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THAON DI REVEL Genova Giovanni

20 novembre 1817 - 03 settembre 1910 Nominato il 16 marzo 1879 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio e per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato e per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Liguria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...] L'Assemblea ha causa di lutto per le gravi sue perdite. Ci sono mancati i senatori [...] Di Revel [...]
Il conte Genova Thaon di Revel nato in Genova dell'antico casato piemontese il 20 novembre 1817, viveva di gloriose memorie il suo novantesimo terzo anno nella propria villa di Borgo Vico sul lago di Como; ed il 3 settembre fu l'ultimo suo giorno.
Dell'esercito era forse il più vecchio soldato; il decano dell'artiglieria. Il suo riposo da comandante di corpo d'Armata, era onorato dalla medaglia mauriziana del merito militare di dieci lustri, dalla croce d'oro per anzianità di servizio. La nobiltà e la virtù del sangue serbò e trasmise immacolate.
Combatté tutte le battaglie del nostro risorgimento. Capitano, entrò in campagna nel 1848; e fu continuo il premio al suo valore: menzioni onorevoli e medaglie pe' fatti d'armi di Sommacampagna e Berettara, di Staffalo e Valeggio e sotto le mura di Milano. Gli ultimi colpi di cannone contro gli Austriaci nella sera nefasta del 4 agosto furono sparati dalle sue batterie. Ed ancora l'anno dopo nella battaglia di Novara una medaglia meritò.
Nel Corpo di spedizione in Oriente del 1855, partito con il reggimento d'artiglieria da campagna, ed in Crimea promosso Maggiore, essendo nello stesso tempo commissario Regio a disposizione dell'Armata inglese e presso il Quartier generale della francese; contribuì altamente, facendo apprezzare dagli alleati la nostra artiglieria, all'onore della nostra bandiera.
Nella dimostrazione del 22 maggio 1859 al porto di Palestro e sulla Sesia si acquistò nuovo merito di valore. Fecero prodigi le sue batterie il 24 giugno a San Martino. Lo ammirò il prode generale Mollard, comandante la divisione, gli strinse la mano il Re Vittorio Emanuele, dandogli la croce di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.
Luogotenente Colonnello Capo di Stato maggiore del comando superiore d'artiglieria del Corpo d'occupazione delle Marche e dell'Umbria nel 1860; promosso Colonnello per merito di guerra ed applicato nel novembre al comando superiore d'artiglieria presso le truppe mobilizzate per la Bassa Italia; la sua perizia ed il suo valore emersero nella parte dell'artiglieria alle operazioni dell'assedio di Ancona; e parimenti segnalata fu la sua condotta all'attacco ed all'assalto di Mola di Gaeta; onde venne rimeritato della Commenda dell'Ordine militare di Savoia. Indi il suo senno, che pari era al valore, fu messo ad alta prova nella Direzione generale della guerra del nuovo Governo delle provincie napoletane; e talmente soddisfece, vincendo con serenità, imparzialità e rettitudine le difficoltà dello scioglimento dell'esercito garibaldino e della fusione della maggior sua parte nel Regio esercito, che n'ebbe somma lode e la promozione a maggior generale in luglio 1861.
Nella campagna del 1866, aiutante di campo del principe Umberto, la mattina della sanguinosa giornata di Custoza, lo coadiuvò efficacemente a resistere al fiero assalto nemico, e fu con lui nel famoso quadrato di Villafranca, meritando la croce di grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia e di essere poscia nell'ottobre promosso Luogotenente generale.
Ebbe il nostro illustre defunto, insieme alle qualità di guerriero, quelle di fino diplomatico. Aveva goduto l'amicizia e confidenza del conte di Cavour; era stato caro a tutti gli uomini politici; era indicato alle delicate commissioni. Una di queste, a cui venne scelto, fu di ricevere la consegna del Veneto, pei trattati dell'agosto 1866 tra l'Austria e la Prussia e tra l'Austria e la Francia. Il difficoltoso incarico con tale prudenza e destrezza adempì il conte di Revel nostro Regio commissario, da mandar grati il francese e l'austriaco, far salvo l'onore italiano, lasciar soddisfatte quelle popolazioni. Ebbe gli encomi del Governo, i ringraziamenti del Re.
