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VERDI Giuseppe

10 ottobre 1813 - 27 gennaio 1901 Nominato il 15 novembre 1874 per la categoria 20 - Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria e per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Stanislao Cannizzaro, Vicepresidente

Signori senatori! Stanotte alle 2.50 spirava in Milano la grande anima di Giuseppe Verdi. Non morrà però il suo nome: e non si eclisserà mai quella gloria che ha lasciato in eredità all'Italia.
Gloria non solo splendente ma altresì purissima, poiché il sommo maestro al genio artistico associava le più elevate e nobili doti morali ed al culto dell'arte il più schietto e gagliardo patriottismo. (Approvazioni).
SARACCO, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SARACCO, presidente del Consiglio, ministro dell'interno.Signori senatori. Con alte e nobili parole di rimpianto in memoria dell'uomo che anche nell'angoscia dell'ora presente tutta Italia piange ed onora, il nostro illustre Presidente s'è fatto sicuro ed eloquente interprete del vivo e profondo cordoglio che ha svegliato nell'animo di tutti noi il ferale annunzio che Giuseppe Verdi non è più.
A questa manifestazione di dolore universale, poiché dal tugurio è salito alla reggia, dall'umile villaggio alla capitale del Regno, il Governo del Re si associa, a sua volta, per mezzo mio.
Ma innanzi a questo plebiscito del popolo italiano che a Giuseppe Verdi ha conferito nel modo più solenne l'alto onore di essere, lui vivo, consacrato alla immortalità, sento che sarei temerario, se ministro del Re o senatore, presumessi aggiungere anche una sola fronda al serto glorioso che l'ammirazione delle genti ha decretato da lunga mano alla veneranda canizie dell'illustre vegliardo che noi piangiamo estinto. (Approvazioni vivissime).
E poiché la nazione intera si è mostrata attonita e pensosa allo sparire dell'astro luminoso che riempiva di tanta gloria il mondo civile, l'Italia sovratutto, fiera ed orgogliosa del suo grande maestro, il mio labbro ammutolisce.
M'inchino reverente davanti alla spoglia mortale di quel grande con l'augurio e la speranza nel cuore, che rimangano vive le traccie luminose di quello spirito immortale, affinché non vada perduto per il bel paese l'antico primato dell'arte che Giuseppe Verdi ha gelosamente custodito per una lunga serie di anni e felicemente accresciuto col magistero delle opere sue. (Benissimo).
E dopo ciò, o signori, io mi tengo contento di annunziare al Senato che il Consiglio dei ministri ha deliberato che, dove non sorgano ostacoli impreveduti, i supremi onori alla salma venerata di Giuseppe Verdi siano resi a cura e a diligenza dello Stato. (Benissimo).
Non dubitiamo che il Senato sarà per accogliere benevolmente questa nostra proposta. (Approvazioni vivissime).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Fogazzaro.
FOGAZZARO. Signori! Un grande lume della patria si è spento, e forse, in quest'ora oscura, meglio che le parole, un silenzio atterrito risponderebbe a quel gelo amaro che a tutti ne stringe l'animo, quanti qui e fuori di qui abbiamo cuore per la gloria del paese nostro, quanti qui dentro e fuori di qui abbiamo senso per il divino raggio del genio.
Ma, signori, lo comprendo, è un sovrano quello che la morte ha colpito, un sovrano potente oltre i confini d'Italia, e l'impero di un alto dovere ne sforza a vincere questa angoscia a levare il cuore e la voce per un saluto solenne a lui che glorioso ci passa davanti volto all'eternità. (Bene).
Un sovrano Giuseppe Verdi fu veramente; fu sovrano per l'altissimo ingegno; fu sovrano per il magistero dell'arte che in lui, sino alla più tarda vecchiaia, rinnovellava forme come in una fonte di giovinezza immortale; fu sovrano finalmente per un insigne primato nell'armonia suprema dell'intelletto e dell'animo, nella modesta semplicità della grandezza, nell'infaticata, indomita energia, che oggi solamente riposa e lavorò ancora quando tutta la gloria che questa terra può dare già era sua, e non vi era più che un culto da rendere all'ideale, non vi era più che un esempio di magnifico lavoratore da mostrare al popolo i italiano ed al mondo.
Il nome di Verdi meritò sopra ogni altro di simboleggiare nei tempi eroici del nostro risorgimento, per un mistico incontro di voci, la sospirata, invocata unità della patria intorno al trono del primo suo Re.
Verdi è stato un grande unificatore nostro, quando, chiusa nell'onda della sua musica ardente, inafferrabile al nemico, l'idea nazionale corse liberamente dalle Alpi al mare, l'Italia schiava, infuocando i cuori. (Approvazioni).
Egli è ancora un grande unificatore nostro in questo fugace momento, mentre, sospese le distinzioni di fedi e di parti, un palpito solo raccoglie gl'italiani intorno al suo letto funebre. (Benissimo).
Possa questo ventesimo secolo, che tanto dono raccolse dal suo predecessore e tanto breve tempo seppe serbarlo, possa, io dico, riportare all'Italia altrettanta potenza di arte, che unifichi, tutto penetrandolo ed elevandolo, il nostro popolo; e non manchi al lume dell'arte giammai quel sereno raggio del bene, che, circonfuso al nome di Giuseppe Verdi, ne moltiplica e ne stende oltre la terra il fulgore. (Approvazioni).
È questo il voto che io esprimo, parlando non già come artista, ma come cittadino d'Italia, come collega vostro, come l'ultimo dei membri di questa augusta Assemblea, che ha ed ebbe sempre per fine supremo dell'opera propria la grandezza civile e morale della patria. (Vivi applausi - molti senatori si congratulano con l'oratore).
PRESIDENTE. Signori senatori! Il Consiglio di presidenza, in omaggio alla memoria di Giuseppe Verdi, vi propone la seguente deliberazione colla quale si stabiliscono le medesime onoranze che furono rese ad Alessandro Manzoni.
"Il Senato esprime il dolore profondo che prova con l'intera nazione per la perdita di Giuseppe Verdi; statuisce che il suo busto in marmo sia collocato in una delle sale del palazzo senatorio; delibera di farsi rappresentare ai funerali; ed incarica il Presidente di partecipare la presente deliberazione alla famiglia dell'illustre estinto, al municipio di Busseto, suo paese nativo, ed a Milano, ove il Verdi lascia un insigne monumento di artistica beneficenza".
Metto ai voti questa deliberazione della Presidenza.
Chi l'approva è pregato di alzarsi. (È approvato all'unanimità).
Signori senatori, la vostra Presidenza, sicurissima che voi avreste accettata la proposte testé otata, di collocare un busto del Verdi in una delle nostre sale, si rivolse all'insigne artista, nostro collega, Giulio Monteverde, perché volesse assumere l'incarico di effigiare in marmo l'illustre estinto. E con grato animo io debbo annunziare che l'illustre collega ha risposto al nostro invito, dichiarando che si credeva onorato di scolpire in marmo l'immagine del suo carissimo amico, e che lo faceva offrendo gratuitamente l'opera sua (Approvazioni).
La vostra Presidenza ha creduto di accettare l'offerta del senatore Monteverde, ed è sicura che il busto, fatto non solo colla capacità e l'abilità del grande artista, ma coll'affetto dell'amico, onorerà una delle nostre sale. (Approvazioni vivissime).
Chieggo al Senato di autorizzare la Presidenza ad esprimere al senatore Monteverde i ringraziamenti di questo alto consesso.
(Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 27 gennaio 1901.