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VIALE Leone

24 agosto 1851 - 02 febbraio 1918 Nominato il 16 ottobre 1913 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Liguria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Altro lutto amarissimo, comune alla marina, ci è sopraggiunto il 2 corrente per la morte quasi improvvisa, avvenuta in Genova, dell'ammiraglio senatore Viale. Nato nella parrocchia di Ventimiglia il 24 agosto 1851 da famiglia di Diano Castello, che diede due dogi a Genova; entrato allievo alla Scuola di marina nel 1866, guardiamarina nel 1871, salì tutti i gradi splendidamente, fino a quello di viceammiraglio, e ad occupare nell'alto dell'Armata il terzo posto, dopo le altezze reali di Genova e degli Abruzzi. Nella lunga carriera di marinaro, per ventun'anno nella navigazione corse tutti i mari del mondo. Del duce di Genova era stato ufficiale d'ordinanza ed aiutante di campo. Fu direttore generale del personale e de' servizi militari nel Ministero della marina; presidente del Consiglio superiore della marina; comandò la squadra volante. Nel 1912 prese il comando della seconda squadra; poi, durante la guerra libica, quello supremo delle forze navali, che tenne magnificamente sino alla fine della guerra. Sotto il suo comando la seconda squadra, come è noto, riuscì ad imbottigliare la flotta turca nei Dardanelli; impedendone le ostilità contro le operazioni nostre nell'Egeo ed i nostri trasporti in Cirenaica e Tripolitania.
Fu dal Re creato senatore durante la guerra turco-italiana; ed ancora maggior prova ebbe della fiducia del sovrano e del Parlamento dalla elevazione al Ministero della marina nel 1914. Bene meritò nella preparazione della nostra Armata e negli apprestamenti bellici della difesa marittima adriatica contro l'Austria. Si dimise per cagione di salute. Il Re gli conferì il titolo di conte in segno di riconoscenza dei servizi alla patria.
Nella riserva navale, fra le medaglie e gli ordini cavallereschi nazionali e stranieri, gli brillava principalmente sul petto la croce di grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia. D'altro merito gli fu singolare ricompensa la medaglia d'oro per il soccorso a Messina ed alla Calabria nel terremoto del 28 dicembre 1908. Ve lo trasse da lontani lidi il cuor pietoso nel bravo petto di marinaro; fece delle corazzate ospedali e della flotta scavatori di sepolti, operai della misericordia ed infermieri.
La bella figura di Leone Viale, viceammiraglio sagace, che negli uffici di stato serbò somma dignità, e fu di persona amabile, rimane esemplare ed ammirata. Della presenza, che dava al Senato, del suo senno e del suo consiglio nei lavori nostri, deploriamo la perdita. (Benissimo). [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Amero d'Aste.
AMERO D'ASTE. Associandomi alle elevate parole di commemorazione pronunziate dal nostro Presidente per l'ammiraglio Viale, il Senato permetterà che io ricordi qui alcuni episodi della sua carriera marinara nei quali specialmente rifulse la sua attività a vantaggio dell'o Stato.
Nel 1902-903, essendo capitano di fregata al comando del Regio incrociatore” Umbria”, si trovò al Callao, nel Perù, mentre una questione tra l'Italia e quella repubblica si era talmente inasprita da minacciare di portare a una rottura diplomatica con grave danno dei molti nostri interessi in quel paese. Egli, per incarico del Ministero, con molto tatto e abilità politica riuscì a risolvere la questione con soddisfazione delle due nazioni.
Da contrammiraglio, al comando della divisione delle navi tipo” Regina Elena”, portò efficace soccorso colla sua divisione ai paesi dello stretto di Messina, distrutti in gran parte dal terremoto.
Un villaggio di baracche che esiste a Messina, costruito appunto dalla maestranza della nave” Regina Elena” e che porta il nome della nostra graziosa Regina, ricorda quell'efficace soccorso di opera.