Festeggiato il veterano glorioso in ogni commemorazione nazionale; cinque anni or fa, nel cinquantenario della campagna di Crimea, ricevette dal Re il sommo premio del Collare dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata.
Il chiarissimo uomo, così in alto salito vicino al Sovrano, era pur stato l'eletto popolare. Pei suffragi dei collegi di Gassino e Chivasso sedette alla Camera dal 1859 in cinque legislature. Il giorno eziandio venne, in cui ricorse a lui la Corona per affidargli l'Amministrazione della guerra nel Governo dello Stato in gravi condizioni interne ed internazionali. La voce del Re ed il sentimento del dovere vinsero il suo rifiuto; entrò nel gabinetto Rattazzi dell'aprile 1867; diede le dimissioni nell'ottobre, prima di quelle dell'intiero gabinetto, per disaccordo da quella politica, rispetto all'invasione del pontificio, che non prevenne, com'egli aveva avvisato, l'intervento francese.
A sedere fra noi fu portato il 16 marzo 1879; e lo vedemmo a parte de' lavori nostri finché i difetti della grave età non gl'impedirono. Quando fu tenuto di qui assente, il tempo occupò scrivendo pregiati ricordi: Le grandi manovre del 1879 - La cessione del Veneto - Dal 1847 al 1855 - La spedizione di Crimea - Il 1859 e l'Italia centrale - Da Ancona a Napoli - Umbria ed Aspromonte - Sette mesi al Ministero.
Le alte benemerenze del nostro compianto collega sono state ricordate dal Re nell'unirsi, insieme alla regina, al lutto della famiglia illustre. Altra parola augusta espresse il compianto della spenta vita, che fu tutta consacrata al bene della patria; ed altre condoglianze porporate e principesche e cospicue; quelle dell'esercito, del Governo, di Como e di Venezia; della Società Solferino e S. Martino, e d'ogni devoto alle memorie patrie; la scorta dei reduci dalle patrie battaglie alla salma venerata, furono gli onori funebri; ma oltre la tomba dureranno quelli delle virtù e delle azioni.
Il lutto nostro, che già manifestarono i colleghi dalla nave Melfi al correre della ferale novella, torna oggi a pronunciarsi nell'accogliere, che noi facciamo, quel testamento, che il conte Genova di Revel morendo ha dettato nelle parole: Dio, Re, patria. (Approvazioni). [...] LUZZATTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUZZATTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno.Il Governo si associa con animo profondamente commosso alle parole piene di alto patriottismo del Presidente del Senato, la cui venerata figura rappresenta una nobile pagina del nostro riscatto nazionale, e perciò ha la massima autorità dell'esempio per commemorare coloro che vi hanno preso parte. (Bene).
I miei colleghi del Ministero diranno le benemerenze dei senatori Thaon di Revel [...], tutte luci di gloria del Senato che si sono spente fra il lutto della nazione: sia conceduto a me di notare brevissimamente il singolare congiungimento di due nomi, quello del senatore Thaon di Revel e di Cesare Abba, i quali rappresentano le due correnti diverse della nostra storia e del nostro pensiero nazionale; l'una, affaticata dal genio di Cavour, l'altra dall'impeto generoso di Garibaldi, che la mente suprema del Re Liberatore in felice e luminoso connubio, congiunse per la redenzione della patria. (Benissimo; applausi).
La nostra rivoluzione italiana, sotto gli auspicii di questi grandi, forse è più sublime, certo più pura della stessa rivoluzione francese, la quale non ebbe, né un Re come Vittorio Emanuele, né un essere prodigioso, la cui grandezza leggendaria cresce per la distanza, come giuseppe Garibaldi, né un'affascinante pensatore, iniziatore di redenzioni di popoli oppressi, come Giuseppe Mazzini, né uno statista eminente e incomparabile, quale Camillo Cavour! (Benissimo; applausi).
