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TRIANI Giuseppe

13 ottobre 1842 - 24 aprile 1917 Nominato il 24 novembre 1913 per la categoria 16 - I membri dei Consigli di divisione dopo tre elezioni alla loro presidenza provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Lutto sopra lutto abbiamo avuto da Modena. Condolenti con quella città delle due grandi perdite de' senatori Sandonnino e Fabrizi, udimmo nella commemorazione dell'uno e dell'altro la parola del senatore Triani, che li ha seguiti nella tomba il 24 aprile.
Nato in Modena il 13 ottobre 1842, vi ebbe l'educazione e la scuola; e, compiuti gli studi legali, vi esercitò con onore l'avvocatura. Dal foro salì alla cattedra, cominciando dalle supplenze all'economia politica ed al diritto internazionale, proseguendo negli incarichi brevi dell'economia stessa e della filosofia del diritto e nel più continuato della procedura civile e dell'ordinamento giudiziario. Scorso circa un decennio di questo, nel 1880 fu nominato alla cattedra straordinario, e dietro concorso ordinario nel 1884. Unitamente ebbe l'incarico della statistica. All'insegnamento fu diligentissimo; dai discepoli amato, ed in istima de' colleghi; costantemente sollecito della vita e del decoro dell'Università, della quale fu prima vicerettore, poi più volte rettore.
I suoi sentimenti patrii, i suoi principii politici gli aprirono il Parlamento, e fu deputato del II collegio di Modena nella XIV legislatura; senatore dal 24 novembre 1913; collega nostro presto perduto ed oggi compianto. A tutto cooperò in Modena per oltre un cinquantennio; sindaco una volta, e sempre de' più autorevoli e ragguardevoli, attivissimo e zelante alle pubbliche istituzioni, undici volte consecutivamente eletto presidente del Consiglio provinciale; sicché pubblico è il duolo della sua mancanza, ed il desiderio che ne rimane. (Bene). [...]
PRESIDENTE. Darò pronta esecuzione alle proposte fatte dai singoli oratori e nelle quali è certo consenziente il Senato.
Do ora Facoltà di parlare all'onorevole ministro della pubblica istruzione.
RUFFINI, ministro della pubblica istruzione.Unisco in nome del Governo alla degna commemorazione, che è stata fatta degli illustri senatori scomparsi nel breve tratto di tempo che è intercorso dalle nostre ultime adunanze, una parola di sincero cordoglio, di profondo rimpianto e di vivissima ammirazione. [...]
Da un'altra parte alcune figure, le quali invece per l'età ancora verde, ancora valida, potevano costituire pur tuttavia forze vive per il progresso nostro nazionale: i senatori Marinuzzi, Triani, Mangili.
Certamente è cagione di forte rimpianto per noi che alla soluzione dei formidabili problemi, che la guerra ci ha imposto in ogni ordine della vita civile, problemi di carattere amministrativo e giuridico, problemi d'ordine finanziario ed economico, problemi che si faranno ancor più scabrosi, se possibile, e ancora più angosciosi nel dopoguerra; è cagione di forte rimpianto, ripeto, per noi che sia venuto meno al paese il concorso della sapienza giuridica e della esperienza pratica [...] di un Triani, maestro insigne e venerato di quella scienza così essenziale, che è il diritto giudiziario. [...]
Ma con questo vorremmo dire noi, che è riserbato il sentimento del rimpianto per queste ancor giovani, ancor vigorose figure anzitempo scomparse, e non si debba tributare invece se non un pensiero di semplice ammirazione verso quelle grandi figure storiche? No, certamente. In questa prova immane, in cui il paese ha trasfuso tutte le sue energie, materiali, spirituali e morali, in questa prova suprema, da cui il paese nostro uscirà o più grande di prima o con destini limitati, tutto è stato tratto in mezzo, tutto è stato invocato; e il nostro passato è stato chiamato esso pure alla riscossa, per farne una forza morale: così gli insegnamenti dei nostri antichi scrittori e pensatori, come l'esempio dei nostri grandi uomini di Stato e di guerra. [...]
Perché, se è cosa che conforta e che incuora il vedere i giovani dare tutto il loro entusiasmo a questa nostra grande gesta nazionale, certamente è spettacolo ancora più mirabile il vedere un eguale entusiasmo permanere nei vecchi, il vedere in chi l'impresa iniziò fin dal suo più remoto prologo, mantenersi intatta e sempre vivida, ad onta degli anni e degli eventi, la fede che aveva ispirato i giovanili ardimenti. Questo ci è garanzia della giustizia e della santità della nostra grande prova presente; poiché a quelle anime superiori questa prova appariva come il fatale e provvidenziale coronamento, l'epilogo necessario del nostro risorgimento nazionale.
E noi possiamo immaginare che queste anime nobilissime ricevettero, nello affacciarsi alla soglia dell'oltretomba, il più ambito premio della loro fede incrollabile nei destini della patria, vedendosi venire incontro tante e così nobili anime giovinette che, devote al loro esempio, fecero sacrifizio di sé alla patria, vedendosi venire incontro i vostri figli eroici, o colleghi Di Prampero, Niccolini, Torrigiani, con su le bocche ancora il grido dell'ora loro suprema, il santo grido: Italia! Italia! (Vivissime approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 20 giugno 1917.