senato.it | archivio storico

VIGONI Giuseppe

09 luglio 1846 - 15 febbraio 1914 Nominato il 14 giugno 1900 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
E anche tu, Giuseppe Vigoni, hai lasciato questa terra, la tua Milano, i tuoi cari e noi per sempre! La morte sorprese il nostro collega nel 15 corrente, allorché ne parve scampato. È mancato ancora vigoroso; nato il 9 luglio 1846 in sesto San Giovanni; cresciuto nell'alta società milanese; la ricchezza non goduta nell'ozio, ma usata all'istruzione della mente ed alle soddisfazioni dello spirito. L'ingegno applicato allo studio, per le matematiche fu in Torino ed in Pavia, per l'ingegneria in Bologna; ove stando nel 1866, riaccesa la guerra dell'indipendenza, venne dall'amor patrio attratto alle armi, e si arruolò volontario in cavalleria. Dopo la campagna, ritornato alla scuola, si laureò ingegnere civile ed architetto: ma la forte inclinazione ai viaggi lo predominò, e ad appagarla scientificamente si apprestò. Non che l'Europa, vide le altre parti del globo; e dovizia di nozioni di terre e di popoli portò in patria.
Il suo primo viaggio fuori d'Europa fu in Egitto, nella Siria, nella Palestina, sin oltre il Giordano. Percorse l'America dal sud al nord. Da Pietroburgo, varcato il Caucaso, percorse la Persia e la Mesopotamia, e dal Golfo persico approdò nelle Indie. Dal sud passò al nord della penisola, e s'inoltrò fino al confine inglese. Prima della nostra occupazione esplorò l'Abissinia; prima della nostra conquista la Libia. Del viaggio in Abissinia pubblicò un volume illustrato in aggiunta a quello del Matteucci, suo compagno di viaggio. Della conquista libica è stato chiamato un apostolo e un precursore. Accorse Milano alla sua conferenza sulla Tripolitania del 21 maggio 1912 nella sala della Società d'esplorazioni geografiche e commerciali. A questa società, della quale fu presidente molti anni, diede affetto e cure continue. Caldo della nostra espansione coloniale, ne studiò profondamente le questioni; non mancò di prender parte alle dispute della coloniale politica; e peso ebbe il suo consiglio. La sua parola, autorevole in tale materia, noi ascoltammo, quando ne cadde occasione, in quest'Assemblea, alla quale appartenne assiduo dal 14 giugno 1900. Alpinista appassionato, replicatamente presidente della sezione di Milano e vicepresidente del Club alpino italiano, toccò le più alte vette delle Alpi.
Segnalati servigi Giuseppe Vigoni prestò al Comune di Milano. Entrato in consiglio nel 1881, subito assessore per l'edilizia, fu sindaco dal 1892 al 1899, tolta l'interruzione del commissariato, ed ancor dopo consigliere. Grandi opere pubbliche furono a suo merito compiute od intraprese, e coraggiose riforme, onde prospera ancor oggi la vita comunale di Milano, son dovute al suo sindacato. Egli attuò l'idea moderna della municipalizzazione dei pubblici esercizi con sano criterio e giusto sistema. Provvida fu la sua gestione ad istituti ed a persone; ma il maggior beneficio, che produsse, fu il derivato dal riordinamento tributario del Comune.
Ingegno, operosità, fermezza di carattere, fecero di Giuseppe Vigoni un cittadino, della cui memoria Milano deve onorarsi; e di memoria grata le fan dovere il bene, che le ha voluto ed il progresso, cui l'ha spinta. Del nome italiano alto portato fuori d'Italia, la riconoscenza è dovuta, non da Milano solo, ma dalla nazione. (Approvazioni). [...]
GREPPI EMANUELE. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GREPPI EMANUELE. Onorevoli colleghi. Consentite che io prenda la parola, pure avendo da così poco tempo l'onore di essere ascritto fra voi.
Non è presunzione di dir cose meritevoli della vostra attenzione, specialmente dopo che il nostro amato Presidente ha così bene illustrato tutta la vita operosa di Giuseppe Vigoni. Mi spinge l'affetto, mi spinge il dolore per la scomparsa di Giuseppe Vigoni, che da molti anni era già vostro collega, che voi avevate chiamato a far parte delle commissioni più importanti, che fu mio capo nell'amministrazione della nostra città, che fu mio benevolo protettore allorché io stesso dovetti assumere il posto da lui prima occupato.
