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VILLA Tommaso

29 gennaio 1832 - 24 luglio 1915 Nominato il 10 marzo 1909 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Nel tempo, in cui sono state chiuse le nostre sedute, abbiamo perduto i senatori Fergola, D'Alì, Grenet, Masi, Calvi, Massabò, Villa Tommaso, Campo, Balestra, Tournon, San Donnino, Di Martino, Florena, Salvarezza Cesare. [...]
Altro e quanto chiaro del foro e del Parlamento, fu Tommaso Villa! La Gazzetta ufficiale nell'annunzio della sua morte, avvenuta in Torino il 24 luglio, disse spenta una delle nobili esistenze connesse alla storia del nostro risorgimento, e a quel lungo periodo parlamentare, che il sacro fuoco della patria sempre vivo mantenne. Nato in Canale, Provincia di Cuneo, il 29 gennaio 1832, da padre magistrato, laureato in giurisprudenza nel 1853 [sic] alla Università di Torino, si avviò all'esercizio dell'avvocatura, praticando nello studio di Angelo Brofferio, che lo predilesse. Le ali vivaci del giovanile ingegno spiegavansi all'arringo forense ed alla vita pubblica in quel decennio aureo del Piemonte, che preparò la riscossa nazionale. Al fuoco tribunizio del Brofferio, alle idee democratiche, si accese e divenne presto popolare. Alla palestra della stampa giornalistica si addestrò nella consuetudine ed amicizia del Bottero; con lui nella Gazzetta del Popolo lavorò; altri giornali diresse, altri fondò; scrisse prose e versi, anche un dramma produsse; l'eloquenza gli diede fama fra i più strenui difensori del foro penale. Compito il trentesimo anno, fu candidato alla deputazione politica nel collegio di Villanova d'Asti e trionfò. Alla Camera rimase quarantaquattro anni per dodici intere legislature, in tanto credito, che, dopo essere stato più volte compreso fra i Vicepresidenti, alla Presidenza fu eletto e sedette abilmente in momenti difficili. Il sapere e l'esperienza gli davano autorità: l'equanimità ed i nobili intenti gli ottenevano rispetto; le maniere affabili, la dolce espressione lo rendevano amato. Apparvero le qualità dell'uomo di Stato a farlo chiamare al Governo nel 1879 e vi entrò con il portafoglio dell'interno, cambiato dopo pochi mesi con quello di grazia e giustizia e dei culti, tenuto fino al 1881. Pari all'amor di patria ed alla devozione al Re fu in Tommaso Villa l'affetto alla città di Torino. Consigliere comunale e provinciale, fu operoso, indefesso. Qual cuore egli avesse, prova l'Istituto delle figlie dei militari, ai torinesi diletto, che da lui ebbe la vita e la protezione. Per il lustro di Torino ed il vanto d'Italia, fu delle mostre artistiche e industriali promotore ed inspiratore: da lui i comitati ebbero infusa l'attività e l'energia, l'anima fu della grande esposizione generale nazionale del 1884: nell'occasione della quale fu eretto in quella metropoli, che ne fu la culla, cooperante Cesare Correnti, il tempio del risorgimento, e le ultime forze spese alla magnifica del cinquantenario della proclamazione di Roma capitale, riconoscente Torino e l'Italia. Commissario figurò con onore alle esposizioni straniere, massimamente a quella di Parigi. L'uomo egregio fu dato al Senato il 19 marzo 1909. Ma lontano ei fu prima trattenuto dalle cure dell'esposizione torinese e poi dall'infermità lunga che ce ne ha per sempre privati. Tace ora quell'eloquio che conquise, spenta è la fiamma, che l'accese: ed è Tommaso Villa fra i sepolti nostri, cui mandiamo l'addio estremo. (Approvazioni). [...]
FERRERO DI CAMBIANO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERRERO DI CAMBIANO. Onorevoli senatori. Poiché nessuno dei colleghi della mia regione chiede di parlare, dirò io con autorevolezza di tanto minore ma con animo memore e convinto, di Tommaso Villa, nel nome di Torino che lo chiamò suo cittadino onorario, per associarmi alle nobili parole con le quali l'illustre nostro Presidente lo ha commemorato.
Disse bene l'illustre Presidente del preclaro parlamentare che fece rifulgere in Parlamento la sua eloquenza e la sua dottrina, dell'illustre avvocato il quale primeggiò nel foro con la sua sagacia e con la sua facondia; disse, come non si saprebbe meglio, dell'uomo di Stato, del ministro, del pubblicista, che tanta parte di sé ha dato al nostro paese dedicando alla cosa pubblica tutta la vita dalla giovinezza agli ultimi giorni della sua onorata vecchiaia.
