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THEODOLI DI SAMBUCI Alberto

24 novembre 1873 - 06 giugno 1955 Nominato il 06 aprile 1934 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lazio

Commemorazione

 

Cesare Merzagora, Presidente
[...]
Presidente. Ha chiesto di parlare il senatore Menghi. Ne ha facoltà.
Menghi È giunta la dolorosa notizia della morte dell'ex senatore Theodoli. Mi permetta il Senato di commemorarlo in quest'Aula, nella quale spesso risuonò la sua parola stimolatrice nell'interesse d'Italia. Alberto Theodoli, marchese di Sambuci, nacque a Roma il 24 novembre 1873. Fece gli studi di ingegneria nell'Università di Losanna e subito cominciò il tirocinio nel Belgio, in Inghilterra, in Bulgaria ed in Grecia. Amministratore del Banco di Roma dal 1901 al 1916 [sic]. Delegato italiano nell'Amministrazione del debito pubblico ottomano, a Costantinopoli, dal 1905 al 1911. Il collegio di Foligno lo ebbe suo deputato stimatissimo dal 1913 al 1919; e nel 1919 assunse la carica di sottosegretario alle colonie nel Ministero Nitti e di sottosegretario ad interim per gli affari esteri. Volontario nella guerra 1915-1918, raggiunse, per merito, il grado di capitano del genio. Consigliere della Croce Rossa Italiana nel 1913, presidente della Commissione dei mandati alla Società delle Nazioni nel 1920, ove svolse opera utilissima per l'Italia. Il Banco di Roma lo ebbe Commissario straordinario nel 1945; e da molti anni alla T.E.T.I. rivestiva la carica di Presidente. Nel 1934 fu nominato senatore del Regno e nel 1946 fu compreso nel numero degli ottanta senatori discriminati per decisione dell'Alta Corte di giustizia. Nei lavori parlamentari, alla Camera prima e poi al Senato portava la sua competenza tecnica nelle discussioni sulle opere pubbliche e la sua vasta esperienza dei problemi internazionali nella trattazione della politica estera e nelle questioni coloniali. Notevoli i suoi interventi sullo sviluppo e l'efficienza della Marina mercantile, sulla organizzazione dei porti e degli enti portuali, sul risanamento dei centri urbani, sul piano regolatore di Roma e sulla sistemazione del Tevere, sulla legge urbanistica, sul funzionamento degli organi consultivi in materia di opere pubbliche. In un suo discorso in sede di bilancio delle colonie, valendosi delle personali esperienze, raccomandava la formazione accurata dei funzionari dell'Amministrazione coloniale e il rispetto delle usanze e dei diritti consuetudinari degli indigeni per accattivarsene la simpatia. Appassionato alle competizioni sportive fin dalla gioventù fu tra i pionieri dell'aeronautica e dell'automobilismo; e diede un decisivo impulso all'ippica con la creazione a Roma dell'ippodromo delle Capannelle e l'istituzione dei concorsi ippici internazionali. La sua figura di gran signore romano, ricco di umana comprensione e di sincera cordialità, i suoi ricordi di viaggiatore internazionale dalle vastissime conoscenze e amicizie, la sua molteplice attività in Italia e all'estero, tutto se stesso e il suo mondo egli descrisse con tocchi vivaci e arguti nel suo volume "A cavallo di due secoli".
In questo libro egli rivela la sua spigliatezza, la sua nota bonomia e l'esperienza di uomo politico che tutto sapeva abbracciare in una sintesi felice. Amava Sambuci, paese del mio collegio, non tanto per atavica nobiliare tradizione quanto invece per sollevare le condizioni morali ed economiche di quella popolazione, alla quale era attaccatissimo. Molte opere pubbliche di quel paese si debbono al suo sagace interessamento. A suo onore debbo ricordare un episodio personale che rivela tutta la grandezza di un'anima veramente cristiana. Nel 1945, quando i contadini d'Italia chiedevano le terre per sfamarsi, egli mi convocò a Sambuci e senza che nessun atto giudiziario lo sollecitasse mise a disposizione di una Cooperativa agricola di braccianti da me fondata quasi tutte le terre del marchesato. Le condizioni furono così vantaggiose per i miei cooperatori che in prosieguo di tempo il senatore Theodoli mi confessava che con il corrispettivo pagato annualmente dalla cooperativa non riusciva nemmeno a coprire gli oneri fiscali che egli aveva riservato a suo carico. Onore, perciò, a lui che seppe interpretare gli aneliti e i bisogni di gente che oggi lo piange sinceramente perché ne fu permanente benefattore. Prego l'onorevole Presidente di esprimere alla desolata famiglia il vivo cordoglio del Senato della Repubblica.
Presidente. Ha chiesto di parlare il senatore Negri. Ne ha facoltà.
Negri. A nome del gruppo socialista, mi associo alle parole di cordoglio espresse per la morte del senatore Theodoli.
Presidente. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tupini, Ministro senza portafoglio. Ne ha facoltà.
Tupini, Ministro senza portafoglio.Il Governo è solidale col Senato nel ricordo dell'illustre ex senatore scomparso e nel tributo di compianto alla sua memoria.
Presidente. Assicuro il Senato che non mancherò di esprimere alla famiglia del compianto onorevole Theodoli, nobile figura di gentiluomo e di diplomatico, che difese sempre gli interessi dell'Italia, i sensi del nostro più vivo cordoglio.

Senato della Repubblica, Atti parlamentari. Resoconti stenografici, 7 giugno 1955.