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TANARI Luigi

28 luglio 1820 - 03 marzo 1904 Nominato il 20 gennaio 1861 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Giuseppe Saracco, Presidente
Signori Senatori!
Un patriota del buon tempo antico, una fra le più geniali figure della nostra santa rivoluzione, che risale al memorando 1848, si spegneva il 3 del corrente marzo in Bologna, con la serenità dell'uomo che sente e si consola di aver spesa la parte migliore della sua giornata in servizio della patria, che amò al di sopra di ogni cosa sopra questa terra. Tale fu il marchese Luigi Tanari, patrizio bolognese, nato nel luglio 1820, uno fra i più anziani di questo Senato, al quale apparteneva fino dal 1861, che vide con dolore ineffabile scomparire mano a mano davanti a sé gli ultimi gloriosi avanzi di un tempo che gli uomini moderni vanno chiamando, ed è quasi di un tratto divenuto antico.
Il nome di Luigi Tanari non andrà tuttavia celebrato fra le genti per alte gesta compiute, che gli abbiano creata una situazione preeminente [sic] fra i contemporanei ed amici suoi, saliti alle maggiori altezze, onde trassero le maggiori rinomanze non scevre purtroppo da grandi dolori. Pure, oggi più che mai, a me piace, ed a voi non potrà dispiacere, che interprete sicuro dei sentimenti patriottici, che vibrano nei vostri cuori, siano pure antichi quanto si vuole, io ricordi da questo banco con singolare riverenza il nome venerato di Luigi Tanari, che ha bene meritato nella sua lunga ed onorata carriera, di raccogliere l'ossequio e l'alta considerazione di Coloro i quali, la Dio mercé, sono molti ancora, tengono in pregio le virtù, non di rado ignorate, di quanti concorsero con efficacia di opere e di consiglio, a creare la grandezza della patria.
Niuno è infatti, fra quelli specialmente che appartengono alla forte regione che gli diede i natali, il quale non sappia o non abbia inteso dire per tradizione, che il nostro bravo Tanari, a cominciare dalla sua giovinezza, diede tutto se stesso a preparare in Bologna, e nelle terre che le fanno corona, la gloriosa rivolta di popolo scoppiata nel 1848, e com'egli fosse fra i più animosi combattenti nel fatto d'armi della Montagnola che si chiuse con la cacciata degli austriaci. Ma il merito maggiore ed il titolo principale di onore che spetta a quel degno gentiluomo, fu quello di non aver mai in mezzo alle persecuzioni ed alle male arti della reazione, che infuriò nel decennio che tenne dietro ai disastri del 1848, dubitato un solo istante dei destini della sua Romagna, e delle sorti riservate alla grande patria italiana, onde con la dignità della vita e col sacrifizio della persona e degli averi, si applicò strenuamente a mantener vivo nelle popolazioni il sacro fuoco della libertà e della indipendenza nazionale che fece capo alla memoranda rivoluzione del giugno 1859, e con essa alla conquista dei sommi beni vagheggiati da quella valorosa popolazione.
Niuna maraviglia pertanto, che cacciato lo straniero, il nostro Tanari venisse chiamato a far parte di quel Governo provvisorio, poi dell'Assemblea delle Romagne, ed appena instaurato il Regno dell'Italia nuova, gli elettori del primo Collegio di Bologna lo abbiano inviato a sedere nella Camera dei deputati in Torino.
Mi par doveroso soggiungere, che anche in quel torno il marchese Tanari corse in armi per la liberazione dalle ultime soldatesche straniere di alcune terre romagnole, delle quali tenne poi la temporanea amministrazione, siccome per iterato invito del Governo centrale aderì a reggere altre importanti provincie del Regno, ma solo per breve tempo, e non più: poiché quello non era affar suo, e passata l'ora del cimento, la sua missione di patriotta gli pareva compiuta.
Chiamato, or fanno quarantatré anni, agli onori del Senato, il Collega nostro, è appena mestieri che lo dica, non venne mai meno ad alcuno dei suoi doveri fino a che la tarda età gli permise di prendere parte ai nostri lavori; ma sicuro in coscienza di aver dato alla patria la parte migliore di una vita laboriosa, senza domandarne la mercede, fuor quella che consiste nella soddisfazione del dovere compiuto, preferì ritrarsi a vita appartata, ed agronomo passionato quale esso era, spiegò la sua attività a dettare in materia pregevoli monografie. Lontano dagli affari, il marchese Tanari si sentiva nullameno ed era realmente circondato dalla stima profonda e dall'amore dei suoi compaesani senza distinzione di parti, che ne apprezzavano le alte benemerenze patriottiche accompagnate dalle virtù civili che ne sono il reale fondamento.
Ora il patriotta del '48 e del '59 non è più, come sono scomparsi tanti altri, già colleghi nostri, ancor essi di altre regioni d'Italia, ai quali risale il merito di avere, come il Tanari, ciascuno in un determinato ambito, particolarmente insegnato alle popolazioni, con l'esempio e la dignità della vita, come e per quali vie una nazione oppressa può rivendicarsi a libertà. Auguriamo che sia sempre tale, quale la voleva quello spirito eletto:

