavano grande stima personale verso di lui, poiché egli non era mosso da altri sentimenti che dalla persuasione del bene del pubblico, e dall'infinito amore verso questa sua città nativa che di lui giustamente si compiaceva.Possiamo dire che dal 1871 ad oggi nel Senato non si è trattata e discussa alcuna grave questione, senza che egli vi abbia preso notevole parte; e lo studio degli annali parlamentari farà sempre risaltare maggiormente, la vigoria del suo ingegno, la copia della sua erudizione, quello spirito pratico che lo rendeva singolare ed efficace oratore in questa Assemblea.
L'onorevolissimo nostro Presidente ha ricordato i libri nei quali egli ha consegnato un tesoro di studi ordinati ed esposti con molto vigore di intelletto. Mi sia lecito ricordare l'ultima sua opera che non è condotta a termine, e per la quale credo che uno dei nostri colleghi avesse promesso l'opera sua tipografica per condurla a fine; voglio dire la Storia civile e politica del Papato, di cui ha pubblicato due volumi, ed il terzo, di cui ho visto il manoscritto completo, credo che si trovi presso il collega Roux, ormai in pronto per vedere la luce.
Ricordo questo con una vivissima commozione, perché pochi mesi fa, trovandomi con lui nella biblioteca, della quale egli era uno dei più assidui frequentatori, mostrandomi delle carte manoscritte, mi diceva: "che almeno mi durasse tanto la vita, finché io potessi compiere quest'opera, alla quale ho consacrato così lungo studio è così intenso amore!". Disgraziatamente questo voto non è stato adempito.
Anche questa circostanza credo che dia ragione al nostro rimpianto, rimpianto al quale son certo che tutti parteciperanno di gran cuore; perché il Vitelleschi era tale uomo, che anche quando si dissentiva da lui, anche quando si argomentava vivacemente in senso contrario, come qualche volta a me è avvenuto, dopo il contrasto, non che sciogliersi l'amicizia questa si rendeva più viva e più intensa.
Io, associandomi alle parole dell'onorevolissimo nostro Presidente e dell'onorevole collega Colonna, mando un mesto saluto al nostro desiderato collega e amico; e sarei lieto di qualunque speciale onoranza che il Senato volesse tributare a Francesco Vitelleschi. (Approvazioni generali).
PRESIDENTE Devo annunziare al Senato che ho ricevuto un dispaccio dal senatore Colombo, il quale dice: "Spiacente di non essere a Roma per assistere alle esequie del compianto, collega, mi associo di tutto cuore al lutto del Senato".
COLONNA F. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COLONNA F. Anche a nome di diversi colleghi, amici; e ammiratori del compianto senatore Vitelleschi, propongo che in una delle sale del Senato venga eretto un busto in marmo che ne ricordi la nobile figura. (Approvazioni).
ROUX Domando di parlare.
PRESIDENTE Ne ha facoltà.
ROUX Troppo poca autorità conto in questa Aula per parlare del compianto nostro collega, però io non avrei preso la parola, se l'illustre senatore Finali, amico del venerato Vitelleschi non avesse citata un'opera che veramente fu la cura più assidua degli ultimi anni del compianto collega. Domenica stessa l'onorevole Vitelleschi veniva da me per ritirare una prima copia del terzo volume della sua Storia del Papato, e mi ricordava che poco mancava all'ultimazione del quarto volume, col quale egli credeva di compiere il suo ufficio di storico della importante lotta civile e politica del Papato nella società italiana.
Io vorrei che gli amici, i colleghi del Senato trovassero la via buona per aiutarmi, e, presentandosi davanti agli eredi, trovando le vie del cuore, domandassero le ultime pagine, quel quarto volume, col quale si compirebbe un'opera veramente degna dell'illustre cittadino, del venerato collega che oggi noi tutti piangiamo con sincero animo, di un uomo che ha dato l'esempio di virtù civili nobilissime, di bontà di carattere esemplare, di collega da tutti noi adoratissimo (Approvazioni).
PRESIDENTE. Il Senato ha udita la proposta che l'onorevole senatore Colonna Fabrizio ha fatto anche a nome di altri nostri colleghi; è cioè che sia eretto un busto in memoria dell'onorevole senatore Vitelleschi.
Coloro che intendono di approvare questa proposta sono pregati di alzarsi.
La proposta è approvata all'unanimità.
GUICCIARDINI ministro degli affari esteri. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUICCIARDINI ministro degli affari esteri. La notizia improvvisa della morte del senatore Vitelleschi ci ha riempito l'animo di dolore profondo. Noi l'ammiravamo per l'ingegno forte e versatile; noi lo stimavamo per la fermezza dei suoi principii, per la coerenza fra gli atti e i principii; noi lo amavamo per la schiettezza e la bontà dell'animo suo.
Di lui si può veramente dire che fu onore e decoro del Parlamento italiano. Mosso da questi sentimenti e da questi pensieri, in nome del Governo, come ci siamo associati alla proposta fatta dall'onorevole senatore Colonna, così mi associo al voto espresso dall'onorevole Roux e faccio adesione alle parole eloquenti dette dall'illustre Presidente. (Approvazioni).
PRESIDENTE Pongo ai voti la proposta fatta dal senatore Roux, il quale, come il Senato ha udito, ci ha data la lieta novella che il terzo volume dell'opera del nostro compianto senatore Vitelleschi, sulla storia del Papato, è già finito, e che in gran parte son pronti i materiali per il quarto volume. Egli propone che si facciano uffici presso gli eredi onde aver modo di condurre a termine quest'opera, che certamente è della massima importanza.
Coloro che approvano questa proposta favoriscano di alzarsi.
È approvata all'unanimità.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 aprile 1906.