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TROTTI Ludovico

29 gennaio 1829 - 25 dicembre 1914 Nominato il 20 novembre 1891 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Lodovico Trotti Bentivoglio, spentosi in Arcore il 25 dicembre, ha seguito a breve distanza nel di là l'amico suo d'infanzia e di tutta la vita, Emilio Visconti Venosta, della cui perdita ancora caldo è il nostro pianto. Nato in Milano il 29 gennaio 1829 dal marchese Antonio, onore della liberale nobiltà lombarda e dell'antico legnaggio, e da quella marchesa Giacomina Faà di Bruno, giudicata meritevole di una statua d'oro fra le donne italiane, fu allevato ai preclari esempi domestici, e crebbe non ad oziosa ricchezza, ma alle virtù civili ed all'operare per la patria. Per la libertà della quale, appena gli resse il braccio, combatté. Lo vediamo nel 1848, poco più che diciottenne, fra gl'insorti nelle cinque giornate di Milano alle barricate; arruolato dopo nell'artiglieria lombarda; sottotenente nell'infausta giornata di Novara nel 1849. Rifuggendo dal rivedere la patria ricaduta in servitù, ospitò dove continuava a sventolare il vessillo tricolore. Lo zio Giacinto Collegno accompagnò ad Oporto in devota visita a Carlo Alberto, poi viaggiò con Enrico Dandolo, penetrando sino all'interno dell'Africa. Rimpatriò alla resistenza contro il dominio straniero ed a nuove cospirazioni; e, quando le speranze d'Italia risorsero più fondate, fu della eletta di que' giovani milanesi, che si diedero a conoscere al conte di Cavour e si fecero i propagatori nella Lombardia della fede da lui inspirata. Al grido di guerra del 1859, ripigliò le armi, rivestita la divisa nell'esercito sardo in cavalleria Piemonte reale, per quella campagna, che promettevasi vittoriosa, e lo fu, alla nazionale indipendenza. Rientrò in Milano libera trionfalmente, cavalcando, bello e forte, al seguito di Vittorio Emanuele fra i suoi ufficiali d'ordinanza. Non mancò alla guerra del 1866 e si segnalò a Custoza.
Come la mano valorosa alle battaglie, il senno e lo zelo prestò Lodovico Trotti, dopo il riscatto, ai pubblici uffici nelle comunità di Milano e di Bellagio. Assessore in Milano della prima giunta, impresse il suo gusto artistico all'abbellimento della città. Gli conferirono cariche le altre principali amministrazioni, gli istituti pii, le società politiche in Milano, che alacre ed allo scrupolo esercitò; l'ebbe presidente in grande rispetto l'Associazione costituzionale. All'uomo integro della vita, leale ed austero del carattere, dignitoso in sua modestia, fermo ne' propositi, costante ne' principii, gli onesti di tutti i partiti s'inchinarono. Lo teneva amministratore diligente, assiduo, da dieci lustri unanimemente il Comune di Bellagio; la sua azione vi fu benefica, pacificatrice; sommamente tutrice e promotrice dell'incremento della borgata diletta. Fu l'anima dell'Associazione Pro - Montibus; presidente della Società lariana. Egli, il grande promotore della coltura forestale, con sessant'anni di sue piantagioni, rivestì i monti sopra Bellagio. L'amore dei monti e degli alberi diceva avere ereditato dal proavo; e confessava di essere stato spinto a rivestire di boschi le nude pendici, prima che dai fini economici, dall'amore delle bellezze naturali e di quello squisito ornamento del creato, che è la ricca vegetazione, come avrebbe fatto per la formazione di un parco o di un giardino. Questo leggesi nella sua dotta memoria offerta ai membri della sezione milanese della Pro - Montibus nella prima festa degli alberi, celebrata in Guello il 30 settembre 1899.
Il marchese Lodovico Trotti, senatore dal 20 novembre 1891, fu ardente anima italiana sino alla fine dei suoi giorni; bene presago degli eventi, confidente nell'avvenire. In quella stessa Guello, che fu sua delizia nella vita, riposa ora accanto agli antenati. A quegli avelli è sceso venerato, lasciando dopo sé memoria degna di pubblica riconoscenza. (Approvazioni). [...]
GREPPI EMANUELE. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GREPPI EMANUELE. Spetta purtroppo pur spesso a noi, nuovi in Senato, di dover commemorare coloro che per tanti titoli ci precedettero e specialmente coloro che si distinsero nell'epopea del nostro risorgimento.
Consenta dunque il Senato alcune parole in omaggio di un mio compianto compatriota, il marchese Ludovico Trotti-Bentivoglio.
