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TIEPOLO Lorenzo

19 luglio 1845 - 12 agosto 1913 Nominato il 04 marzo 1905 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Il 13 giugno leggevasi nel giornale veneto l'Adriatico: "È scomparso uno dei migliori cittadini di Venezia". Era l'annunzio della morte del senatore conte Lorenzo Tiepolo. Si era spento il 12 nella villa dei suoi congiunto a Belluno, ove ospitava a ricuperar salute nel riposo, nella quiete e nel favore del clima; ed acerbo in Venezia, ed anche sentito oltre la laguna, fu il lutto che ognora dura, di quella scomparsa del discendente dell'antica famiglia patrizia, una delle elettrici del primo doge, che diede essa due dogi e molti magistrati e uomini di lettere alla Repubblica; imperocché aveva il conte Lorenzo osservato il debito di tener alto il nome, ponendo in luogo della potenza e della ricchezza avita gli ornamenti dell'ingegno, il frutto degli studi, le doti dell'animo, i pregi del carattere. In Padova laureato nelle leggi, si diede all'avvocatura in Venezia, patrocinante e consulente in diritto civile; e presto acquistò nel foro dignità e nel pubblico reputazione. Solerte ed operoso, sciente pure di politica ed economia, fu ricercato ai pubblici uffici ed elevato ai maggiori dell'amministrazione cittadina. Del comune fu assessore, poi assessore delegato, poi sindaco chiarissimo dal 1889 al 1890. Benché di parte moderata, nel 1889, al rinnovarsi del Consiglio per la nuova legge, tentò di riunire nella giunta del suo sindacato tutte le forze sinceramente liberali: ma, quantunque circondato dalla più viva deferenza, non gli corrispose la concordia e si dimise.
Fu Lorenzo Tiepolo candidato dell'Associazione costituzionale nel 1890, quando il partito moderato largheggiò; ed a scrutinio di lista fu compreso nella rappresentanza del primo collegio di Venezia per la 17ª legislatura. Non gli tardò alla Camera la stima e propensione de' colleghi. Vi rientrò nel 1892, eletto a scrutinio uninominale dal terzo collegio per la 18ª; vi rimase per la 19ª e per la 20ª, rieletto senza competitori; ché il rispetto trattenne i contrari partiti dall'opporgli altro candidato; e nell'Assemblea crebbe in opinione ed autorità; assiduo ai lavori, chiamato alle commissioni più importanti, compreso nella Giunta generale del bilancio, uno del Comitato dei cinque nel 1897.
Non cessò in Venezia di partecipare alla cosa pubblica, se non dopo un nuovo tentativo liberale in un gruppo di amici tra il 1903 ed il 1905, mediante la stampa del giornale La Gazzetta. Uscito dalle lotte, visse superiore ai partiti nella comune affettuosa riverenza. Anche gli avversari politici, anche i dissidenti, resero onore alla sua perfetta integrità, alla specchiata rettitudine, alla giusta austerità, alla severa coscienza, alla purità degli intenti, all'esemplarità del carattere. Gentile, mite, modesto, fu fermo ne' propositi, risoluto ed energico all'azione, vigoroso innanzi alle difficoltà. Tollerante e sereno, non ambizioso né di predominio né di popolarità, non si curò delle basse e violenti offese, sdegnò misurarsi con i volgari e con gli scorretti. Ebbe nella vita pubblica il sentimento del dovere, che adempì con abnegazione, con sincerità, con franchezza di convinzioni e di fede politica.
Entrò in Senato per nomina del 4 marzo 1905; ed anche qui di lui si formò alto concetto, si nutrì fiducia ed affetto. Portò la sua opera utilmente ai nostri lavori; e la sua parola, sobria, ma limpida ed efficace, noi pure ascoltammo.
Immerso in crudi lutti domestici, sostenne lo spirito, e si forzò ancora agli obblighi della professione, ai doveri di cittadino verso istituti ed opere pie, agli uffici del Senato; si pregiava l'Ordine degli avvocati d'averlo presidente del suo consiglio: finché affranto è soggiaciuto all'ultimo fato. Soffriamo amaramente della perdita di così pregiabile ed amabile collega. (Approvazioni). [...]
MOLMENTI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà,
MOLMENTI. Dopo la nobile commemorazione di Lorenzo Tiepolo, fatta dal nostro illustre Presidente, sia concesso ad un antico ed affezionato amico di aggiungere una parola di compianto.
Con Lorenzo Tiepolo è scomparso dalla terra un uomo non dimenticabile a niuno che lo conobbe, lagrimato da tutti i buoni.
Venezia, nei pubblici uffici di sindaco e di deputato lo provò savio ed utile; quelli che lo conobbero da vicino stringendo con lui infrangibili vincoli di amicizia, guardavano a lui come a modello di rettitudine.
Discendente da una famiglia di antichissima nobiltà, feconda di tanti uomini insigni, nelle fatiche della guerra e nelle opere della pace, egli degnamente portava il suo nome glorioso.
Nella sua stessa figura esile ed estenuata, nelle sue sembianze, non so se più austere o melanconiche, era l'impronta di una nobiltà di altri tempi, che facea ricordare qualche antico ritratto di Tiziano e di Tintoretto. (Be­nissimo).
Pure sotto quell'indole mite, sotto i modi suoi, che riuscivano, per una cortese gravita, amabili, si celavano gagliardie non sospettate. Gagliardie per combattere implacabilmente il male, la corruzione, la disonestà, dovunque apparissero. Ben egli aveva il diritto di assumere la missione di custode fedele della moralità e dell'onestà ripudiate. Serbò la sua dignità sempre, dinanzi alle perfidie della fortuna, alla ingratitudine degli amici, alle offese degli avversari.
Venezia, che non fu sempre giusta con lui, sentì dinanzi alla sua bara quale figlio avesse perduto, e fu universale il compianto per la morte di quest'uomo savio e dabbene. (Approvazioni vivissime).
CANEVARO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CANEVARO. In nome di alcuni colleghi e mio, propongo e prego il nostro caro Presidente di voler trasmettere alle rispettive famiglie i sensi di ammirazione del Senato per le opere compiute quali cittadini dal senatore Giacomo Doria e dal senatore Tiepolo, ed insieme il profondo nostro compianto per la loro dipartita. [...]
COLOSIMO, ministro delle poste e dei telegrafi. Mi associo in nome del Governo, alle nobili ed eloquenti parole pronunziate dal Presidente dell'Assemblea e dagli onorevoli senatori Molmenti, Rolandi-Ricci, Canevaro, Cadolini, Gatti-Casazza, Tittoni, Colonna e Santini, commemorando i senatori Tiepolo, Doria, Boncompagni, Cucchi e Roux. [...]
PRESIDENTE. La Presidenza, certa di aver consenzienti tutti i senatori, si farà un dovere di dare esecuzione alle varie proposte, che sono state fatte per l'invio di condoglianze alle famiglie e alle città natali dei colleghi, che abbiamo oggi commemorato. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 1° dicembre 1913.