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TARDITI Cesare

16 aprile 1842 - 22 febbraio 1913 Nominato il 04 aprile 1909 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! La morte dal dicembre ad oggi ci ha rapito i senatori [...] Tarditi. [...]
Come il Palumbo dell'Armata, fu Cesare Tarditi onore dell'esercito, e nelle armi prestò segnalati servizi. Nato in Torino il 16 aprile 1842; allievo della Regia Accademia militare, splendidamente salì al più alto grado. Tenente generale, per l'età passò al servizio ausiliario il 10 aprile 1908; portando al petto la medaglia d'oro d'anzianità, e quella mauriziana di dieci lustri di merito militare. Da lunga malattia fu spento in Roma il 22 di questo tristo febbraio.
Il valoroso soldato fece da luogotenente la campagna del 1866 contro l'Austria, e quella nel 1870 per l'occupazione di Roma. Colonnello dei bersaglieri, fu mandato nel settembre 1891 presso il Governo della Colonia eritrea. Tenente generale comandante la divisione militare di Napoli, meritò l'encomio nell'ordine del giorno del 10 novembre 1906 per l'abnegazione, con cui affrontò i pericoli, e per le virtù civili, di cui diede prova nei comuni funestati dall'eruzione del Vesuvio. E richiamato dalla posizione ausiliaria nel 1908, fu il commissario regio, che in Palmi di Calabria, e nella devastata regione, dopo il terremoto del 28 dicembre di quell'anno, adempì il dovere con energia ed umanità ammirevoli. Comandato al Ministero della guerra, diede ad apprezzare intelligenza ed attitudine amministrative, che vennero poste ripetutamente a profitto. Nel 1882, in grado di maggiore nel Corpo di Stato maggiore, vi ebbe le funzioni di capo di sezione; tenente colonnello nel 1884 quelle di capo di divisione. E, dopo essere stato colonnello capo dello Stato maggiore del III corpo d'Armata e promosso maggior generale nel 1896, venne chiamato direttore generale delle leve e truppe, poi tenuto ai servizi amministrativi. E tanto la sua opera fu estimata, che due ministri della guerra lo vollero sottosegretario di Stato nel 1898 e nel 1900.
Tali meriti aprirono al generale Tarditi l'ingresso al Senato; e vi entrò per nomina del 4 aprile 1909. Quanto assidua e proficua attività ci dava ognun ricorda: quanto calorosamente e recisamente interveniva alle discussioni nostre di cose militari, parmi ancora echeggiare in quest'Aula. E qui e fuori non cessò mai di dare all'esercito pensiero ed amore; alla patria tutto sé stesso. L'operosità sua ancora volgevasi, quando infermò, alla presidenza della Commissione dei ricorsi nel Ministero della guerra; all'organizzazione del Corpo dei volontari ciclisti.
Il ministro della guerra diede al benemerito generale, innanzi alla sua salma, ultimo premio, il grato saluto dell'esercito; evocando la nobile figura del cittadino e del soldato, da tenere a perpetuo e luminoso ricordo. (Approvazioni). [...]
PEDOTTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PEDOTTI. Alla bella, commovente, affettuosa commemorazione che l'illustre nostro Presidente, con tutto il magistero della sua parola ha testé fatta del compianto senatore generale Tarditi, consenta il Senato che a sfogo dell'animo addolorato per la invano deprecata morte del caro antico commilitone ed amico - e se lecito mi fosse, anche come interprete dei sentimenti dei colleghi, così dell'esercito, come della marina, che dell'Assemblea fanno parte - consenta il Senato che poche parole io aggiunga.
Non dirò della vita, che il caro estinto dedicò intera a servire la patria nelle file dell'esercito, né della brillante meritata sua carriera, che già ne disse l'illustre Presidente nostro, né delle preclari di lui doti di mente, di animo, di cuore, delle virtù sue di soldato e di cittadino.
Solo mi sia concesso ricordare alcune sue elette qualità che lo rendevano uno dei nostri migliori generali, come comandante di truppe, come educatore di ufficiali e di soldati, e gli consentirono di essere annoverato fra i più distinti nella numerosa schiera di quegli ufficiali superiori, che, durante una lunga serie di anni, con assidua, indefessa, silenziosa cura hanno lavorato a quella seria preparazione delle nostre forze, della quale l'Italia ha visto e raccolti, quasi sorpresa, nella recente guerra libica, gli splendidi frutti.
