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VACCA Guglielmo

21 ottobre 1849 - 01 febbraio 1916 Nominato il 03 giugno 1911 per la categoria 13 - Gli avvocati generali o fiscali generali presso i magistrati di appello dopo cinque anni di funzioni provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Un collega eminente nell'Ordine giudiziario ci è mancato il 1° febbraio; Guglielmo Vacca, morto in Roma di lunga e penosa malattia. Nato era in Eboli (Salerno), il 21 ottobre 1849; e, studiato giurisprudenza, si era laureato in Napoli, ove, pochi anni dopo, arricchitosi nella scienza del diritto, ne fu insegnante in quell'Università. Ma non continuò a sedere in cattedra, sebbene caro all'Ateneo, perché attratto a vestire la toga del magistrato. Imprese l'uditorato nel gennaio 1874, fu aggiunto ai tribunali, poi applicato al pubblico ministero, ed, acquistato grado nelle Regie Procure, salì alle Procure Generali sino al sommo. Ma alla sua opera nella magistratura lo sottrassero per lunghi periodi i lavori, cui fu chiamato e fu trattenuto al Ministero della Giustizia, e quelli pur frequenti nelle commissioni, lungi dalle residenze: principalmente i preparatori di legislazione penale. Stando con molto onore procuratore generale presso la Corte d'appello di Roma, fu nominato senatore il 3 giugno 1911. Ricordiamo quanto giovò a questa Assemblea la sua parola nelle discussioni del nuovo Codice di procedura penale e delle modificazioni all'ordinamento giudiziario. Il massimo riconoscimento del suo merito fu la promozione del 2 agosto 1914 al Supremo seggio di procuratore generale presso la Corte di cassazione di Palermo, ove di lui rimane il desiderio.
(Benissimo). [...]
MAZZIOTTI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
MAZZIOTTI. Non intendo ripetere ciò che con tanta autorità ed in forma così solenne ha detto dei nostri due estinti colleghi, Guglielmo Vacca ed Edoardo Talamo, il venerando nostro Presidente: desidero solo esprimere, anche a nome del senatore Spirito, l'affettuoso rimpianto destato nella mia provincia nativa da queste dolorose perdite.
Guglielmo Vacca appartenne ad una delle più benemerite famiglie di Eboli la quale seppe, durante il periodo.del nostro risorgimento, mantenere alto l'amore della libertà e della patria nella provincia. Assunto ai più alti uffici della magistratura, per altezza di intelletto, largo corredo di studi, e per costante zelo, egli serbò sempre modestia di costumi, semplicità di vita, squisita cortesia di modi. I colleghi ricordano come egli dette opera fervida ed assidua ai lavori del Senato, specialmente alle riforme circa l'ordinamento della magistratura, e come in ogni.discussione attinente a questo tema, portò il contributo di un'autorevole parola e di una vasta dottrina. [...]
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.[...]
E mentre la Camera elettiva piange la scomparsa di uno dei suoi più insigni componenti, di Camillo Finocchiaro Aprile, che il suo nome in maniera non peritura ha legato alla riforma della procedura penale, piange il Senato la dipartita di Guglielmo Vacca, che di quell'opera fu il collaboratore intelligente, attivo, indefesso, apportandovi tutto il mirabile corredo delle sue più elette virtù di mente e di animo: di Guglielmo Vacca, il cui nome era per sé una gloriosa tradizione della magistratura napoletana, tradizione che egli nobilmente continuò, sì da potersi dire che tutta la sua vita fa una missione, un sacerdozio della giustizia e per la giustizia. E nel campo del diritto, pur piange il Senato la perdita di Giovanni Lucchini, insigne valoroso giurista. [...]
Onorevoli senatori, io non so adeguatamente esprimere un sentimento complesso, che in questo momento mi grava sull'animo; ma io vorrei dir questo: che sembra quasi un triste destino la scomparsa di uomini così insigni in questo e in quell'altro ramo del Parlamento, in un'ora in cui alla patria più che mai occorrono le forze e le virtù di tutti i suoi figli, e specialmente dei suoi figli maggiori. (Approvazioni).Ma quanto in questo sentimento può esservi di ansia patriottica, si tramuta in un argomento di conforto, se pensiamo che da queste illustri tombe, testé dischiuse, sorge a noi, come sacro retaggio, l'ammonimento che c'incita sempre più ad una devozione piena verso la patria: quella patria cui essi, gl'insigni nostri morti, diedero tanta opera e apprestarono tanto onore nei campi del pensiero e della politica, per le virtù domestiche e per le virtù pubbliche. (Approvazioni vivissime - Applausi).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 22 marzo 1916.