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TAJANI Diego

08 giugno 1827 - 02 febbraio 1921 Nominato il 25 ottobre 1896 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Calabria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. Un nuovo grave lutto ha colpito il Senato. Improvvisamente questa mattina in Roma si è spento un nostro insigne collega, il senatore Diego Tajani.
Nato a Cotrone l'8 giugno 1827 da famiglia salernitana, che si era distinta per le armi e per la toga, seguendo le medesime orme, studiò diritto a Napoli e, datosi all'avvocatura, salì presto in fama di giureconsulto valentissimo. Acceso di fervido amor patrio, con ardimento sostenne la difesa di molti imputati politici, subendo poi le persecuzioni del Governo borbonico le quali lo costrinsero ad esulare.
Nel 1859, allo scoppiare della guerra d'indipendenza, prese le armi e si arruolò nella divisione dei volontari, comandata dal generale Mezzacapo, venendo preposto poi all'organizzazione del Tribunale di guerra col grado di viceuditore generale dell'esercito.
Entrato nella magistratura si rivelò e si impose subito per il suo vivo ingegno, per la sua vasta e profonda dottrina giuridica, per la nobiltà del suo carattere che lo rendeva energico ed inflessibile nella lotta contro il delitto; sicché giovanissimo assurse al grado di procuratore generale presso la Corte d'appello di Palermo. La sua fermezza di carattere lo indusse a dare le dimissioni dall'alta carica in circostanze ben note. E tornò al libero esercizio della professione, alla quale dedicò tutto se stesso nella difesa nei processi più celebri, facendosi annoverare fra i primi avvocati del foro italiano.
Il 1874 segna l'inizio della sua partecipazione alla vita politica: eletto allora deputato del collegio di Amalfi fu alla Camera per sette legislature, prendendo posto a sinistra. Oratore di grande efficacia si rivelò subito in discorsi che restano memorabili ed in ispecie quello sui provvedimenti eccezionali di pubblica sicurezza, adottati dal Governo in Sicilia nel 1875, gli fece subito acquistare una preminente posizione parlamentare.
Dopo pochi anni, infatti, dacché era entrato nell'Aula legislativa veniva eletto Vicepresidente dell'Assemblea e tale carica degnamente coprì per la XIII e XIV legislatura. Salita la sinistra al potere, nel dicembre 1878, nel Ministero Depretis gli fu affidato il portafoglio di guardasigilli ed egli portò al Governo una volontà ferma di pronte e fondamentali riforme, e sopra tutto di una radicale riforma della magistratura, perché rispondesse pienamente alla sua elevata funzione. Pochi mesi stette allora al potere, ma lasciò tracce profonde e durature mostrando una rara laboriosità. Sarebbe qui impossibile passare in rassegna tutta l'opera che il tajani in ogni campo del diritto svolse: dalla proposta di riforma del procedimento sommario delle cause civili a quella sulla precedenza del matrimonio civile sul religioso e sul gratuito patrocinio. Tornò ministro della giustizia nel giugno 1885, portando non minore contributo di operosità. La sua opera culminò allora in un grande e comprensivo progetto di riforma dell'ordinamento giudiziario, che però non ebbe seguito per la chiusura della legislatura, ed in un progetto di riforma del primo libro del Codice penale.
Nominato senatore il 25 ottobre 1896, anche in quest'Alto consesso egli prestò il suo contributo della sua dotta e fervida opera, prendendo parte viva alle più importanti discussioni, relatore fra l'altro della legge sui manicomi, promotore di alcune modifiche al regolamento giudiziario del Senato; e fu membro delle più importanti commissioni, specialmente di quella di accusa dell'Alta Corte di giustizia.
Negli ultimi tempi l'età gravissima non gli permise di seguire con assiduità i nostri lavori.
Diego Tajani è una di quelle figure che lasciano di sé un vivo ricordo: la elevatezza dei suoi ideali, il fervido amore per il paese, la fermezza del carattere sono preclari doti dinanzi alle quali anche i suoi avversari politici si inchinavano.
Noi piangiamo la dolorosa perdita e mandiamo alla memoria dell'illustre estinto un commosso saluto, esprimendo alla famiglia le più vive condoglianze. (Approvazioni).
BONOMI, ministro della guerra. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BONOMI, ministro della guerra. Il Governo si associa alle nobili parole del Presidente del Senato. L'uomo che è scomparso ha reso segnalati servizi alla patria nel periodo del risorgimento nazionale, continuando poi la sua opera sapiente e illuminata nella magistratura e nel Governo. La sua scomparsa quindi è un lutto non solo del Senato ma è della patria.
Il Governo si associa perciò con animo commosso al cordoglio del Senato. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 2 febbraio 1921.