I molti anni che il generale Tarditi aveva passati al Ministero della guerra, dove rese i più insigni, apprezzati servizi, potevano far pensare di lui - e forse taluno volle crederlo - che egli fosse più che altro un uomo di tavolo, più che un soldato un burocratico. Ebbene no: io ebbi la fortuna di averlo direttamente alla mia dipendenza quale comandante che egli era della divisione militare di Napoli allorché fui chiamato al comando del X corpo d'Armata, e allora ne conobbi intimamente tutto l'alto valore.
La sua operosità, la prontezza ed assennatezza delle sue provvidenze e le sue vigili cure così nell'arduo campo disciplinare come nelle svariate bisogne dell'addestramento delle truppe della istruzione degli ufficiali, del funzionamento dei molteplici servizi; e sul terreno, dirigendo manovre, il suo acume tattico, la chiarezza e sicurezza delle sue disposizioni, quello che si suol dire il colpo d'occhio militare; e nelle conferenze, che frequenti egli teneva agli ufficiali del numeroso presidio di Napoli; la sua molta e sicura dottrina professionale; e infine il tatto squisito e l'amore quasi appassionato che egli poneva nell'adempimento dei numerosi svariati doveri del suo alto comando: erano tutte queste qualità e doti che lo facevano altamente apprezzare - né mai io ebbi, fra i molti, altri comandanti di divisione che più di lui valessero. Il generale Tarditi era indubbiamente un uomo d'azione, un bello e vigoroso soldato, non un semplice uomo da elucubrazioni da tavolino.
Bensì versatissimo, come pochi altri, era egli in ogni ramo della complessa legislazione militare, e di ciò egli ha qui dato a voi stessi signori senatori luminose evidenti prove le non poche volte. Voi lo ricordate, in cui la sua parola calda e convinta ha in quest'Aula risuonato, sempre che vennero in discussione disegni di legge d'indole militare.
Fra breve verrà al nostro esame l'importante disegno di legge sull'avanzamento nell'esercito. Egli, il compianto collega, si preparava a prendervi parte, e sarebbe stata buona ventura, ma purtroppo la sua voce è per sempre spenta. E noi possiamo e dobbiamo ancor più deplorare la sua dipartita.
Vada il nostro mesto compianto alla cara memoria sua; e possa il ricordo di lui durare lungamente fra noi, come a lungo durerà nell'esercito che lo annoverava fra i suoi migliori.
Mi permetto proporre che il Senato voglia far pervenire alla desolata vedova l'espressione della sua viva condoglianza. (Approvazioni generali e vivissime).[...]
SPINGARDI, ministro della guerra. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SPINGARDI, ministro della guerra. Alle nobilissime parole che l'illustre nostro Presidente ed il collega senatore Pedotti hanno testé pronunziato in memoria del compianto senatore generale Cesare Tarditi, di gran cuore e con tristezza profonda io m'associo in nome dell'esercito dappoiché l'esercito bene conobbe ed apprezzò le eccelse doti di intelletto, di cuore e di carattere e l'opera benemerita di questo insigne cittadino e soldato. Soldato sui campi dell'Indipendenza, ufficiale di Stato maggiore tra i più distinti (e come tale mi è caro di ricordarlo quale mio superiore diretto, autorevole e ben amato), direttore generale del Ministero della guerra, comandante della divisione militare di Napoli, sottosegretario di Stato, in ogni ufficio e in ogni circostanza, nel comando di truppe come nell'alta amministrazione, nelle più delicate mansioni come nelle responsabilità di Governo, nelle campagne del patrio risorgimento come nella desolazione dell'eruzione vesuviana e del terremoto calabro-siculo, Cesare Tarditi sempre diede altissima prova di mente fervida ed equilibrata, di carattere integro ed energico, di animo sereno e buono, e l'opera sua sempre fu attiva, umana e feconda.
Egli è perciò che, con vivo rimpianto e con profonda gratitudine l'esercito tributa alla sua memoria altissimo onore, quale si conviene a chi ha così degnamente adempiuto al proprio dovere verso la patria. (Bravo. Vive approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 28 febbraio 1913.