Il nostro Presidente ha già tratteggiato fortemente gli elementi del carattere e le date principali della sua vita, ma la sua commemorazione venne già anche fatta degnamente in Milano. Il nostro sindaco, pur socialista, ebbe la felice inspirazione, nel ricordarlo in Consiglio comunale, di additare come un indizio dell'animo suo nobilissimo l'omaggio da lui reso in Oporto all'infelice Re Carlo Alberto. Questo pellegrinaggio di Oporto non fu che il principio di lunghi e pericolosi viaggi che il marchese Trotti, in unione ad Enrico Dandolo, fece per esplicare la sua attività giovanile, dopo averla spesa gloriosamente nelle due infelici campagne del 1848-1849. E in questi viaggi lontani Trotti e Dandolo trovarono il modo di sollevare quella bandiera tricolore che aveva dovuto ritrarsi in una sola regione d'Italia. Essi avevano Armata una piccola nave per risalire il Nilo Bianco: a questa nave imposero la bandiera tricolore e con essa resistettero ai negri della riva e ai capi egiziani che ingiustamente volevano loro imporre cose non dovute. La nave col tricolore fu salutata entusiasticamente a Kartum alla partenza e a Hassuan nel ritorno, da quei forestieri di altre nazioni più fortunate che ammiravano questi generosi italiani: ed essi contribuirono in tale modo a procurarsi quella simpatia che ci sorresse negli anni definitivi del nostro risorgimento. Due amicizie, ricordate dal nostro Presidente, illuminarono specialmente la vita del marchese Trotti: l'amicizia dei fratelli Dandolo negli anni della gioventù, l'amicizia di Emilio Visconti-Venosta per tutta la vita. Fatto maturo, egli tornò a servire nelle due guerre del 1859 e del 1866: coperse pubblici uffici, dedicossi all'arte, fu apostolo del rimboschimento delle nostre montagne, tanto che, quando nel 1891 egli venne ascritto al Senato, a tutti apparve essere questo il doveroso riconoscimento di una nobile vita. Il Senato d'altronde era per lui quasi una famiglia: vi appartennero gli zii illustri Arconati e Collegno, il cognato Carlo Cagnola, vi appartennero poi anche i generi Emanuele D'Adda, e Nerio Malvezzi. A lui, che rappresenta una catena gloriosa di due tradizioni: la tradizione del patriottismo lombardo e di quello emiliano, vadano, e per mezzo suo a tutta la famiglia, le nostre condoglianze, il nostro saluto, con l'augurio che egli non sia l'ultimo fulgido anello di quella bella catena, ma che essa si perpetui per parecchie generazioni dopo di lui. (Applausi).[...]
BAVA BECCARIS. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BAVA BECCARIS. Legato da devota amicizia al marchese Lodovico Trotti ed alla sua famiglia, sento il dovere imperioso di rivolgere un mesto saluto alla venerata sua memoria.
Il nome dei Trotti rifulge di viva luce nelle guerre dell'indipendenza. Il generale Ardingo Trotti nella campagna del 1848 vi comandava brillantemente dapprima la brigata Regina e poi la prima divisione. Il compianto Lodovico, con fede ed entusiasmo, giovanotto ancora, prese parte alla campagna del 1848 e 1849 nell'artiglieria lombarda, nel 1859 nella cavalleria dell'esercito piemontese, e nel 1866 in quella dell'esercito italiano.
Modesto e gran signore, egli non fece mai sfoggio dei servizi che aveva reso sia nell'esercito, come negli svariati uffici pubblici che occupò.
Il rievocare la sua cavalleresca e patriottica figura, in questo momento di affannose speranze nei destini della patria, è di conforto a noi vecchi superstiti delle guerre dell'indipendenza; noi, con cuore giovanile, al Re e alla patria auguriamo fortuna e gloria. (Applausi).[...]
PRESIDENTE. Terrò il dovuto conto delle proposte fatte dagli onorevoli senatori.
CARCANO, ministro del tesoro.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARCANO, ministro del tesoro.A nome del Governo mi associo, con l'animo commosso, ai nobilissimi discorsi e alle proposte fatte per onorare la memoria degli uomini eminenti, la perdita dei quali è grave lutto per il Senato e per il paese.
Nessuna mia parola potrebbe aggiungere valore a quelle che con tanta dignità ed eloquenza furono pronunziate dall'illustre Presidente di quest'alto consesso e dagli altri oratori. Voglia tuttavia il Senato consentire a me di aggiungere, anche personalmente, un saluto riverente e affettuoso alla cara memoria dei senatori estinti, e specialmente di quelli ch'io ebbi la fortuna di conoscere più intimamente.
Il marchese Trotti dimorava spesso nella prediletta sua villa di Bellagio, e di lui ebbi frequenti occasioni di ammirare il senno e l'alto sentire, e di saperne la vita gloriosa e modesta, tutta dedicata alla patria e alla famiglia.
Ludovico Trotti e Luigi Pastro appartengono a quella eletta schiera di valorosi patrioti della vigilia, parecchi dei quali ancora, per nostra fortuna, ingemmano il Senato: essi sono fra coloro che ben possono chiamarsi i primi educatori del popolo italiano alle virtù civiche, alle prove eroiche, al grande amore della patria. [...]
Sì, ben giustamente il Senato commemora e onora le gesta di uomini così valorosi e benemeriti, che anche in quest'ora, c'insegnano come qualunque sacrificio sia lieve per chi senta fortemente l'amore alla patria, e come sia bello dare tutto sé stesso per la grandezza della nostra Italia. (Bene - Vive approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 10 marzo 1915.