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VACCHELLI Pietro

21 aprile 1837 - 03 febbraio 1913 Nominato il 25 ottobre 1896 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!
Di Pietro Vacchelli già l'elogio risuonò in Parlamento e nel pubblico, massimamente della sua città e provincia, con le condoglianze generali; delle quali le altissime della maestà del Re, che niun merito dimentica.
Nato in Cremona addì 21 aprile 1837, soffrì giovanissimo la persecuzione politica, onde l'emigrazione in Piemonte nel periodo precedente al nazionale risorgimento. All'alba del quale si arruolò volontario; e ne' Cacciatori delle Alpi si battè a Varese ed a S. Fermo valorosamente, come poi a Milazzo ed al Volturno fu de' prodi, che Garibaldi conduceva alla vittoria.
Deposte le armi, ritornato alla città nativa con laurea nelle leggi, diede la perspicace mente e l'opera gagliarda alla pubblica amministrazione comunale e provinciale; intento al bene economico del paese con il fervore stesso, con cui aveva combattuto per la libertà. Fu nervo del Consiglio municipale e del provinciale; anima de' sociali istituti. Due creazioni sue ne tramandano alla posterità il nome: la Banca popolare di Cremona, che spande il maggior fiore per la regione; il canale di Marzano, grandiosa derivazione delle acque dell'Adda, onde trae immensa utilità l'industria e l'agricoltura del cremonese, mediante il Consorzio delle irrigazioni, di cui fu il Vacchelli indefesso Presidente. Medaglia d'oro gli fu coniata; e sull'edificio della presa d'acqua è scolpita in lapide la sua benemerenza.
Esordì alla vita politica nella X legislatura, deputato di Pizzighettone; ma se ne ritrasse, e, dopo un intervallo di astensione, rientrò alla Camera per Cremona nella XIII e vi rimase sino alla XVIII, fra i parlamentarii maggiori ed i designati al Governo. Segretario generale del Ministero di agricoltura dal 1883 al 1884, fu ministro del tesoro dal 1898 al 1899, e delle finanze dal 1905 al 1906. Al Senato ebbe nomina del 25 ottobre 1896, e vi portò il suo zelo operoso, la sua parola sapiente, la purità sua de' propositi. Lo sa la Commissione di finanze, nella quale molto e lungamente valse e fu in pregio, devoto all'ufficio sino agli estremi del suo vigore. Morì Pietro Vacchelli in Roma il 3 di questo febbraio, e la sua salma fu trasportata a Cremona. Tutta la città concorse a riceverla, ed i primati, ed i rappresentanti degli istituti e delle associazioni, e la moltitudine del popolo, dimostrarono la pubblica riconoscenza alla memoria del benemerito cittadino, dell'uomo leale, costante e retto. A benedizione del suo nome la Banca popolare elargì al fondo pensioni della Società operaia; a suo onore deliberò solenne commemorazione. (Benissimo).
[...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Torlonia.
TORLONIA. Ho chiesto la parola per commemorare anch'io brevemente il senatore Vacchelli. Mi consenta il Senato di accennare alle sue grandi benemerenze verso la Cassa nazionale di previdenza per gli operai.
Il senatore Vacchelli è stato così ben commemorato dal nostro illustre Presidente, che non vi sarebbe nulla da aggiungere all'elogio che egli ne ha fatto.
Mi limito quindi ad evocare ciò che il senatore Vacchelli ha fatto per questa istituzione sociale, della quale può dirsi sia stato uno dei più ferventi precursori. Nel 1887, infatti, egli presentò un progetto di legge, d'accordo col collega Luigi Ferrari, alla camera dei deputati, alla quale allora avevo anche io l'onore di appartenere; progetto di legge che mirava appunto alla istituzione di una Cassa pensioni per gli operai.
Egli poi, nel 1897 fu relatore al Consiglio della previdenza sulla proposta che poi originò la legge Guicciardini per la Cassa nazionale di previdenza, della quale lo stesso Vacchelli fu relatore e valido sostenitore al Senato nel 1898.
Fu poi consigliere della Cassa nel 1901, e sempre egli si è occupato di questa istituzione di previdenza sociale con zelo, con amore come di cosa che a lui stava sommamente a cuore. Perciò la Cassa nazionale di previdenza, della quale io ho l'onore di essere vicepresidente, lo rammenterà sempre come un amico fedele, zelante, autorevolissimo. Perciò mi associo di gran cuore, anche nella mia qualifica di vice Presidente della Cassa, alle parole di sincero rammarico che ha pronunciato il nostro Presidente per la cara memoria del compianto senatore Vacchelli. (Approvazioni).
CADOLINI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CADOLINI. Il pensiero che Pietro Vacchelli non sia più, commuove profondamente l'animo mio, poiché io gli fui compagno per lunghi anni nei consigli amministrativi della provincia e del comune, sempre amico, ma soprattutto lo ebbi meco nelle campagne del 1859 e del 1860.
Nel 1859, al passaggio notturno del Ticino, la memorabile astuta impresa del nostro duce, egli varcò la corrente in uno dei primi barconi che ci trasportarono nel territorio lombardo; allorché, dopo avere in esilio invocato per tanti anni la lieta sorte di poter passare quel fiume con le armi in mano noi eravamo animati da vivissimo entusiasmo quasi deliranti di gioia, per aver raggiunto la sospirata meta.
