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TACCONI Gaetano

04 dicembre 1829 - 05 settembre 1916 Nominato il 26 gennaio 1910 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Debbo adempiere al mesto ufficio di ricordare i nostri, che abbiamo perduto nelle vacanze. essi sono: San Martino Guido, Perrone, Tacconi, Pessina, Perrucchetti, Driquet, Minervini, Doria d'Eboli. [...]
La commemorazione del senatore Gaetano Tacconi, morto il 5 settembre nella sua villa di S. Anna fuori porta D'Azeglio di Bologna, mi fa risalire d'oltre mezzo secolo, ricordando, che lo conobbi nel gabinetto di L.C. Farini governante l'Emilia, ribelle con Toscana ai patti di Villafranca. E non cominciava allora ad operare per la liberazione d'Italia. Nato in Bologna il 4 dicembre 1829, non ancora ventenne, troncati gli studi, prese le armi, corse alla difesa di Venezia e fu al forte di Malghera nel battaglione di volontari bolognesi comandato dal colonnello Bignami. Nel decennio precorso alla riscossa, ritornato agli studi e laureatosi in legge, si diede particolarmente all'economia politica; ma nel tempo stesso, amico intimo di Marco Minghetti cospirò ne' comitati segreti della Società nazionale italiana, e fu degli arditi, che prevennero le Reali truppe nell'occupazione delle Marche e dell'Umbria con l'assalto, che liberò Urbino. Annesse Emilia e Toscana alle antiche provincie, andò nel 1863 segretario d'ambasciata a Pietroburgo; ma non adattatosi alla diplomazia, scorsi due anni, si sciolse, tornò a Bologna, e nel 1874 entrò al Parlamento e rimase alla Camera lungo tre legislature, deputato del 2° collegio di Bologna, del 1°, e di quello di Casalmaggiore.
L'uomo leale, come aveva professato agli elettori entrando, uscì coscienzioso ed indipendente dalla Camera, rinunciando, nel 1896. Modesto più non ambì, che di far del bene nel suo paese, e i suoi concittadini con somma estimazione gliene offrirono il modo nelle pubbliche amministrazioni. Fu consigliere provinciale, presidente della Deputazione, consigliere comunale, assessore, sindaco sedici anni dal 1874 al 1889. Il sindacato di Gaetano Tacconi superata la grave difficoltà del principio, trasformò l'azienda comunale secondo il progresso, e diede vita ad ogni istituto tendente al miglioramento morale, intellettuale ed economico. Conta Bologna da quello l'assetto delle finanze, l'ordinamento degli uffici municipali, il concentramento delle opere pie, la pubblica beneficenza favorita; il ristauro del palazzo Galvani, sede dei musei, e di quello del comune e la chiesa di S. Francesco ridonata all'antico stile; la costruzione dell'acquedotto, i giardini Margherita, la Scuola d'applicazione per gli ingegneri; l'abbellimento ed ingrandimento della città, tracciata la grande via Indipendenza, l'auspicio dato alla celebrazione del centenario dell'università nel 1888. Munifico fu; e la beneficenza Gaetano Tacconi non solo fondò o tutelò negli istituti, ma del suo esercitò. La sua sollecitudine ed il suo affetto volgevansi in particolar modo alla Società protettrice dei fanciulli abbandonati e maltrattati; alla quale elargì la somma di lire 50,000. Pari somma aveva elargita all'Istituto ortopedico Rizzoli per la sezione di cure antitubercolari delle ossa. Generoso fu verso la Commissione per la storia dell'Università di Bologna. Retto ed integro depose la carica comunale nel 1890; ma non lasciò gli istituti di beneficenza e di coltura, dei quali stava a capo od all'amministrazione; il Comitato pro-Bologna storica-artistica, del quale era presidente dalla sua istituzione; l'asilo Clemente Primodi pe' figli orfani di padre artigiano, del quale era amministratore da venticinque anni; i suoi infanti abbandonati. Il suo cuore si è manifestato anche nel suo testamento. Ha disposto di lire 10,000 per tre premi annui agli alunni più meritevoli dell'Asilo Primodi; di altre lire 10,000 per un premio annuo all'alunno del Collegio Comelli, che otterrà la laurea più bella. Ha lasciato lire 1000 al Monte di pietà per il fondo di riscatto dei piccoli pegni; lire 4000 per un asilo nel Comune di Argelato; lire 4000 ai poveri della sua parrocchia. Amico sincero del popolo, fu riamato; e godé la stima e riverenza d'ogni classe de' suoi concittadini, senza distinzione di parte politica.
La sua nomina al Senato de' 26 gennaio 1910 a noi gradita, s'intese dall'universale con plauso. Dall'infermità nell'età sua fu impedito di venire a prender parte ai nostri lavori; ma con Bologna sentiamo grande duolo della perdita di quel nobile veterano dell'italico risorgimento. (Bene). [...]
