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VIGLIANI Paolo Onorato

24 luglio 1814 - 12 febbraio 1900 Nominato il 23 gennaio 1860 per la categoria 13 - Gli avvocati generali o fiscali generali presso i magistrati di appello dopo cinque anni di funzioni provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Domenico Saracco, Presidente
Signori Senatori!
Nel pomeriggio del 12 corrente febbraio morì a Firenze Paolo Onorato Vigliani, il Nestore dei magistrati, e parmi poter soggiungere il Principe dei giureconsulti italiani. Egli era nato nel 1814 in Pomaro, circondario di Casale, provincia di Alessandria, ed era perciò entrato nell'ottantesimosesto anno di vita, quando una breve malattia lo trasse al sepolcro.
Io vorrei, o signori, che fosse concesso a me, discepolo, ed anche un poco compaesano suo, ritrarre al vivo, da questo seggio, la figura dell'uomo venerando scomparso or ora da questa terra, e così mi fosse dato di raccontarne con la dovuta ampiezza la vita, ed insieme le opere più insigni che gli procacciarono meritata fama nel mondo.
Il compito che devo assolvere è necessariamente più modesto, e se non saprò essere così breve, come dovrei, dirò nullameno sol quanto basti perché gli Atti del Senato portino l'impronta del vivo desiderio che ha lasciato dietro di sé il Collega perduto.
Addottorato nel 1836 nell'Università di Torino, fra il plauso e le felicitazioni del corpo accademico, il giovane avvocato che rispondeva al nome di Paolo Onorato Vigliani entrò quasi ad un tratto, nella qualità di ripetitore, a far parte della Facoltà giuridica; e già gli stava aperta dinanzi la carriera dell'insegnamento ufficiale, verso della quale convergevano in quel tempo i suoi studi prediletti, quando il conte Avet, dirigente allora la grande Cancelleria, ebbe il felice pensiero di chiamarlo presso il Ministero nella qualità di suo segretario particolare, di dove, già insignito a soli 33 anni del titolo e grado, uscì nel 1849 consigliere effettivo nel magistrato d'appello di Casal Monferrato, la città delle sue più care affezioni.
Ma in questo breve periodo di tempo il dotto magistrato aveva pure mostrato di possedere larga attitudine a cose anche maggiori, e poiché nel maggio 1848 aveva compiuto con grande onore l'ufficio di assessore al commissario del Re, nel ducato di Parma e Piacenza, il Governo del Re nel settembre dello stesso anno affidò ancora al Vigliani la missione delicatissima di assessore legale a Genova col Durando, specialmente incaricato di ristabilire colà l'ordine pubblico profondamente turbato. Sopravvennero intanto i fausti eventi del 1859, e fu al Vigliani, che in quei giorni reggeva l'ufficio dell'avvocatura generale in Genova che toccò l'insigne quanto pericoloso onore di rappresentare il Governo del Re nella capitale della Lombardia, appena fatta libera dalla dominazione straniera.
Or io non dirò, poiché la storia politica italiana porta scritto nelle sue pagine gloriose il nome e le gesta di Paolo Onorato Vigliani, come e con quanta lode il degno magistrato abbia corrisposto all'aspettazione del Re Liberatore e del suo Governo. Ma non saprei tacere, che fino dal 23 gennaio 1860, in premio dei segnalati servizi resi al paese in questa sua qualità, il nostro Vigliani fu elevato con speciale decreto alla dignità di senatore, ed invitato fin d'allora ad assumere l'ufficio di consigliere della Corona. Egli preferì invece di ritornare al suo posto di Procuratore generale di Corte d'appello in Genova, poi in Torino; quando il Governo del Re si rivolse nuovamente, e non indarno, all'alta intelligenza, alla prudenza ed al vigore del Vigliani, affinché pigliasse in mano le redini della provincia di Napoli che tenne anche una volta con grande onore, fino a che, nel 1865, fu chiamato a coprire l'alta carica di Presidente della Corte di Cassazione di Firenze.
Finalmente l'Illustre Uomo consentì nel 1869 ad assumere la direzione del Ministero di grazia e giustizia, sotto la presidenza del Generale Menabrea, che indi a pochi giorni lasciava il potere a mani del Lanza, e fu soltanto nel 1873 che ritornò, col Minghetti, a Palazzo Firenze, dove rimase fino al 18 marzo 1876, per fare ritorno, cogli onori di Ministro di Stato, al suo seggio di Firenze, che fu pur sempre l'oggetto delle sue più care aspirazioni.
Qui, mi parrebbe di essere temerario se osassi, affermo anzi che mal saprei assolvere convenientemente il compito che mi venisse imposto di mettere in rilievo i meriti personali ed i titoli d'onore, che il nostro Vigliani seppe guadagnarsi nell'esercizio delle sue funzioni di ministro. Non dispiacerà tuttavia che io dica, che l'egregio uomo si mostrò negli atti eguale alla sua fama, perché si sappia che in lui la rettitudine fu pari alla dottrina, la correttezza nelle forme eguale al vigore dell'azione, ed appena mi permetterò di ricordare, che fu principalmente sotto la sua amministrazione, e con l'opera del ministro, che si gettarono le prime e le più importanti basi del Codice di commercio e del Codice penale del Regno d'Italia. In breve: mai l'amministrazione della giustizia rimase affidata a mani più degne e più sicure. (Bene).