libertà mal costume non sposi,
per sozzure non metta mai piè!

(Approvazioni).
SACCHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SACCHETTI. Dopo le nobili parole pronunciate ora dal nostro illustre presidente il quale, con quella forma eletta ed efficace che gli è propria, ha ricordato le virtù e le doti del nostro compianto collega il marchese Tanari, ed ha segnalato, con altissimo pensiero e con sicuro giudizio, i servigi da lui prestati alla patria, nulla davvero si potrebbe aggiungere da parte mia, per rendere più sentita questa manifestazione di dolore, o più solenne la presente commemorazione. Soltanto, sia concesso a me, che partecipo a tutta la commozione della quale in questi giorni è vivamente compresa la sua e la mia città natia, Bologna, sia concesso a me di proporre al Senato che il nostro presidente voglia esprimere al figlio ed alla famiglia del compianto collega la parte presa da quest'alta Assemblea al loro dolore, ed il tributo di omaggio reso oggi all'onorando patriota.
Io sono certo che la parola del Senato riuscirà, in questa luttuosa circostanza, di conforto anche alla città di Bologna, la quale fu testimone nei momenti suoi più fortunosi e difficili, dell'opera patriottica del Tanari, e ricorda sopratutto quella pagina indelebile e gloriosa segnata dal Tanari nell'ultima fase storica del nostro paese, quando egli, con preparazione audace ed avveduta insieme, condusse la città di Bologna ad insorgere il 12 giugno 1859, contro il Governo pontificio. Questa pagina pone il nome del Tanari fra quelli dei più efficaci cooperatori del nostro risorgimento nazionale, e basta a dar ragione della estimazione altissima e della riverenza affettuosa onde egli fu sempre circondato, e onorato dai suoi concittadini, i quali oggi, pur troppo, sono irrimediabilmente e profondamente afflitti dalla perdita che il nostro paese ha fatta. (Bene).
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Il Governo si associa a quanto dissero l'illustre presidente del Senato e il senatore Sacchetti dei grandi meriti del senatore Tanari. E' con vivo dolore che noi assistiamo alla scomparsa degli uomini che sono stati i più meritevoli patrioti nei tempi del vero pericolo, e che hanno additata la via del dovere a noi che siamo disgraziatamente giunti troppo tardi per associarci all'opera loro. E' quindi con vero e profondo dolore che il Governo partecipa al lutto del Senato. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Il Senato ha udito le proposte del senatore Sacchetti. La Presidenza si è già creduta in dovere d'interpretare i sentimenti del Senato, scrivendo alla famiglia del defunto senatore parole di affetto e di cordoglio, ma, se così piace ai colleghi, io manderò, in nome del Senato, parole di condoglianza e di vivo rammarico [alla famiglia del defunto senatore Tanari. Metto ai voti la proposta del senatore Sacchetti.
(Approvata all'unanimità).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 8 marzo 1904.