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SPINGARDI Paolo

02 novembre 1845 - 22 settembre 1918 Nominato il 02 maggio 1909 per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Emanuele Paternò di Sessa,Vicepresidente

Signori senatori! [...]
Il 22 di settembre cessava di vivere a Spigno Monferrato, il generale conte Paolo Spingardi. Egli era nato il 2 novembre 1845 a Felizzano in Provincia di Alessandria, e dedicatosi alla carriera delle armi, poco più che ventenne, nel 1866 partecipò alla guerra contro l'Austria. Entrando ben tosto nel corpo di Stato maggiore per la sua svegliata intelligenza, l'attività tenace e lo studio, ascese rapidamente sino a più alti gradi.
Nel 1904 fu eletto deputato per Anagni, ma tenne l'ufficio per una sola legislatura; nel novembre 1909 fu nominato senatore.
Il generale Spingardi nel 1903 fu scelto a sottosegretario di Stato per la guerra nel Ministero Giolitti, e mantenne la carica nel Ministero Fortis sino al dicembre 1905. Nel 1906 il Giolitti lo chiamò a reggere il Ministero della guerra, ed in questo alto ufficio rimase nei Ministeri presieduti da Sonnino e da Luzzatti, e nuovamente da Giolitti sino al marzo del 1914.
Nel periodo della guerra libica, l'opera sua di ministro ebbe il plauso del Parlamento e del paese, e S.M. il Re l'onorava della più alta ed ambita ricompensa con la nomina a cavaliere dell'Ordine Supremo dell'Annunziata. (Bene). [...]
ZUPELLI ministro della guerra. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZUPELLI ministro della guerra. A nome del Governo e dell'esercito mi associo con animo riverente e commosso alle espressioni di affettuoso rimpianto con cui il Presidente ha commemorato il generale Paolo Spingardi.
E poiché già mi è stata qui tessuta la nobile esistenza di questo illustre generale, a me resta di rinnovare a nome dell'esercito un tributo di solenne e doveroso omaggio alla memoria di lui, che fu ad un tempo soldato e uomo di governo di alto valore e di elettissime virtù.
In tutti i campi ove egli esercitò la sua moltiforme attività, professore alla Scuola di guerra, direttore generale e di poi sottosegretario di Stato nel Ministero della guerra, comandante generale dei carabinieri, ministro della guerra, dovunque affermò le sue qualità di uomo superiore, dovunque lasciò traccia luminosa e durevole dell'opera sua.
Fu, dopo il Ricotti, il ministro della guerra che ebbe vita politica più lunga, avendo conservato il portafoglio in parecchi Gabinetti e veramente non in migliori mani ed a mente più eletta poteva essere affidata l'amministrazione dell'esercito. Egli accoppiava ad una preparazione tecnica completa, per cui era al corrente persino nei particolari dei singoli servizi le doti di un paralamentare eminente. Dotato dalla natura di parola facile e colorita, aveva qualità oratorie che gli invidiavano i più grandi oratori.
È ancora viva qui e nell'altro ramo del Parlamento l'eco delle alte ed eloquenti parole che egli ebbe a pronunziare parecchie volte in difesa dell'esercito, allora combattuto e denigrato da molti avversari.
Tacerò dell'impresa di Libia che fu compiuta durante il suo Ministero, nella quale il nuovo esercito d'Italia fece le sue prime prove e dimostrò fin d'allora come bene fossero a lui affidati il vessillo, la fortuna ed i destini della patria. Pure ad onore del generale Spingardi mi piace ricordare che la perfetta preparazione militare di quell'impresa formò allora l'ammirazione di quanti in Europa e fuori si occupavano di discipline militari.
Ma soprattutto debbo rendere omaggio al suo profondo sentimento del dovere ed al suo amore, anzi alla sua passione per l'esercito ed il paese.
Il sentimento del dovere fu in lui religione di tutta la vita, ed era così intenso da volgere in esercizio di pazienza ogni più dura prova. Anche ultimamente, presidente della Commissione dei prigionieri, egli volle, benché in non buone condizioni di salute e sconsigliato da molti e benché soffrisse il mare, imprendere il viaggio in Sardegna per visitarvi alcuni reparti, e forse contrasse là i germi del male che lo condusse al sepolcro. Nel sacrificio completo per l'adempimento del dovere egli fu un altissimo esempio, e questo esempio è l'eredità più pura che egli abbia lasciato.
L'esercito fu per lui il pensiero dominante, anzi il pensiero unico attorno a cui si coordinavano la sua attività ed i suoi sentimenti. Dalla giovinezza fino all'ultimo respiro quanto egli disse, quanto egli fece tutto ebbe in mira la grandezza dell'esercito in cui egli vedeva il baluardo più sicuro della patria. Ancora nei suoi ultimi giorni, quando già affievolite dal male le energie vitali, egli restava indifferente e quasi incosciente a quanto si diceva intorno al suo letto, bastava che un accenno fosse fatto ad una operazione militare, ad un successo dell'esercito, perché egli si illuminasse e si ravvivasse ed il suo cuore di soldato tornasse a palpitare.
Onore dunque alla sua memoria. Onore a chi la mente elettissima e le virtù dell'animo e la intera esistenza dedicò sempre a servizio dell'esercito ed al bene del paese. [...]
PRESIDENTE. Mi farò un dovere di dare esecuzione alle varie proposte fatte per l'invio di condoglianze alle famiglie ed alle città natali dei senatori oggi commemorati.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 3 ottobre 1918.