Io aggiungerò poche parole alle nobili dell'onorevole Presidente in omaggio alla memoria del degnissimo uomo. Tommaso Villa fu uomo complesso nelle sue attitudini e nella multiforme sua attività. Ebbe modi squisitamente gentili, ebbe lealtà di carattere, ebbe bontà d'animo, superiore e quasi incomparabile, per cui da ogni parte gli vennero amicizie che egli ricambiò cordialmente e lealmente.
Il nostro Presidente ben rammentò l'opera di Tommaso Villa come promotore, ispiratoree guida delle Mostre che Torino ebbe l'onore di indire nel nome d'Italia tre volte, nel 1884, nel 1898 e nel 1911. Pensava Tommaso Villa che si dovessero solennizzare le grandi ricorrenze cinquantenarie della nostra epopea nazionale con la mostra delle industrie e del commercio, per far vedere quanto all'Italia avessero giovato la libertà ed il suo ricostituirsi in nazione una ed indipendente.
Di questo suo pensiero e della fortuna delle esposizioni da lui promosse e da lui dirette con saviezza di avvedimenti e di organizzazione, fu grata Torino e riconoscente il paese.
Per questa gratitudine, nella quale si compendiò e che coronò la vita operosa di Tommaso Villa, io penso che la sua memoria rimarrà viva e perenne, come quella di un grande cittadino, che ha ben meritato del suo paese. (Vive approvazioni).[...]
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Domando di parlare.
PRESIDENTE, Ne ha facoltà,
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Assolvo il compito altrettanto onorevole quanto doloroso di esprimere a nome del Governo tutta la simpatia riverente, che esso prova innanzi ai gravi lutti, che quest'alto consesso ha subiti; e in questa simpatia si contiene il pieno consenso al tributo di riconoscenza e di lode, che le inspirate parole del Presidente illustre e degli altri senatori hanno apprestato alla memoria degl'insigni uomini, di cui piangiamo la perdita.
Ascoltando quelle parole, la mia mente quasi astraeva dalle persone singole, e al di sopra degli uomini commemorati, io vedevo passare innanzi ai miei occhi tutta una serie di vite nobilmente spese nei campi più diversi: dall'esercito all'amministrazione civile, dal Parlamento alle amministrazioni locali, dalle aule della giustizia alla cattedra della scuola e così via via - forme di attività diverse, ma congiunte tra loro da quest' unica idea e da quest'unica fede: il servizio reso alla patria (Bene! Bravo!).
E pensavo a quanti tesori di sapienza e di patriottismo in quest'Aula nobilissima si racchiudono. Né io nulla aggiungerei a quanto così egregiamente è stato detto; ma concederà il Senato che trovi qui un'eco la vibrazione di talune note particolari, che o per ragioni personali o per ragioni di ufficio più vivamente palpitano nell'animo mio, a proposito, della dipartita di alcuni valentuomini. [...]
E come amico e come discepolo e come guardasigilli e rappresentante il Governo nella sua complessa unità, io m'inchino dinanzi alla veneranda figura di Tommaso Villa, di quest'uomo che per la sua multiforme attività parve e fu davvero un prodigio: un'attività, che sembrava divorasse l'opera, attività genialmente e direi latinamente versatile nei campi più diversi del sapere. E per virtù di una felice e fortunata longevità, per cui questo forte combattente parve che di vittoria in vittoria sfidasse perfino, trionfando, il tempo, si potrebbe quasi dire che a proposito di lui converrebbe tesser la vita non di uno, ma di molti uomini superiori. Ma in questa così multiforme attività prevale quella che più lo rende caro al mio spirito, perché fu davvero innanzi tutto e più che tutto il maestro incomparabile del diritto. Avvocato veramente sovrano per la foga impetuosa e calda dell'eloquio, che pur si temperava però in quella nobiltà di stile, onde davvero la sua eloquenza poteva dirsi togata,nel più bello e degno senso classico di questa espressione, la sua avvincente parola egli metteva al servigio d'una dialettica acuta e stringente, di una vasta e profonda cultura, di guisa che nel tempo stesso affascinava e persuadeva, trascinava e convinceva, conquistando non soltanto con le lusinghe del dire, ma con la bontà delle cose. E maestro del diritto, doveva naturalmente, egli che fu Presidente della Camera, ministro dell'interno, ministro di Stato, rifulgere vivamente e gloriosamente nella serie dei guardasigilli: dove apparve e fu amministratore sagace ed energico, innovatore dotto ed ardito, coraggiosamente affrontando e portando dinanzi al Parlamento anche quelle riforme, che più gravi e numerose presentassero difficoltà ed obiezioni. Sia gloria, sia onore alla venerata memoria di lui! (Prolungati applausi).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 15 dicembre 1915.