Tutti questi sommi, con metodi diversi intesero a un medesimo intento e le cautele patriottiche degli uni, gli impeti irriflessivi degli altri erano egualmente necessari alla liberazione della patria; sono stretti oggi, alla medesima gloria e nella medesima gratitudine, come nella stessa gloria e nella stessa gratitudine il Senato collega insieme le due scuole della nostra rivoluzione rappresentate da Thaon di Revel e da Cesare Abba. (Bene! Bravo! - Applausi).
La storia, che è la grande uguagliatrice e la pacificatrice ha operato questo miracolo della conciliazione nelle redenzioni comuni. E gli eredi dei nostri grandi, dei quali sono simbolo Thaon di Revel e Cesare Abba tornavano dalle eroiche pugne modesti e silenziosi ai loro studi e ai loro uffici, nell'attesa che la patria li chiamasse a nuovi cimenti; ammonimento solenne contro i facili gridatori di patriottismo rimorosi e morbosi, i quali vorrebbero monopolizzare il sentimento nazionale, che è, per fortuna nostra, comune patrimonio di tutti gli italiani, luce d'amore splendente sulla testa degli umili e dei sapienti, nel patto glorioso e inviolabile della solidarietà nazionale. (Bene! Bravo! - Approvazioni vivissime - Applausi). [...]
CERRUTI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
CERRUTI. Mi permetta il Senato di aggiungere poche parole alla commemorazione del senatore Genova Thaon di Revel, fatta dal nostro illustre Presidente.
Voglio solo ricordare che egli era figlio del primo governatore mandato a Genova dal Re di Sardegna, dopo l'annessione del 1815; e che quella città (mediante la sua civica rappresentanza) volle essergli madrina al fonte battesimale, motivo per cui gli venne imposto il nome di Genova.
Io credo mio dovere di mandare un riverente saluto alla memoria del gentiluomo perfetto, del valoroso soldato che nella sua lunga ed operosa esistenza, ha sempre portato con onore il nome della mia città! (Approvazioni).
BAVA-BECCARIS. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
BAVA-BECCARIS. In omaggio alla memoria del generale Di Revel, che per me, più che maestro fu modello degno di imitazione, consenta il Senato che io evochi in questo momento alcuni tratti caratteristici della sua vita militare e civile.
Il generale Di Revel, fin da giovane, ebbe vivo il sentimento dell'italianità. Gli artiglieri superstiti del 1848, e fra questi l'amico e collega Morra di Lavriano, ricordano come il Di Revel, essendo in quell'anno di passaggio a Milano con la sua batteria per recarsi al campo, venisse festeggiato con un banchetto dalla nascente artiglieria lombarda. Al brindisi che venne portato all'artiglieria piemontese egli rispose: "Non è all'artiglieria piemontese, non è alla lombarda che si deve brindare ora, ma brindiamo alla futura artiglieria italiana".
Ricordo come da taluni il Di Revel fosse considerato clericale, nel senso che si attribuisce comunemente a questa parola, perché religioso praticante: nulla di più erroneo, e ne do la prova. In un triste momento in cui fui chiamato a compiere un penoso ufficio, il generale Di Revel mi scriveva che dovevano essere trattati alla stessa stregua i ribelli alla legge, rossi o neri che essi fossero; che la legge doveva essere uguale per tutti; e mi ricordava le misure energiche prese dal Governo subalpino in circostanze analoghe.
Il generale Di Revel ha fatto varie pubblicazioni; pregevoli sono i Ricordi della guerra di Oriente. Ma veramente importanti sono le memorie scritte sulle guerre combattute sulle Alpi durante quattro anni, dal 1792 al 1796, dalle truppe e milizie piemontesi, debolmente aiutate dal corpo austriaco, per impedire l'invasione francese. Egli vi descrive le fasi di quelle rudi campagne e le vicende politiche di quei tempi, in cui suo padre e suo nonno, tanti segnalati servigi resero, sia nel comando delle truppe, sia nelle trattative diplomatiche, nell'interesse della Dinastia e del paese.
Il generale Di Revel aveva tutte le qualità del comandante di truppe: l'austerità congiunta ad una paterna bontà; la severità temperata da una razionale indulgenza: epperciò era amato dai suoi dipendenti, ai quali fu ognora largo di consigli e di protezione.
