senato.it | archivio storico

TALAMO Edoardo

16 novembre 1858 - 03 febbraio 1916 Nominato il 24 novembre 1913 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Repentino lutto nel 3 febbraio ci ha recato la morte del senatore Talamo. Nato egli era in Cava dei Tirreni il 16 novembre 1858, ed eraci collega dal 24 novembre 1913. Studiato in Zurigo, fecesi ingegnere nel Politecnico di Milano. In Roma venne ad ispirarsi all'arte architettonica; e qui il giovane, ansioso di lavoro, mostrò l'ingegno e l'intuito in progetti lodati e principalmente in quello del Palazzo del Parlamento, di cui era nata l'idea. Sentitosi poi attratto all'amministrazione d'immobili di un patrimonio sociale nel Lazio, vi portò trasformazioni premiate di medaglia d'oro dal Ministero dell'agricoltura. Sopravvenne, a chiamare la sua attenzione, con il crescente bisogno di case per il popolo nella capitale, la rovina delle imprese fondiarie e costruttrici di quel tempo. Felice percezione fu la sua del modo di por fine ai gravi danni, sollevando il massimo nostro istituto bancario dal peso enorme addossatosi di aree ed edifici incompiuti, e formandone una separata amministrazione. Egli fu il creatore dell'Istituto romano dei beni stabili, di modesto inizio, di semplice costituzione, ma in breve cresciuto alla forza, in cui lo ha lasciato la sua saggia direzione. L'opera delle nuove costruzioni, che ha fatto sorgere in Roma, dando le abitazioni a prezzi modici, è ammirata da igienisti e da filantropi: giudicata finanziariamente non solo, ma pure economicamente e moralmente proficua: detta anzi opera di riparazione sociale e di prudenza politica. Fu il Talamo l'amico degl'inquilini, il padre de' loro figliuoli. Le famiglie allettava a rendersi piacevoli le pareti domestiche con gare e premii di nettezza ed abbellimento. Introdusse la scuola pe' bambini de' coabitanti ne' vasti caseggiati: e dava annui divertimenti, cui egli amorevolmente assisteva. Il 5 marzo in ambi i grandi cortili delle case moderne del Testaccio han posto ad Edoardo Talamo una lapide gl'inquilini riconoscenti. Come questo può dirsi il suo monumento in Roma, potrebbe il suo nome essere scolpito ne' luoghi della Marsica, ove portò il cuore al soccorso de' flagellati dal terremoto, ed il talento ordinatore a far rinascere i paesi dalle rovine. L'attività sua nel Comitato, cui appartenne, non ebbe tregua, e fu senza pari. La straordinaria operosità dava all'uomo indefesso di poter essere simultaneamente a varie cose: al suo istituto, al Consiglio provinciale di Salerno, alla Commissione reale per le ferrovie, e da ultimo, animoso per la guerra, ai comitati per la preparazione civile e per il prestito nazionale. Buono e caritatevole fu anche in privato e nel segreto. Molti grati lo piangono e lungamente sarà in Roma e nella provincia ricordato e benedetto il suo nome. (Benissimo). [...]
MAZZIOTTI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
MAZZIOTTI. Non intendo ripetere ciò che con tanta autorità ed in forma così solenne ha detto dei nostri due estinti colleghi, Guglielmo Vacca ed Edoardo Talamo, il venerando nostro Presidente: desidero solo esprimere, anche a nome del senatore Spirito, l'affettuoso rimpianto destato nella mia provincia nativa da queste dolorose perdite. [...]
Fra coloro che seguivano mestamente il feretro di Guglielmo Vacca era Edoardo Talamo: poche ore dopo un morbo fulmineo troncò la sua preziosa esistenza. Ricorderò di Edoardo Talamo la mirabile trasformazione agricola da lui compiuta rapidamente in una vasta tenuta della Provincia di Salerno, e che può essere indicata ad esempio per un fecondo rinnovamento dell'agricoltura locale.