Noi milanesi abbiamo, numerosissimi, accompagnato Giuseppe Vigoni alla tomba, o i molti commossi seguaci rappresentavano coloro che lo avevano amato e ammirato nelle svariate attività della sua vita.
C'erano i soci della Società geografica, del club alpino, i quali sovratutto ricordavano di lui i viaggi difficili e pericolosi, iniziati sin dalla prima gioventù e continuati anche in tempi recenti, gli studi, le pubblicazioni di indole coloniale, le animose spedizioni sulle vette più ardue.
C'erano i rappresentanti del comune che attestavano avere egli compiuto la unificazione della nostra città col sobborgo e la riforma maggiore nei suoi tributi, una riforma che anche i suoi avversari politici riconobbero come il massimo sforzo di riforma tributaria democratica consentito ad una città italiana.
Attestavano altresì che da lui avevano preso le mosse le più proficue municipalizzazioni di servizi pubblici, ordinate con una opportuna divisione di competenze fra i pubblici poteri e l'industria privata.
I suoi istinti, le sue predilezioni lo portavano piuttosto all'azione diretta, personale, dove armonicamente si unissero l'energia fisica e l'energia morale, dove occorresse una pronta intuizione, una responsabilità non condivisa con altri.
Egli era nato alpinista, viaggiatore, colonizzatore.
Ma queste sue qualità naturali ottimamente si adattarono anche a più complesse responsabilità.
La sua attività, la sua intelligenza, la sua devozione al pubblico bene lo resero eccellente come assessore, e come sindaco gli consentirono di attuare con efficacia e con fermezza quelle grandi riforme alle quali ho già alluso.
Il Senato ha avuto un riflesso dell'animo, del suo pensiero nei discorsi che qui ha tenuto specialmente in materia coloniale e voi sapete come egli incitasse il Governo all'azione continua di ogni giorno.
I suoi forti ammonimenti esattamente rispecchiavano la sincerità, la vivacità della sua azione individuale.
Egli fu in Abissinia, egli fu in Libia assai prima che colà si piantasse la nostra bandiera.
Quando si farà una storia dell'Africa italiana, questa storia additerà Pippo Vigoni fra i primi che l'hanno divinata ed amata. (Bene).
Onorevoli colleghi, io ho presola parola in forza dei legami contratti con Pippo Vigoni nella nostra cìttà, ma l'opera sua, il suo cuore erano italiani, onde io confido che in nome dell'Italia tutta, dalla quale noi proveniamo, voi vorrete esprimere le condoglianze del Senato alla vedova, al figlio, alla famiglia tutta ma specialmente al fratello che del Senato stesso è parte così cospicua, così amata. Insieme al pietoso ricordo dell'estinto si concentra sul fratello, che n'è ben degno, la stima el'affetto di tutto il Senato. (Approvazioni vivissime).
CAMERANO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CAMERANO. Il nostro illustre Presidente ed il senatore Greppi hanno con parola alta ricordato le benemerenze del senatore Giuseppe Vigoni e l'opera attivissima, multiforme nei molteplici campi nei quali applicò la sua mente eletta.
Consentite a me, come presidente del "Club alpino italiano", di ricordare in modo speciale le benemerenze di Giuseppe Vigoni verso questa istituzione, che Quintino Sella fondò insieme con Giovanni Barracco, di cui abbiamo testé commemorato la perdita, istituzione indirizzata al rinnovamento della educazione della, gioventù italiana e al progresso della scienza.
Il senatore. Giuseppe Vigoni fu per molti anni amato e stimato, vicepresidente del "Club alpino italiano". Mente larga, colta, vivace, aperta ad ogni sana manifestazione della vita moderna, del "Club alpino italiano" comprese sin dal suo inizio le alte e patriottiche finalità, e con entusiasmo ed attività, che mai si affievolirono, per tutta la vita si adoperò perché venissero raggiunte.
Mando alla memoria di Giuseppe Vigoni un saluto affettuoso e reverente. (Approvazioni}.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 26 febbraio 1914.