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TORLONIA Leopoldo

25 luglio 1853 - 23 ottobre 1918 Nominato il 04 aprile 1909 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Lazio

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Adeodato Bonasi, Presidente

Onorevoli colleghi. [...] Nella sua splendida Villa in Frascati moriva il 23 ottobre il duca Leopoldo Torlonia dopo breve violenta malattia.
Rappresentava il ramo primogenito della patrizia famiglia romana ed era nato a Roma il 25 luglio 1853; laureatosi in legge nel 1875, si dedicò subito alla vita pubblica e fu eletto in Roma consigliere comunale e poi Sindaco, ufficio che tenne con molto onore per vari anni.
Fu deputato del I° collegio di Roma per le legislature XV e XVI, e del IV° per le legislature XX, XXI e XXII.
Nominato senatore il 4 aprile 1909, fu assiduo frequentatore del Senato, che degnamente rappresentò in molte importanti commissioni, e non raramente prese la parola quando vi era una giusta causa da difendere.
Cooperò attivamente nelle istituzioni filantropiche e civili della Capitale quale Vicepresidente della Cassa per gli infortuni degli operai, Presidente dell'Amministrazione del Fondo di religione e beneficenza di Roma e dell'Ospizio Margherita dei ciechi, ed attivo Presidente del Comitato romano della Croce rossa italiana.
Figura eletta di perfetto gentiluomo, riscuoteva generali simpatie per la sua bontà e la squisita cortesia dei modi; ed il Senato amaramente ne piange la perdita immatura (Approvazioni). [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole senatore Tommaso Tittoni.
TITTONI TOMMASO. La scomparsa di egregi colleghi coi quali poco prima della loro morte avevamo amichevolmente conversato e dei quali i sentimenti, l'attività intellettuale, le aspirazioni ora spente, erano poco fa vivaci come le nostre, ci riempie l'animo di indicibile tristezza, la quale purtroppo si rinnova tutte le volte che un intervallo un po' lungo di tempo intercede tra le nostre sedute. E questa tristezza è più amara e più profonda quando scompare non soltanto un collega stimato, ma un compagno col quale fin dai primi anni della giovinezza contraemmo un'amicizia che ha durato tutta la vita. Tale fu per me Leopoldo Torlonia.
Fummo insieme sui banchi della scuola, muovemmo insieme il primo passo nella vita pubblica entrando nel Consiglio comunale di Roma, ci trovammo insieme alla Camera dei deputati ed al Senato e mai la più lieve nube, il più lieve malinteso turbò un'amicizia intima, affettuosa, costante, pari a quella che Cicerone chiamò "cosa divina". Pertanto, rendendo un mesto omaggio alla memoria di Leopoldo Torlonia, io compio oggi un duplice dovere: dovere d'amico verso l'uomo retto, buono, esempio preclaro di domestiche virtù, dovere di romano verso un degno figlio di Roma, che amò Roma e l'Italia con lo stesso intenso affetto, come negli uffici pubblici, ai quali fu chiamato dalla fiducia dei suoi concittadini e da quella del Re, portò sempre zelo, disinteresse, abnegazione.
Il senatore Frascara, Presidente della Croce rossa italiana il quale con suo grande rammarico non ha potuto venire qui personalmente a portare un tributo di rimpianto per Leopoldo Torlonia, mi ha pregato di ricordare le grandi benemerenze che egli ebbe verso quella patriottica e umanitaria istituzione.
Alla degna consorte e ai figli che tanto amava, ai diletti fratelli, giunga e sia di conforto la manifestazione di cordoglio di Roma e del Senato. (Benissimo, applausi).
LEVI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEVI ULDERICO. Per la grande amicizia, di cuore ricambiata, costantemente provatami dal compianto e collega ed amico Leopoldo Torlonia, chiedo al Senato che mi si lasci associare alle elevate parole che sulla sua nobile vita, sulla sua gentilezza, sulla sua bontà, hanno pronunziate testé l'illustre nostro Presidente e l'onorevole amico Tittoni. (Approvazioni).