Da viceammiraglio, durante la guerra italo-turca, nel 1911-12, comandò una delle squadre prima, poi, le forze navali composte di due squadre che si alternavano in Oriente. Benché non vi siano state grandi azioni navali, il fatto di aver obbligato la quasi totalità delle forze navali turche a non uscire dai loro ripari fece sì che non solo le nostre truppe, coadiuvate dalle forze navali, potessero liberamente sbarcare e occupare territori nemici; ma il nostro commercio poté continuare tanto liberamente che, si può quasi dire non si accorse che l'Italia era in guerra; e quale grande valore avesse tale benefizio riesce oggi a tutti evidente.
Carattere tranquillo e sereno, era ministro della marina quando entrammo nell'attuale conflitto estremamente difficile per i compiti che imponeva alla nostra marina. Pur avendo dedicata tutta la propria attività e intelligenza per provvedere adeguatamente alle necessità della nostra deficiente situazione strategica costiera, la guerra gli portò forse più amarezze che soddisfazioni. Qualche destinazione da lui fatta non corrispose alle sue aspettative; gli mancò qualche volta l'appoggio che gli era necessario. Una malattia sopravvenuta gli fece lasciare, senza rimpianto, la carica di ministro con la quale sentiva di dover portare responsabilità non tutte sue.
Destinato, quindi, al comando del dipartimento e della piazza marittima di Spezia, alla fermezza accoppiando l'abituale cortesia seppe meritare anche la gratitudine di quei cittadini che lo nominarono cittadino onorario di Spezia.
Un decreto luogotenenziale del Ministero della marina dell'aprile 1916, non ancora presentato al Parlamento, e che modificava una legge, ne troncava bruscamente, il 16 luglio 1916, la brillante carriera, prima che egli avesse raggiunto i limiti di età stabiliti dalla legge. Ciò lo addolorò molto.
Onorevoli colleghi. Onoriamo la memoria dell'ammiraglio Viale al quale il paese deve essere grato per tanti utili servigi resi alla patria. Credo di interpretare i vostri sentimenti preponendo che siano inviate alla famiglia le vive condoglianze del Senato. (Vivissime approvazioni).
DE SONNAZ. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE SONNAZ. Come amico del compianto senatore Viale voglio richiamare l'attenzione dei colleghi sulle sue belle doti di mente e di cuore che gli diedero tanti amici, tra tutti coloro che ebbero l'onore di conoscerlo e frequentarlo; ed io sono uno di essi, essendo stato suo consocio in una patriottica società, quella degli oriundi savoiardi e nizzardi italiani.
L'ammiraglio Viale era il vero nobile tipo di quegli ammiragli liguri e nizzardi, che tanti servizi resero all'Italia nelle guerre del risorgimento; come L'ammiraglio Riboty testé glorificato con la dedica del suo nome ad una Regia nave in faccia al nemico, e gli antichi ministri della marina, Giovanni Bettolo e Costantino Morin, che fu pure ministro degli affari esteri. (Approvazioni). [...]
DEL BONO, ministro della marina. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DEL BONO, ministro della marina. Alla parola alata del nostro illustre Presidente, che ringrazio per la marina ed alla commossa eloquenza degli onorevoli Gualterio, Amero d'Aste e De Sonnaz si associa l'omaggio reverente che in nome del Governo e della famiglia marinara, porgo alla memoria degli ammiragli Di Brocchetti e Viale. [...]
Il viceammiraglio conte Leone Viale, entrò nella Scuola di marina alla fine del ‘66, e, uscitone guardiamarina nel 1871, votò al mare l'intera sua vita.
Mente equilibrata, cuor d'oro, lavoratore zelante e coscienzioso, dotato di fine discernimento, equità e fermezza, non disgiunta da quella appropriata benevolenza pei suoi dipendenti che fu una delle più salienti qualità del suo elevato carattere, seppe naturalmente cattivarsi la stima, l'affetto devoto ed il profondo rispetto di quanti lo conobbero.