Ricorderò come egli, nominato consigliere provinciale, conquistò in pochi mesi la stima e l'affetto di tutti i suoi colleghi ed un'alta considerazione nell'intera provincia perché collocandosi al di sopra di ogni competizione di parte, sdegnoso di ogni vanità personale, ebbe costantemente a sua guida in quell'ufficio la visione serena, obbiettiva dei soli interessi della provincia. Amministratore di un importante istituto di credito, qui in Roma, lo elevò a floridezza e prosperità, associando alla cura assidua, intelligente ed operosa dello svolgimento del grande istituto, anche i più alti sentimenti di filantropia e di carità. Consapevole di quanto conferisca la casa alla dignità della vita, all'igiene, alla serena convivenza della famiglia, ebbe il nobilissimo ideale di creare abitazioni salubri, luminose, decenti e comode per le modeste famiglie degli umili, e volle a queste case popolari unita la scuola, affinché a tali benefici si congiungesse quello dell'educazione civile.
Certo il rimpianto nostro e della rappresentanza nazionale trova un'eco affettuosa nelle classi popolari di Roma, verso le quali egli si mostrò tanto sollecito di utili e benefici le provvidenze, e negli abitanti della Marsica, che nei giorni del dolore lo videro sulle macerie, pronto a soccorrere e a lenire ogni sventura.
Vada il memore saluto del Senato al nostro estinto collega, così altamente benemerito di questa città e della provincia nativa.
(Approvazioni).
COLONNA PROSPERO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COLONNA PROSPERO. Legato a Edoardo Talamo da vincoli di antica amicizia, che ci congiungevano fino dall'infanzia, io non potrei quest'oggi non associarmi alle nobili parole pronunziate dal nostro illustre Presidente e dall'amico onorevole Mazziotti in commemorazione del compianto collega, così repentinamente e crudelmente rapito all'affetto della famiglia, degli amici e dei suoi numerosi beneficati.
Io potrei, anche rammentando quanta opera benefica egli ha fatto qui nella nostra Roma.
Anima forte e tenace, fu costante nel lavoro, ma fu sopratutto uomo gentile e uomo buono. Eletto amministratore dell'Istituto dei beni stabili, istituto che sorgeva sulle rovine di una crisi edilizia la quale aveva travolto tante fortune operose, egli volle non solo fare opera di saggio amministratore, ma volle altresì fare opera altamente civile ed illuminatamente sociale. Edoardo Talamo cercò negli istituti da lui amministrati di coltivare l'amore alla casa e l'amore della famiglia trasformò quegli stabili in veri modelli, forniti d'ambulatori, di asili,di scuole, ove erano, raccolti i bambini figli degli inquilini, bambini ai quali egli voleva fossero apprestate cure paterne, sottraendoli così ai vizi ed ai pericoli della strada. Ed io rammento con animo commosso quelle modeste ma simpatiche festicciuole che tutti gli anni si svolgevano nel cortile di una casa di via dei Marsi, nel popolare quartiere di porta S. Lorenzo, e rivedo la sua nobile e simpatica figura sorridente e soddisfatta per l'opera sua,circondata dalla gioia di tutti quei bambini che plaudivano all'apostolo di tanto bene. (Approvazioni).
Mando a lui quest'oggi il mio saluto e il mio pensiero commosso. La figura di Edoardo Talamo rimarrà sempre fra noi,come esempio e come incitamento a bene operare. (Vive approvazioni).
MURATORI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MURATORI. Quando, or sono quasi due mesi, il dolore popolare accompagnava all'ultima dimora la salma di Edoardo Talamo, amici straziati, indifferenti, beneficati, tutti compresero che con lui scompariva avanti tempo una energia ed una vera forza sociale. Perché Edoardo Talamo fu anima buona e generosa,e fu grande lavoratore. Laboremus,era la sua divisa. Laboremus,per un programma che se fu il sogno ideale nel secolo individualista dei pensatori della Montagna oggi diventa realtà, attuazione pratica di tutti i giorni: il trionfo dell'umana solidarietà.
Volendo lavorar molto, lavorava presto quasi presago della sua fine immatura. L'anima sua piena della migliore e sana energia, sentiva tutta la forza della missione civilizzatrice a favore delle classi diseredate. Aveva nel cuore tanta compassione, e tanto entusiasmo, che gli amici lo ebbero caro, gli avversari lo stimarono, il popolo lo amò, e la sua popolarità fu ben meritata.