MALVEZZI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALVEZZI. Perché, onorevoli colleghi, prendo io la parola in questo momento nel quale tutti commossi desideriamo la bella, la nobile figura di Leopoldo Torlonia in quest'Aula che tanto onorava? Perché io pure gli fui amico fin dai miei giovani anni, e se l'onorevole collega senatore Tittoni ha parlato da cittadino romano, permettete a me di parlare da italiano. Voglio dire, che la persona di Leopoldo Torlonia fu nota nonché nella eterna Metropoli, in tutta Italia. Io gli fui accanto sui banchi della scuola universitaria e consentitemi di ricordare due grandi maestri che avemmo insieme, maestri che pure oggi ci debbono insegnare dottrine che non dovremmo mai dimenticare: Pasquale Stanislao Mancini e Carlo Boncompagni. Carlo Boncompagni, dico, cooperatore di Camillo Cavour e maestro di quel diritto costituzionale e commentatore di quelle istituzioni che noi dobbiamo tenere sempre alte nel nostro pensiero, e nelle cure nostre, noi senatori del Regno: Pasquale Stanislao Mancini, che fu il primo assertore, nella memoranda sua prolusione torinese del diritto delle nazionalità, che oggi nel mondo trionfa.
Da essi apprese Leopoldo Torlonia la rettitudine, la nobiltà, la dignità della vita pubblica.
E Leopoldo Torlonia fu anche un precursore, in quanto, forse troppo presto come altri, auspicò e promosse quella concordia delle coscienze fra gli italiani, che noi oggi vediamo trionfare quando nelle chiese nostre sventolano le bandiere tricolori e sono benedette con unanime contentezza del popolo. Per questa idea Leopoldo Torlonia soffrì e soffrì molto e dignitosamente; ma il seme ha dato i suoi frutti e questa nostra Italia è tanto più grande oggi che è unita completamente negli animi e negli spiriti e può augurare a se stessa un più sicuro avvenire senza i sormontati dissensi.
Scusate, onorevoli colleghi, se la commozione rende disadorne le mie parole. Esse però mi escono dal cuore, e da esse potrete comprendere quanto caldo fosse l'affetto che io portavo al collega, che avrebbe potuto vivere ancora lunghi anni e cooperare a quelle tante opere di beneficenza, cui egli dava una assiduità che rimarrà indimenticabile. (Vivissime approvazioni). [...]
DI BRAZZÀ. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DI BRAZZÀ. Amico da molti anni del compianto nostro collega Leopoldo Torlonia, mi parrebbe mancare ad un sacro dovere se non mi associassi di tutto cuore alle nobili parole pronunziate dal nostro illustre Presidente e dagli altri colleghi che mi hanno preceduto. (Approvazioni). [...]
BERENINI, ministro dell'istruzione pubblica. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERENINI, ministro dell'istruzione pubblica. Le parole miste di riverenza e di affetto, con le quali l'illustre Presidente e tutti gli insigni oratori, che commemorarono i loro colleghi defunti, tributarono onore alla loro memoria, confermano la grande verità che il miglior serto che si può offrire in lode delle virtù dell'intelletto è quello che fu tessuto dalla bontà del cuore.
Onde io non so meglio dire la parola di cordoglio del Governo, che esprimendo in questo pensiero tutto l'animo mio pieno di devozione per la memoria dell'esempio, che essi han dato del loro cuore cogli atti della loro vita di scienziati, di cittadini, di patrioti. Alla memoria dei senatori Torlonia, Senise, Todaro, Dini vada dunque questo omaggio devoto del Governo, che vuole essere interprete di un sentimento di uguale devozione del paese. Dei senatori Torlonia e Senise fu ricordato il valore di cittadini e di patrioti.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 22 novembre 1918.