Alla venerata sua memoria io rendo questo piccolo omaggio, con l'augurio che il ricordo del suo valore e delle sue virtù rimanga ognora presente ai giovani ufficiali dell'esercito. (Vive approvazioni).
DE SONNAZ. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
DE SONNAZ. Sentimenti di riverente e riconoscente amicizia mi fanno un dovere di cuore di associarmi alle commemorazioni fatte dal nostro onorevolissmo e degnissimo Presidente dei due nostri rimpianti colleghi, il senatore generale Genova Thaon di Revel, il senatore ammiragio Costantino Morin. Mi occuperò in ispecie della parte diplomatica della vita dei due rimpianti senatori Revel e Morin.
Il senatore Genova di Revel, nato in Genova da una famiglia nizzarda, che, per molti anni, aveva resi eminenti servizi al Re ed alla patria, entrò giovanissimo nell'arma di artiglieria e già capitano, comandò (nel 1848) una delle batterie della divisione del duca di Savoia, il futuro Re Vittorio Emanuele II. In tale prima campagna del risorgimento italiano si guadagnò una medaglia d'argento al valore ed una di bronzo per le fazioni del 24 e 25 luglio a Sommacampagna e Staffalo ed una seconda medaglia d'argento al valore di merito a Novara nel 1849.
Subito dopo la campagna ed alla pace con l'Austria il capitano Genova di Revel venne inviato quale addetto militare a Vienna e vi rimase quasi quattro anni (dal 1850 al 1853).
A Vienna quale addetto alla missione sarda, in una situazione politica molto ardua e delicata, imparò quella fine arte diplomatica che gli permise, nella sua lunga e brillante carriera, di rendere anche nei negoziati internazionali col suo prudente contegno, eminenti servizi all'Italia. In questo soggiorno a Vienna il Revel seppe acquistarsi simpatie ed amicizie nel mondo politico e militare.
Negli anni 1855 e 1856 Genova di Revel faceva la campagna di Crimea quale commissario Sardo ai quartieri generali alleati Francese ed Inglese, anzi riceveva, per tale servizio, la rara onorificenza inglese dell'ordine del Bagno, e mercé la sua distinzione, ed il suo tatto diplomatico le relazioni furono sempre cordialissime fra i Sardi ed i potenti alleati di Francia e d'Inghilterra.
Nel 1859 ebbe ancora una missione segreta a Vienna mentre si preparava la terza campagna del risorgimento.
Nel 1859 poi il maggiore Genova di Revel meritò una medaglia di bronzo al valore a Palestro ed il 24 giugno comandava l'artiglieria a S. Martino. In tale occasione seppe seguire la massima del valoroso eroe, comandante la 3ª divisione, generale Filiberto Mollard che proclamava: qui si deve vincere o morire;e Genova di Revel spiegò grande valore ed abilità nel dirigere una batteria di 40 cannoni, posta quasi colle avanguardie, la quale fu una delle principali cause della vittoria italiana.
Per tale brillante azione nella quale rimase anche contuso, egli ebbe la croce di uffiziale dell'Ordine militare di Savoia e poco dopo la promozione a tenente colonnello. Finita la guerra fu incaricato di fondare e dirigere il collegio militare di Milano, destinato ad educare alle armi la balda gioventù lombarda.
Nel 1860 durante la campagna dell'Umbria e bassa Italia fu comandante superiore dell'artiglieria al quartiere generale del generale Manfredo Fanti, ebbe il grado di colonnello per l'attività e valore col quale diresse le operazioni dell'artiglieria nell'assedio di Ancona, e fu incaricato poi di varie delicate missioni nell'unione del sud e nord dell'Italia negli anni 1860 e 1861, e venne decorato della commenda dell'Ordine militare di Savoia per essersi distinto nell'attacco e presa di Mola di Gaeta (4 novembre 1860).
