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TREVISANI Giuseppe Ignazio

25 novembre 1817 - 27 dicembre 1893 Nominato il 04 dicembre 1890 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Marche

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Ho anche oggi un mesto dovere da compiere: debbo parteciparvi la morte di sei colleghi.
Il marchese Giuseppe Ignazio Trevisani, che apparteneva a quest'Assemblea per decreto del 4 dicembre 1890, cessava di vivere il 27 dicembre dell'anno passato. Era nato di nobile famiglia a Fermo l'anno 1817; la città e la patria amando e servendo con altezza e purezza di intenti, ravvivò ed accrebbe il lustro della sua casata. Agli entusiasmi ed ai rischi del 1848 partecipò con ardore, con ardore eccitando i concittadini ad opere civili, degli istituti liberali innamorandoli, sospingendoli coll'esempio a combattere la prima guerra d'indipendenza. Gliene ridondò reputazione nuova, maggiore popolarità; le quali, sui primi del 1849, lo fecero scegliere a rappresentante del popolo alla Costituente romana, dove fu del breve manipolo che, guidato dal Mamiani, non senza lode di civile fortezza, negò il voto alla repubblica. In bando prima, in casa ed in carcere poi, ed in esilio nuovamente, mai non ismentì codesto coraggio; mente, aderenze, operosità volgendo a fare libera la nativa regione dal governo dei chierici. Addetto come segretario di legazione all'ambasceria spedita in Persia nel momento stesso in cui l'occupazione delle Marche attuava il voto suo più ardente, il fine a cui aveva posto insistente mano, egli era in quel rischioso frangente, investito di particolare, delicatissimo incarico.
Tornato indi a pochi mesi alla città natale ne procurò a tutt'uomo ogni miglioramento, dirigendone per circa sedici anni l'amministrazione e prima e sovra ogni cosa promovendone gli istituti educativi e di beneficenza.
Deputato per cinque legislature consecutive di Fermo (9-15) e per una sesta del collegio plurinominale di Ascoli Piceno egli fu esempio di assiduità, partigiano non tiepido di ogni esplicazione di libertà nell'inviolabile ambito delle istituzioni; singolare modello di rara devozione agli amici, di fermezza nelle opinioni.
Dal Senato lo tennero lontano l'età grande, la poca salute, la progrediente cecità.
Morì dove era nato. Tutta Fermo ne onorò il feretro con segni di rimpianto, al quale in nome vostro io ora mi unisco.
Giuseppe Ignazio Trevisani fu un altro di quelli che, per quanto da loro, prepararono la redenzione della patria, che per la patria non perdonarono a fatiche, a patimenti, e che il tesoro a sì gran prezzo conquistato difesero insino all'ultimo respiro con amore disinteressato, con fede invitta (Bene). [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il signor senatore Rossi Alessandro.
ROSSI ALESSANDRO. Mi conceda il Senato che, associandomi alla elevata commemorazione che il nostro signor Presidente ha fatto del marchese Trevisani, io aggiunga una parola di speciale benemerenza per la parte cospicua che egli ebbe nell'introdurre in Italia il vero tipo delle scuole di arti e mestieri di Francia.
Essendo egli stato esule a Parigi, ha avuto occasione di studiarle e di conoscerle perfettamente a Châlons, ad Aix ed Angers, valendosi dell'ingegnere Langlois come direttore; e durante i 16 anni del suo sindacato, avendo potuto sorvegliare l'impianto ed il buon andamento di quella scuola, oggi si può dire che ben 903 allievi sono disseminati in tutte le officine italiane.
Io faccio voti perché questo tipo, perfezionatosi in altra città del Regno in proporzioni ancor maggiori, si conservi nella sua originalità e scevro da dannose imitazioni, perché il nome del marchese Trevisani, applicato alla scuola teorico-pratica di arti e mestieri italiana, resti come il benemerente iniziatore delle medesime. [...]
CRISPI, presidente del Consiglio. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRISPI, presidente del Consiglio. Il Governo si associa di gran cuore alle commemorazioni che vennero fatte dal Presidente prima e dagli altri oratori poi, degli estinti senatori, la cui perdita tutti deploriamo.
Il Governo non crede di aggiungere parole perché ogni nostra espressione diminuirebbe il valore di quelle pronunciate e che voi avere ascoltato con riverente attenzione.
PRESIDENTE. Come il Senato ha udito il senatore Bonvicini, al quale si è associato il senatore Tabarrini, propone che siano inviate le condoglianze dell'Assemblea alle famiglie dei senatori dei quali oggi si è fatta la commemorazione.
Chi approva questa proposta è pregato di alzarsi.
(Approvata).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 20 febbraio 1894.