Quarantasei anni della sua vita dedicò alla marina, lasciando tracce incancellabili del suo illuminato amore per lei; ventidue ne passò a bordo delle sue navi, ed ebbe l'alta ventura (la migliore che possa arridere ai desideri di noi uomini di mare) di condurre in guerra le nostre forze navali contro il nemico. Comandante in capo dell'Armata nella guerra italo-turca, dimostrò costantemente coraggio e perizia somma, sia nelle varie operazioni che ci resero padroni del mare Egeo, sia negli attacchi ai forti dei Dardanelli e nella organizzazione e condotta dell'intera flotta.
“Egli fece rifulgere in ogni circostanza la potenza ed il valore della marina italiana”; questa la magnifica motivazione dell'onorificenza di grande ufficiale nell'Ordine militare di Savoia conferitagli appunto in riconoscimento delle sue elevatissime doti di condottiero navale.
Io ebbi l'onore d'essere capo di Stato maggiore della divisione navale posta sotto i suoi ordini, e suo comandante di bandiera, quando con la regia nave” Regina Elena” che batteva la sua insegna, e con le altre navi della divisione, radiotelegraficamente chiamate mentre si dirigevano a compiere una missione in Atlantico, egli organizzò prontamente e mirabilmente diresse le operazioni di soccorso alle popolazioni calobro-sicule, sì atrocemente colpite dal terremoto del 1908.
Con mezzi improvvisati ed affatto impari alle impellenti necessità della catastrofe immane fece fronte ai più urgenti bisogni di quelle povere genti esterrefatte e desolate, e poscia, con lavoro solerte, infaticato, diresse con pronto intuito i soccorsi e disciplinò una congerie di servizi i più disparati, assumendo con serena avvedutezza le più gravi responsabilità.
Ottenne risultati mirabili; e la medaglia d'oro di benemerenza che gli fu, per tanta sua opera, assegnata, ben degnamente attestava quant'altra mai, anche più oltre della soddisfazione del Governo, tutta la riconoscenza degli innumerevoli derelitti che lo videro prodigarsi senza posa nell'opera di misericordia, che giammai invano ne invocarono il nome, da loro tutti conosciuto ed esaltato.
Era questa la sua gloria maggiore; quella che al mite e generoso animo suo apportava più intimo e caro compiacimento.
Chiamato nel 1914 dalla fiducia di S.M. il Re a reggere il Ministero della marina, egli fece parte di quel Governo che nel turbinoso volger di eventi che sconvolse l'Europa seguì senza esitanze la diritta via dell'onore per la maggior fortuna d'Italia; si apprestò febbrilmente ali inevitabile cimento e dichiarò all'Austria la santa guerra di liberazione.
Gli eminenti servigi resi dall'ammiraglio Viale come ministro della marina sono acquisiti alla storia di questo grande periodo della nostra vita nazionale e questa storia non può ora, mentre l'epico conflitto divampa, esser resa di pubblica ragione. Basterà il ricordare che in riconoscimento di quanto egli fece, conchiudendo degnamente la sua onorata carriera S. M. il Re volle, togliendo occasione dal suo collocamento in posizione ausiliaria per ragioni d'età, conferirgli il titolo di conte.
Ma la salute già fortemente scossa, non gli consentì il ben meritato riposo: e gli accessi del suo male, con alternative di brevi speranze, lo condussero, troppo presto, alla tomba.
Quanta amarezza per lui, sol compensata dal convincimento d'aver sempre compiuto tutto il suo dovere, quanta amarezza nelle sue ultime ore perché il destino non gli concesse di poter salutare, vivente, la nostra bandiera vittoriosa, sventolante all'ombra di S. Giusto!
La marina riconoscente, accomuna nel rimpianto il ricordo di questi suoi due ammiragli e li addita ad esempio delle nuove generazioni perché entrambi ebbero proprie ed esercitarono per tutta la loro vita, le più nobili prerogative del gentiluomo, dell'ufficiale, del cittadino in devoto, indissolubile servigio della patria e del Re. (Vivissime e generali approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 13 febbraio 1918.