Fu poi nel 1861 e 1862 comandante a Terni di una brigata di granatieri ed anche di tutte le truppe; e vi si distinse coi suoi rapporti e negoziati coi comandanti francesi a Roma, anzi si recò in missione segreta diplomatica a Parigi per spiegare bene la situazione politica sul confine Pontificio a cagione delle bande brigantesche. Il Revel trattò queste delicate questioni coi marescialli Vaillant, Randon, coi ministri Thouvenel e Rouher, il futuro vice-Empereur. Dopo questa missione del Revel le cose procedettero meglio a Terni fra i comandi italiani e Francesi.
Nel giugno 1883 il generale Genova di Revel era nominato primo aiutante di campo del principe ereditario Umberto di Savoia principe di Piemonte, situazione che conservò vari anni.
Il 24 giugno 1866 il general di Revel, mentre faceva una ricognizione, nelle ore mattutine, veniva all'improvviso circondato dagli Ulani di Trani: mercé i suoi talenti di scudiere, e la sua fortuna, esso passò incolume fra le lancie nemiche ed il fuoco dei soldati italiani del ‘49 a cercare riparo col principe Reale nel famoso quadrato. Il 26 giugno Genova di Revel aveva il piacere di dichiarare al Re che il principe Reale d'Italia era stato brillante il 24 giugno e che si era fatto molto onore per coraggio ed intrepidezza nel lanciarsi avanti al primo colpo di cannone e per la sua calma nella formazione del quadrato. A sua volta il Revel per il sangue freddo e coraggio dimostrato nella battaglia di Custoza e per il modo col quale avea coadiuvato il principe Umberto nel disporre le truppe, riceveva la croce di grand'uffiziale dell'Ordine militare di Savoia. Poco dopo il generale di Revel veniva nominato comandante la prima divisione che riorganizzò, ed il 14 settembre 1866 era nominato commissario regio per ricevere la consegna delle piazze forti del Veneto. Le trattative durarono più di un mese e furono difficili dovendo il Revel ricevere ordini da tre ministri e mettersi d'accordo con molte autorità.
Egli mostrò somma abilità diplomatica e seppe acquistare l'amicizia del commissario austriaco Möring e del francese Lebeuf, la stima dei Veneziani e gli encomi del conte Nigra che tanto se ne intendeva. Anche l'Olivier enl suo Empire libéral riconobbe nel generale Genova di Revel un diplomatico fino ed avveduto.
Nel 1867 il Revel fu ministro della guerra nel gabinetto Rattazzi, di cui aveva saputo guadagnarsi l'amicizia. In tale situazione diede prova di molta attitudine e di moltissimo zelo per l'esercito, poi rimase ancora 20 anni e più, negli alti comandi militari dell'esercito italiano. Fu deputato di Chivasso, Gassino, Thiene, poi senatore nel 1879 e seguì le sedute dell'alta Assemblea finché le sue forze lo permisero.
Il generale Revel fu anche un brillante storico militare. Ecco le sue opere non poco apprezzate: Mémoires sur la guerre del Alpes et événements de Piémont pendant la rèvolution française tirés des Papiers du comte De Revel.1871. Uno dei libri più giusti ed imparziali sulla storia di quell'epoca agitata.
Poi: Dal 1847 al 1855. La spedizione in Crimea(1855-56) - Il 1859 e l'Italia centrale - Da Ancona a Napoli - Umbria ed Aspromonte - La cessione del Veneto - Sette mesi al Ministero - Le grandi manovre del 1879.
S.M. il Re, apprezzando, come al solito, gli alti meriti degli italiani benemeriti della patria, nel 50° della Crimea gli diede il Collare dell'annunziata; collare che già aveva brillato sul petto di tre suoi antenati.
Decano del Senato e dell'esercito, passò di vita, nel compianto universale, il 3 settembre 1910, nella sua villa in Como.
L'ultima sua funzione fu d'essere presidente della riunione degli oriundi savoiardi e nizzardi italiani il 24 giugno 1910, presidenza che molto onorò la riunione. In tal occasione il generale Genova di Revel scrisse alcune lettere che veramente provavano la sua gran mente, il suo profondo patriottismo ed un vigore di spirito più unico che raro alla sua età.