Pietro Vacchelli, nella brillante giornata di Varese, apparteneva alla stessa compagnia di cui io facevo parte. Egli comandava l'ultima squadra all'estrema sinistra della nostra fronte principale, contro la quale i nemici tentarono e con insistenza di avanzare, al fine di girare la nostra posizione; e se non riuscirono nell'intento fu perché non poterono vincere la ferrea resistenza che oppose quella squadra di prodi.
Il giorno appresso a Sanfermo diede nuova prova di valore. Ma la campagna del 1860 fu anche più gloriosa per Pietro Vacchelli. Quando si combatté contro Milazzo, e dopo che la battaglia aveva durato più di otto ore, egli si distinse negli ultimi assalti; e allorché si dovette varcare quel famoso ponte, il quale, essendo esposto ai fuochi accentrati del forte, era disseminato di cadaveri, il Vacchelli fu uno dei primi a penetrare in quel ponte rosseggiante del sangue nostro, quindi ad entrare in Milazzo, traendo seco, con l'energia e l'impeto dell'esempio, i suoi militi.
Venne poi la gloriosa giornata del 1° ottobre, ed egli, allora sottotenente, essendo rimasto ferito il capitano della compagnia cremonese, ne fece le veci e di questa assunse il comando in un momento supremo.
Essendomi avveduto che la strada fra Capua e Sant'Angelo in Formis, per la quale passò poco dopo il generale Garibaldi era stata occupata in un punto dinanzi a noi dalle truppe borboniche, ordinai al Vacchelli di avanzare con la compagni che egli comandava, e di assalire con la massima violenza le schiere nemiche. La compagnia, manovrando come suolsi in piazza d'armi, rovesciò violentemente la poderosa colonna nemica al di là della strada, sulla quale dopo cinque minuti comparve Garibaldi in vettura, d'onde scese dinanzi a Sant'Angelo quando rimase morto il cavallo della sua vettura, ed anche il vetturino cadde. Noi ignoravamo che il generale dovesse giungere da quella parte. La sorte volle che la compagnia così eroicamente guidata gli sgombrasse il cammino, ricacciando le coorti del Borbone verso la fortezza.
Io non posso rammentare quei momenti supremi senza che in me si desti un caloroso entusiasmo per la memoria di quell'uomo! (Vive approvazioni).
Io proposi che, per essersi tanto distinto in quelle aspre pugne, (come risulta da documenti che conservo) gli fossero conferite due medaglie d'argento al valor militare; ma allora erano sorti certi screzi o malintesi tra i volontari e l'esercito regolare, e il Ministero di quel
Tempo non conferì al Vacchelli che una modesta menzione onorevole; ma ciò nonostante la gloria del prode resterà imperitura! (Applausi vivissimi).
SACCHI, ministro dei lavori pubblici. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SACCHI, ministro dei lavori pubblici. Consenta il Senato che, pur dopo le mirabili parole dell'illustre ed amato nostro Presidente, e quelle ispirate a conoscenza dell'opera sua, dell'onorevole senatore Torlonia per la Cassa di previdenza, e dell'onor. Senatore Cadolini, che ci commosse evocando le glorie del nostro risorgimento e ci toccò profondamente l'animo, perché egli di eroiche gesta parlava essendo egli pure un eroe (bravo) io, come concittadino del compianto senatore Pietro Vacchelli, aggiunga una parola di cordoglio, che sia l'eco del dolore della sua terra natia.
La figura nobile e semplice di Pietro Vacchelli vivrà a lungo nel cuore di chi lo ha conosciuto.
Della generazione eroica che espose la vita sui campi di battaglia, egli, dopo essere stato soldato, volle servire il suo Paese anche nella vita pubblica e vi entrò giovanissimo, portandovi un cospicuo corredo di intelligenza e di operosità.
Il Senato ben ricorda la sua singolare competenza in questioni amministrative e finanziarie. Io che vengo dalla stessa terra che gli diede i natali, ricordo l'opera veramente illuminata e fervida di iniziative che egli spese per la nostra grande regione Padana, promovendo col fascio delle forze comunali, che egli seppe armonicamente associare, grandiosi lavori idraulici diretti a quell'incremento meraviglioso di agricoltura, che è nella provincia di Cremona sorgente di ricchezza e di prosperità sociale.
Pietro Vacchelli, nei primi anni della riaffermata unità della patria, ebbe chiara la visione dei doveri sociali verso le classi più disagiate e cooperando alla fondazione della Società operaia e fondando la Banca popolare, due istituzioni che sono orgoglio della città nostra, fu pioniero di quello spirito di assistenza e di solidarietà sociale che pervade il mondo moderno ed è la parola dell'avvenire.
Vada quindi a questa eminente figura di patriota e di uomo di Stato il rimpianto di tutti i cuori, che ne serberanno incancellabile ricordo. (Vivissime approvazioni)
[...]
CADOLINI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CADOLINI. Ancor io mi permetto di proporre che la Presidenza del Senato si faccia interprete del nostro cordoglio presso la famiglia del compianto senatore Vacchelli e presso la città di Cremona.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 28 febbraio 1913. Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 28 febbraio 1913.