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TANARI Giuseppe

25 maggio 1852 - 23 dicembre 1933 Nominato il 30 dicembre 1914 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Luigi Federzoni, Presidente

Recenti gravissimi lutti hanno ancora una volta contristato la nostra Assemblea. [...]
Un'altra perdita non meno grave ci ha colpiti con la scomparsa di Giuseppe Tanari: anche di essa ciascuno di noi ha profondamente sofferto ed essa ha privato la nostra Assemblea d'un'altra forte individualità, a cui il retaggio spirituale della più pura tradizione patriottica si era trasfuso nell'ardente sentimento della lotta per le finalità nuove dell'Italia fascista. Dal padre, cospiratore in Bologna e soldato sui campi di Lombardia per la redenzione della patria, Giuseppe Tanari aveva tratto quella invincibile passione italiana, che, non mai intiepidita attraverso i lunghi anni e le molteplici vicende, doveva un giorno condurlo spontaneamente, già vecchio ma ancora indomito nella sua tempra pugnace, fra i giovani che si erano battuti in guerra e nella rivoluzione. Tipo stupendamente moderno di gran signore conscio, come pochi altri, di tutti i doveri civici e sociali del nostro tempo, il marchese Giuseppe Tanari poteva pur dirsi, nel significato migliore del vocabolo, un romantico della politica. Egli non concepiva la discussione di qualsiasi problema senza un atteggiamento polemico, che per lui portava sempre a una posizione di principii netta e precisa, assunta ogni volta con franchezza cavalleresca, anzi con una tentazione istintiva di irruenti schermaglie. In ciascuna questione la sua condotta fu la quintessenza della buona fede, ma ebbe un costante orientamento di scrupolosa e ponderata ricerca della verità oggettiva e dell'interesse supremo del paese. Ufficiale di marina nella prima giovinezza, si era poi formato da sé, al contatto della realtà, una preparazione di cultura politica, amministrativa ed economica, ordinata con singolare capacità d'assimilazione in un suo sistema d'idee chiare e spregiudicate.
Ritornato alla sua Bologna, era diventato presto uno dei capi del partito liberale, che ivi vantava tuttavia il magistero e le benemerenze dell'eredità minghettiana. Sindaco per molti anni della gloriosa città, aveva dato impulso coraggioso e alacre all'opera di rinnovamento e di espansione iniziata già da Alberto Dallolio. Era stato alla Camera per due legislature, deputato di uno di quei collegi rurali della pianura emiliana fino da allora devastati dalla propaganda sovversiva. Ma Giuseppe Tanari era quegli che poteva ancora fronteggiare il pericolo, perché non era un pavido e avaro conservatore, era un italiano fedele ai principii del risorgimento ma sensibile ai bisogni del popolo e alle esigenze nuove della storia; assuefatto, perciò, a vivere e lottare in mezzo alle folle, ad affrontare a viso aperto gli avversari, rispettato da essi per la sua combattiva sincerità.
Scoppiata la grande guerra, egli fu in Bologna l'anima dell'azione per la resistenza e per la vittoria; poiché l'età e i mali fisici non gli consentivano impugnare le armi, egli si fece guida instancabile e inflessibile della difesa interna di uno dei centri più importanti e più seriamente minacciati dalla violenza e dall'insidia dei nemici della patria. Tale difesa lo trovò ancora e più che mai in prima linea quando, terminata la guerra, si sferrò, soprattutto nella regione padana, l'assalto formidabile delle fazioni che volevano vendicarsi della vittoria d'Italia instaurando il dominio della dilagante bestialità. Così Giuseppe Tanari scoperse in sé che il vecchio liberale era morto e che, al suo posto, sorgeva, palpitava e lottava, con giovanile ardore, il fascista. Ed egli fu in piazza, con le camicie nere, ogni volta che occorse, prima e dopo la marcia su Roma, sereno, talora temerario, ilare sempre come nel suo elemento. La consegna della tessera del Partito, il 1° gennaio 1923, fu davvero per lui una semplice formalità. Non ricorderò l'attività fieramente fascista che egli svolse in Senato; essa è presente alla memoria e all'ammirazione di tutti: sostenuta da una incrollabile fiducia nell'avvenire dell'Italia e del regime, essa costituì senza dubbio l'esempio di un contributo notevole e caratteristico di questa Assemblea all'opera politica e legislativa del fascismo.
Per parecchi anni gravati di oscure difficoltà Giuseppe Tanari tenne alta, in quest'Aula, la bandiera a cui oggi tutti levano il saluto della fede e dell'obbedienza. Sia l'animo di ciascuno pari a quel memorando esempio. [...]
MUSSOLINI, capo del Governo, primo ministro. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSSOLINI, capo del Governo, primo ministro. È con profondo cordoglio che il Governo si associa alle parole commemorative pronunciate dal Presidente della vostra Assemblea.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 3 gennaio 1934.