La massima di tutta la bella vita del senatore Genova di Revel fu di "servire il suo paese (l'Italia) senza menarne vanto; obbedire al Re secondo il giuramento prestato, senza pretendere ricompensa, soddisfatto di avere fatto il proprio dovere", ed il suo motto fu Dio, il Re la patria italica.
Il senatore generale Genova di Revel infine era un uomo di alto e fermo carattere, che sapeva affrontare con impavida energia le più ardue responsabilità ed uscirne con accortezza e fermezza. Era cioè un uomo colle nobili doti dell'uomo superiore nel valore civile e militare. [...]
SPINGARDI, ministro della guerra.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SPINGARDI, ministro della guerra.Il generale Genova Thaon di Revel, singolare tempra di soldato, appartenne a quella schiera di uomini illustri che furono onore e vanto del nostro risorgimento nazionale.
Uscito da quella Accademia di Torino che fu mirabile fucina delle migliori intelligenze militari del Piemonte, onorò l'esercito italiano per ben cinquant'anni attraverso a tutte le campagne della nostra indipendenza.
L'alba del risorgimento lo vide giovine ufficiale di artiglieria distinguersi a Staffalo, a Valeggio, sotto le mura di Milano, a Novara. Nella spedizione di Crimea ebbe funzioni importanti presso il quartiere generale inglese; nel 1859 si batté gloriosamente a Palestro, sulla Sesia, a S. Martino, dove la condotta delle sue batterie fu uno degli episodi più salienti di quella gloriosa e sanguinosa giornata.
Prese parte alla spedizione nelle marche, fu ad Ancona ed a Mola di Gaeta; la campagna del 1866 lo rivide a fianco del principe di Piemonte nel glorioso episodio del quadrato di Villafranca.
Quattro medaglie al valor militare, tre successive ricompense in quell'ordine militare di Savoia che compendia intelligenza e valore, attestano l'opera sua di soldato.
Ma egli fu pure uomo politico e diplomatico. Delegato dal ministro della guerra nel 1861 a Napoli per agevolare la fusione dell'esercito meridionale con quello sardo, delegato dal Governo del Re per la cessione del Veneto nel 1866, ministro della guerra nel 1867, deputato per cinque legislature, senatore del Regno,ovunque e sempre rifulse per alto sentimento del dovere, per intelligenza, per saviezza.
La suprema onorificenza del collare dell'annunziata fu degna ricompensa ad una vita intemerata, interamente spesa a benefizio della patria.
Anima mistica e forte ad un tempo, come fu valoroso soldato in guerra, fu intelligente ed amoroso educatore in pace.
Era quindi giusto, doveroso, che in questo ambiente, sacro alle più alte idealità patriottiche, il ministro della guerra si facesse eco del largo rimpianto che il generale Thaon di Revel ha lasciato dietro di sé, e che in quest'Aula egli portasse alla sua venerata memoria il saluto reverente e commosso dell'esercito e del Governo. (Approvazioni vivissime). [...]
PROSPERO COLONNA. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
COLONNA PROSPERO. Con religiosa attenzione, e con animo commosso ho ascoltato le belle commemorazioni colle quali fu onorata la nobile figura di cittadino e di soldato del generale Thaon di Revel.
Io, per la mia pochezza, non potrei certo permettermi di aggiungere la mia povera parola a quella degli illustri oratori che mi hanno preceduto.
Mi limiterò quindi, semplicemente, ad una proposta, ossia che, a somiglianza di quanto fu fatto in commemorazione ed in ricordo dei generali Cosenz e Mezzacapo, le nobili parole qui pronunziate dal nostro illustre Presidente e dal ministro della guerra vengano date alle stampe, e diffuse nei reggimenti ad esempio delle nuove generazioni di soldati ed ufficiali affinché ne traggano incoraggiamento e nuova lena nell'adempimento della loro nobile missione. (Applausi). [...]
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni in contrario, tutte le proposte fatte per invio di condoglianze alle famiglie e alle città native degli illustri colleghi, dei quali abbiamo pianto la perdita, si riterranno come approvate, e la Presidenza si farà premura di tradurle in atto; così sarà data esecuzione alla proposta del senatore Prospero Colonna.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1910.