Dovrei piuttosto, se l'ora fosse propizia, intrattenermi alquanto a discorrere dei meriti e dei servizi veramente eminenti, che il Vigliani seppe rendere alla patria nella qualità di senatore. Ma nulla saprei dire, che voi già non sappiate, e d'altro canto gli atti del Parlamento, le dotte relazioni escite dalla sua penna che si contano a diecine, e le splendide orazioni pronunciate dal Vigliani in argomenti di capitale importanza, che non saprei additare partitamente, senza incorrere nel pericolo di ricordare le une e tacere di altre, egualmente e forse più meritevoli di speciale menzione, offrono così luminosa prova della sapienza e della esemplare operosità dell'uomo, che a me parrebbe mancare di rispetto alla sua memoria, se presumessi colla mia povera parola dire cose, che tornino maggiormente ad onore del venerato maestro e collega amatissimo. Posso soltanto, e devo rammentare, che eletto tre volte vice- presidente di questo Senato, nel 1867, nel 1870 e nel 1871, il Vigliani esercitò di fatto le funzioni di presidente durante l'assenza del Torrearsa e quanti lo videro seduto su questo seggio, ricordano la impareggiabile dignità dei modi coi quali diresse per alquanti mesi i lavori di questa nostra assemblea, giustamente orgogliosa di un così degno e sapiente moderatore. Non saprei infine perdonare a me stesso, se tacessi della mirabile relazione dettata dal Vigliani, come presidente della Commissione senatoria, sul primo libro del Codice civile italiano, perocché questo lavoro, fatto di ragion pubblica, venne sempre, ed è tuttora considerato come monumento incomparabile di sapienza giuridica.
Questo è l'uomo che ancora nel 1889 presiedeva la Cassazione di Firenze. Ma quel giorno fatale doveva pure venire, e sorse ahi troppo rapidamente, nel quale l'illustre vegliardo, raggiunto il 75° anno dell'età sua fu costretto a deporre la toga del magistrato. Dura legge, talvolta insensata, ma dura legge, innanzi alla quale dové piegare il capo con lo schianto del cuore, mentre col procedere degli anni pareva che crescessero in Lui la facoltà del lavoro, e la freschezza invidiabile della mente. Onde al magistrato emerito la cui fama avea valicato i confini dell'Italia, come era avvenuto ad un altro Giureconsulto piemontese, lo Sclopis, toccò più volte l'onore nella sua età senile, di essere chiamato arbitro in talune contese internazionali, ed ancora di recente in una questione di confini fra Inghilterra e Portogallo, felicemente composta.
Passarono così altri dieci anni, durante i quali il nostro Vigliani, all'infuori delle visite annuali che soleva fare al paese nativo, si era fatto cittadino della gentile Firenze, egualmente riamato e riverito dal fiore di quella cittadinanza, che da parecchio tempo lo aveva inviato a sedere nei consigli del Comune e della Provincia, onorando anzi se stessa con la scelta del Vigliani a Presidente del Consiglio Provinciale. Insofferente di ozio, non cessò pertanto di attendere assiduamente al proficuo lavoro, cosicché visse nobilmente i suoi ultimi giorni, col pensiero rivolto specialmente alla patria grande, che sentiva di aver servito fedelmente con amore e reverenza figliale.
Or egli non è più, e la spoglia venerata di Paolo Onorato Vigliani dorme il sonno eterno accanto a quella della consorte diletta, all'ombra del campanile della sua Pomaro, piccola terra del mio vecchio Monferrato, che si gloria di aver dato i natali ad un tanto uomo. Ma noi, colleghi ed amici suoi, che ebbimo la ventura di ammirarne più da vicino l'alto senno, e di ascoltare spesse volte la sua dotta parola, serberemo di lui il più grato ed affettuoso ricordo. E certo l'Italia risorta conserverà, anch'essa, lunga e preziosa memoria dell'uomo antico che personificava in se stesso l'amore ed il culto del giusto e del vero. (Benissimo). Così avverrà, che fino a quando popoli e Governo sappiano rendersi ragione che la giustizia è, e sarà sempre il più saldo fondamento dei Regni, il nome e gli insegnamenti lasciati da Paolo Onorato Vigliani continueranno ad essere tenuti presso le nuove generazioni in quell'alta estimazione dovuta agli uomini, che si resero maggiormente benemeriti della Patria e della umanità. (Vive approvazioni).[...]
VISCONTI-VENOSTA, ministro degli affari esteri. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
VISCONTI-VENOSTA, ministro degli affari esteri. Il Governo si associa con tutto l'animo all'omaggio reso così eloquentemente dal nostro presidente alla memoria del senatore Vigliani.
La sua lunga giornata giunse all'occaso, circondata dalla venerazione universale; e qual vita fu più degnamente riempita della sua! Ad ogni periodo della storia italiana dei nostri giorni si associa il ricordo di un alto ufficio da Lui degnamente sostenuto, e di grandi servizi resi alla Patria.
Egli rimaneva tra noi nella sua vigorosa e serena vecchiezza la personificazione delle più alte doti di cui può onorarsi la magistratura italiana.
Nelle missioni affidategli nei più difficili momenti, nei Consigli della Corona, nei lavori, nelle discussioni parlamentari, Egli portava seco quella mirabile armonia del criterio giuridico e del criterio politico, che faceva di Lui al tempo stesso, l'eminente giureconsulto e l'eminente uomo di Stato.
La nostra legislazione conserva in molta parte l'impronta dell'opera sua. Gli Annali del Senato raccolgono le splendide testimonianze della sua rara dottrina e della sua rara eloquenza.
La fama del suo sapere e del suo carattere varcava i confini italiani e lo fece chiamare da'Governi stranieri arbitro di ardue e delicate questioni internazionali.
Questa Assemblea, esprimendo il suo rammarico rende al nome del senatore Vigliani il tributo della reverenza e della gratitudine nazionale. (Approvazioni).



Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 19 febbraio 1900.