SACCHETTI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
SACCHETTI. Dopo le nobili e appropriate parole colle quali il nostro eccellentissimo Presidente ha commemorato i colleghi perduti nell'ultimo intervallo delle nostre riunioni, io potrei astenermi dall'aggiungere a così degna onoranza altre espressioni o qualsiasi commento, sebbene non manchino per me, verso uno dei rimpianti colleghi, il senatore Gaetano Tacconi, ragioni speciali per prendere più viva parte a questa commemorazione.
Ma mentre con diritto e con delicata coscienza il nostro Presidente si fa autorevole e sicuro interprete dell'animo e dei sentimenti di tutto il Senato, può non essere cosa inopportuna o superflua che noi rechiamo qui, con qualche manifestazione individuale, direi quasi il riflesso delle impressioni, dei ricordi e dei giudizi locali. In questo scambio di pensieri, in questo concorso di attestazioni ispirate dalla riconoscenza edall'affetto fra il gran centro della vita nazionale e le località ove nacquero, ove crebbero, ove iniziarono le loro opere o insigni o memorande i nostri uomini migliori, si può sentire in qualche modo come tragga alimento di vita, anche sotto questa forma, l'anima dei paese, e come sì vadano così moltiplicando quei vincoli morali, sui quali sopra tutto si fonda la solidarietà dell'intera nazione.
Non ripeterò gli accenni, già magistralmente toccati dal nostro illustre Presidente, intorno all'opera patriottica, politica, amministrativa di Gaetano Tacconi, e a quegli atti di illuminata beneficenza coi quali egli ha chiuso una lunga vita spesa a pro della patria, dedicata al bene della sua città, larga di aiuti verso le imperfezioni e le sofferenze umane.
Ma poiché io ebbi la fortuna di essergli collega per lungo tempo nelle amministrazioni locali e fui testimonio intimo e assiduo dell'opera sua, mi sia soltanto concesso di segnalare, con pochissime parole, e a nome anche degli altri senatori bolognesi, le sue grandi benemerenze per l'ufficio di sindaco di Bologna, ufficio da lui esercitato per quasi sedici anni, dal 1874 al 1889, tempo lunghissimo per un posto che offre tante occasioni di attacchi e di critiche. Elevato a quella carica dopo gravissime crisi subite da quel comune; mentre i partiti politici lottavano con ardente vivacità, per non dire con ruvida asprezza; versando le finanze comunali in completo dissesto, e di fronte all'incalzare di costose, indeclinabili esigenze, egli seppe imprimere all'amministrazione con avvedimento e prudenza tutto un nuovo indirizzo ispirato a concetti di progresso e di modernità, rialzando man mano le finanze del comune fino ad operare, con mirabile successo, una conversione libera dei prestiti comunali venti anni prima della grande e provvida conversione dei consolidati italiani; contribuendo con grande efficacia allo sviluppo morale ed economico della città, e provvedendo con parsimonia oculata e non gretta ad ordinare e ampliare in particolar modo i servizi dell'istruzione, dell'igiene, della beneficenza e dei pubblici lavori.
Il primo decennio dalla costituzione del Regno d'Italia era passato per Bologna, come per altre importanti città, nello studio di ordinamenti embrionali e preparatorî, nella formazione di schemi teorici e di progetti generali; nella manifestazione di intendimenti e di propositi più che nella esplicazione di organismi concreti e di opere positive. Ma si può dire con fondamento, che il periodo del sindacato di Gaetano Tacconi segnò per Bologna un periodo di.intensa e feconda operosità in ogni ramo della pubblica azienda. E la cittadinanza riconobbe e apprezzò il valore di quell'opera, così che, pure in mezzo ai contrasti diuturni delle tendenze politiche, si raccolsero sul nome di lui le simpatie generali, e il giovane patriota poté conquistare, alla stregua di una ben difficile prova, il titolo di provetto amministratore.
Nel tempo nostro il succedersi turbinoso degli eventi fa sì che siano presto travolti nell'oblio anche i nomi di quegli uomini, che per le gesta della vita loro o pel valore e la genialità delle loro opere furono riconosciuti degni di alta estimazione e di memore riconoscenza. Ma il nome di Gaetano Tacconi ha conservato sempre in Bologna una vera e viva popolarità.
Ed oggi i miei concittadini, che non hanno dimenticato le sue molteplici e grandi benemerenze, apprenderanno con mesta e confortevole soddisfazione come il Senato gli abbia reso un tributo di onore e di affetto, tributo altissimo come ogni giudizio del Senato italiano, registrando nei suoi atti le belle parole colle quali il nostro illustre Presidente delineò la vita di Gaetano Tacconi. (Approvazioni).[...]
DALLOLIO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DALLOLIO. Poiché il nostro compianto collega, senatore Tacconi non aveva famiglia propria, propongo che il Senato mandi le sue condoglianze alla città di Bologna, che nel nostro collega Tacconi ebbe un sindaco dei più benemeriti ed insigni. (Bene)
PRESIDENTE. Il Senato certamente consente nelle proposte che sono state fatte, ed io mi farò dovere di tradurle in atto.


Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1916.