Entusiasta pel bene corre in aiuto delle popolazioni della Marsica danneggiate dal terremoto e contribuisce potentemente alla nuova costruzione delle case di quella gente disgraziata, ed alla ricostruzione degli edifici crollanti. Apostolo costante del risanamento dell'Agro romano, lavorò tenacemente con intelletto d'amore per ottenere quest'ultima finalità. Ma l'opera per cui veramente egli grandeggiò, è quella della casa popolare; la casa popolare: conforto, igiene, educazione civile, prevenzione di reati. Quelle località che erano il covo dei malfattori, sono oggi restituite alla vita onesta e morale.
Per lui si possono ripetere le parole di Victor Hugo: "La morte non è il nulla, è l'avvenimento del vero". Dinanzi alla morte resta del grande lavoratore la gloria dell'azione sua benefica; dell'uomo l'anima, immortalata dall'opera sua diuturna e duratura a favore degli umili, che sarà benedetta di generazione in generazione.(Approvazioni).
MARCHIAFAVA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCHIAFAVA. Sia consentito dal Senato ad un modesto cultore della medicina di adempiere al dovere di aggiungere alla commemorazione fatta di Edoardo Talamo le espressioni di rimpianto per la sua perdita, alla quale, sono sicuro, aderiranno tutti i medici di Roma, pur considerando un lato solo della sua operosità.
Ho detto un dovere, perché la.morte di Edoardo Talamo è un lutto per la medicina pubblica, la quale, oltre avere i suoi sacerdoti, gl'igienisti, reclama l'aiuto di altre attività: dei maestri, degli ingegneri, degli architetti, dei sociologi, dei filantropi.
Ora Edoardo Talamo fu un alleato potente della medicina pubblica, raccolse in sé parecchie di quelle attitudini, di quelle virtù dotato di un intelletto aperto a tutte le nobili iniziative, accorto, versatile,di una innata bontà, di una attività veramente meravigliosa.
La sua opera, a giovamento della pubblica igiene, si volse dapprima al bonificamento di una vasta zona malarica del Lazio con vantaggi dell'agricoltura e dei coloni, dando così un esempio ai proprietari delle terre desolate dalla malaria, ancora neghittosi cui sembrava non fosse ancor giunta, la voce della scienza, la quale rivelando tutti i misteri di quel flagello, additava le vie sicure per debellarlo.
Ma l'opera sua precipua volta al pubblico bene e che per noi medici è il merito suo più alto, è quella della costruzione di case popolari secondo i dettami dell'igiene e del risanamento (pur troppo doloroso a dirsi!) di molte case della Roma nuova fabbricate soltanto a scopo di lucro senza alcuna pietà per la salute degli inquilini ove, nella oscurità, si manteneva la vitalità dei germi delle malattie infettive e specialmente della tubercolosi La quale, esclusa ornai la fatalità ereditaria e ridotto in piccola misura il pericolo del contagio, dagli animali, ha il suo vero determinismonel contagio interumano, che si perpetua nelle case anguste, non illuminate dalla luce del sole, non pulite, dai tubercolosi manifesti o latenti ai bambini e ai fanciulli coabitanti nella stessa casa e spesso nella stessa camera.
La medicina ha detto che il primo anello della catena che dovrà soffocare la tubercolosi è la casa igienica, che la guerra contro la tubercolosi si fa con l'aria pura, con la luce del sole, con la nettezza. Ora Edoardo Talamo, ben congiungendo il guadagno onesto all'interesse della salute degl'inquilini, ha dato a migliaia di famiglie le case spaziose, illuminate dal sole, bene aereate, nette, linde, con i giardini, ove i fanciulli godono il sole, senza andare nelle strade polverose o fangose esposti a pericoli fisici e morali, con i bagni, con gli asili per i bambini, con gli ambulatori medici per iscoprire i primi sintomi delle malattie e apprestare subito le cure.
Così i fanciulli, ricevuti nelle scuole gl'insegnamenti d'igiene e di educazione, possono metterli in pratica e abituarsi alla nettezza della persona, e della casa, ove più facilmente regnerà la concordia e ove essi cresceranno sani, forti, consapevoli della propria dignità e dei propri doveri.
