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STROZZI Ferdinando

31 luglio 1821 - 23 febbraio 1878 Nominato il 23 marzo 1860 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Toscana

Commemorazione

 

Sebastiano Tecchio, Presidente
Prego i signori Senatori a ripigliare il loro posto per udire le meste letture delle quali son debitore all'Assemblea.
Signori,
Nell'intervallo di circa un mese, tra la prima e la seconda Sessione della presente Legislatura, scesero nel sepolcro cinque Senatori:[…] il principe Ferdinando Strozzi […].
La vita e i meriti di ciascheduno di codesti nostri Colleghi vengo oggi a commemorarvi per sommi capi, come vuole la consuetudine, come comporta il dolore. […]
Don Ferdinando Strozzi-Mayorca-Renzi, principe di Forano, duca di Bagnolo, è nato a Firenze il 31 luglio 1821; anch'egli di stirpe patrizia, e nel medio evo famosa per belliche gesta di terra e di mare.
A lui non fu dato (colpa dei tempi) di mettersi sulle grandi orme degli avi. Nondimeno ha saputo far prova che a conservare la dignità del lignaggio bastar poteano le domestiche e le civili virtù, nelle quali e' fu davvero quanti altri mai prestantissimo.
Pensava all'Italia senza vanterie, senza strepiti, con soda fede; e trasalì di gioia subito che gli è venuta occasione di affermare pubblicamente che la idea della patria comune dovea prepotére ad ogni passione di municipio.
Vi ho rammentato pur dianzi che, ad istanza del marchese Ginori, l'Assemblea de' Rappresentanti della Toscana ha decretata la cessazione della podestà granducale. Ciò avveniva nella tornata del 16 agosto 1859. Or ecco, pigliando l'abrivo da quel Decreto, nove Rappresentanti, tra' quali il principe Strozzi, prenunziano la gran parola di «Unione della Toscana alla Monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II»; prenunziano la gran parola, che, laudata nel 20 agosto da voci unanimi, fu proprio dessa il presagio, l'auspizio, il germe della Nazionale Unità.
Pel Reale decreto 23 [sic] maggio 1860, il principe Strozzi fu nominato Senatore, che non avea peranco raggiunti gli anni quaranta: di che al nuovo eletto, pur ammesso nell'alta Camera, la facoltà di dar voto è restata in pendente sino al 1° agosto del 1861.
Era egli, nella vita pubblica, come nella privata, modesto, affabile a tutti. Di ogni opera, di ogni proposito che potesse riescire a decoro o ad utilità cittadina, fautore sollecito e splendido; specie, dei lavori per la facciata del Duomo, ch'e sospingeva e come Consigliere del Municipio di Firenze e come Presidente del Comitato esecutivo. Ai bisognosi umanissimo, e non solamente largo, ma forse prodigo: i beneficî e i sussidî distribuiva con sì industre pietà, e sì inviolati silenzi, che poco o nulla se ne sarebbe saputo, se dopo il transito di lui non li avessero testificati il cordoglio e le lagrime di una turba innumerabile di derelitti.
Morì di repentino malore il 23 [sic] febbraio di quest'anno, volgendo il cinquantesimo settimo dell'età sua.
Non dubito che, morendo, gli sia tornato di conforto il pensiero ch'ei lasciava alla patria la mente e il braccio di due figliuoli, entrambi uffiziali (l'uno dell'esercito, l'altro dell'armata), certamente non immemori ch'e' discendono dalla prosapia di Filippo Strozzi, il quale combattendo, comeché invano, per la libertà del suo paese, facea prodigi di valore nella battaglia di Montemurlo; e di Leone Strozzi che, stupendamente illustratosi nella crociata di Clemente VII a' danni di Solimano, meritò da Enrico II il grado di Ammiraglio di Francia, e, veleggiando alla Scozia con 20 galere, ha vinto in guerra i congiurati di Elisabetta; e dell'altro Filippo, che i maestri dell'arte registrano tra i più grandi capitani del suo secolo, sì fecondo di eroi.
Ho udito dire a questi giorni, che il nostro Don Ferdinando, già dall'anno 1862 avea messo in iscritto, come quasi un prelegato a' figliuoli, i ricordi e i motivi de' suoi portamenti politici, e delle sue convinzioni intorno al buon diritto non pure di toglier via di Toscana i principi Lorenesi, ma eziandio di farla finita col Poter temporale dei Papi.
La Scritta rimaneva in segreto. La famiglia, trovatala pur testé tra le carte di lui, la diede alle stampe.
«Da queste pagine (così il buon genitore) da queste pagine rileverete che, se poco avrò fatto, perché poco mi consentono le forze mie, molto però ho sentito la santità della causa nostra.-Vedrete che con fede viva e costante ho vagheggiato, sin dal suo nascere, l'èra del nostro risorgimento. Vedrete che, fisso in quella fede, ho seguìto il cammino retto; senza confusione d'idee patriottiche con interessi di campanile; senza paure; senza superstizioni…» (1)

(1) Il principe Ferdinando Strozzi ai suoi figli: Firenze, coi tipi dei successori Le Monnier , 1878, a pagina 45.

Senato del Regno, Atti parlamentari, Discussioni, 15 maggio 1878.