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TRABUCCO DI CASTAGNETTO Cesare

01 giugno 1802 - 25 ottobre 1888 Nominato il 03 aprile 1848 per la categoria 17 - Gli intendenti generali dopo sette anni di esercizio provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Domenico Farini, Presidente
Signori Senatori!
E' mio dovere, e pietoso ufficio ad un tempo, ricordare quei colleghi nostri che passarono di vita dalla scorsa estate ad oggi: i senatori […] Di Castagnetto.[…]
Il conte Cesare Di Castagnetto, nato in Torino il 1o di giugno del 1802, moriva nel Reale castello di Moncalieri il 29 [sic] ottobre 1888.
Uscito dalla magistratura, nella quale giunse all'ufficio di sostituto procuratore generale presso la regia Camera dei conti, fu segretario privato di re Carlo Alberto ed intendente della Real Casa.
Onorato di ogni fiducia dal Sovrano, ebbe parte nelle vicende degli ultimi anni di quel Regno; or sicuro interprete della volontà del suo Re, ora eco fedele presso di esso dello agitarsi della pubblica opinione.
Del che fa testimonianza ed è ricordevole essere il nome suo collegato al primo atto che al Congresso agrario di Casale del settembre 1847, facesse patenti gli audaci propositi del Re magnanimo che a lui scriveva "invocando il bel giorno in cui avrebbe potuto gettare il grido di indipendenza; risoluto, se Dio facesse la grazia di mandare quella guerra, di imitare lo Schamyl levato in armi contro la Russia".
Animose parole che, quasi scintilla, corse rapida da un capo all'altro d'Italia, incuorò i timidi, riscaldò i tiepidi, avvalorò gli audaci; onde, sei mesi dopo, era levata in armi l'Italia.
Senatore del Regno per nomina del 23 [sic] aprile 1848 - il primo decreto con cui alla costituzione di questo Consesso si provvide - il conte Di Castagnetto, a Torino ed a Firenze, fino al cadere del 1870, prese larga parte alle discussioni nostre.
Dal 1877 fu ministro di Stato. Uomo tutto d'un pezzo, non tacque o velò mai il suo opinamento, per quanto fosse discosto dai più, pago di vivere in concordia con se medesimo. E pure oppugnando tutti i provvedimenti che a lui pareva sottoponessero la religione e la Chiesa allo Stato, non tralasciava mai «di fare voti per la felicità della patria, dell'augusta persona del Re, della dinastia», come quando, combattendo il trasferimento della capitale in Roma e la legge delle guarentigie, parlò per l'ultima volta.
Voto ed augurio che rimarranno a documento delle profonde convinzioni e dell'animo retto del conte Cesare Di Castagnetto. (Bene).
ZANARDELLI, ministro di grazia e giustizia.[...] Quanto al conte Di Castagnetto è titolo grande d'onore per lui l'affetto del Re che primo scese a combattere
sui piani lombardi le battaglie liberatrici, e che presso di sé lo ha voluto nella campagna del 1848 ed in quella del 1849.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 8 novembre 1888.