Questi erano gl'intendimenti igienici ed educativi che guidarono Edoardo Talamo eche egli soleva spiegare ai fanciulli nelle visite alle sue case popolari e nelle festicciuole d'inaugurazione e quando dava premi agli inquilini; meritevoli di aver meglio vigilato la nettezza dei loro appartamenti.
Pochi giorni avanti di morire egli mi diceva che aveva pregato un distinto medico specialista dei bambini di fare una statistica comparata fra la morbilità' e la mortalità dei bambini nelle sue case e in quelle altre. La morte non gli fece conoscere il risultato, ma io sono sicuro che questo sarebbe stato il miglior compenso al suo lavoro volto al bene igienico e morale delle classi popolari e che solo sarebbe bastato a fargli sentire la soddisfazione di aver vissuto e di aver lavorato.
L'illustre scienziato, statista e filantropo, onorevole Luigi Luzzatti parlò alla Camera di Edoardo Talamo a nome dei popolani dei vari quartieri di Roma, lieti della salute delle loro famiglie nelle case costruite o risanate da Edoardo Talamo. Io non ho questo onore, ma desidero ricordare che il monumento a Edoardo Talamo è già fatto dalle lapidi poste nelle case popolari, ove è scritta la riconoscenza dei lavoratori per le istituzioni educatrici e benefiche, onde furono dotate. E devesi aggiungere che in quelle lapidi vi è anche l'augurio che l'opera di Edoardo Talamo sia continuata a vantaggio di tante altre famiglie, che sono in quelle case, ancora pur troppo molte, che attendono l'opera risanatrice e vivificatrice iniziata da Edoardo Talamo.
La continuazione di questa opera di vitale interesse per la salute fisica e morale del popolo sarà il tributo vero di fedeltà alla memoria di Edoardo Talamo cui la medicina pubblica decreta onore e riconoscenza. (Vivissime approvazioni).[...]
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.[...]
Nel campo di quella attività creatrice di ricchezza, di cui beneficiano le classi sociali e si aumenta e si accresce la forza della patria, è dolorosa la perdita di Alessandro Centurini e di Edoardo Talamo, due gagliarde fibre, cui tanto si deve per le nuove, e ardite intraprese, alle quali s'eran essi dedicati, sorretti da una grande fede nell'avvenire economico del nostro paese. [...]
E del pari nessun altro più eloquente elogio potrà esser tessuto per Edoardo Talamo di quello che sorge dal rimpianto degli umili, dei miseri, dei popolani, che prima abitavano tuguri e ora abitano casette linde e pulite nei quartieri più eccentrici di questa Roma, e dalle parole di commossa gratitudine, che vengono a lui dalla desolata terra della Marsica, cui egli col suo gran cuore e là sua fervida attività portò l'opera redentrice. Veramente Edoardo Talamo è per noi un nome che ravviva una fede e che ci difende da quella ingiusta eppur così diffusa opinione, che vuoi vedere un'antitesi (che non esiste) inconciliabile tra l'interesse e la bontà, tra l'egoismo e l'altruismo, tra il buon affare e la buona azione. (Approvazioni).[...]
Onorevoli senatori, io non so adeguatamente esprimere un sentimento complesso, che in questo momento mi grava sull'animo; ma io vorrei dir questo: che sembra quasi un triste destino la scomparsa di uomini così insigni in questo e in quell'altro ramo del Parlamento, in un'ora in cui alla patria più che mai occorrono le forze e le virtù di tutti i suoi figli, e specialmente dei suoi figli maggiori. (Approvazioni).Ma quanto in questo sentimento può esservi di ansia patriottica, si tramuta in un argomento di conforto, se pensiamo che da queste illustri tombe, testé dischiuse, sorge a noi, come sacro retaggio, l'ammonimento che c'incita sempre più ad una devozione piena verso la patria: quella patria cui essi, gl'insigni nostri morti, diedero tanta opera e apprestarono tanto onore nei campi del pensiero e della politica, per le virtù domestiche e per le virtù pubbliche. (Approvazioni vivissime - Applausi).

Senato del Regno. Atti parlamentari. Discussioni, 22 marzo 1916.