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SISMONDO Felice

02 aprile 1836 - 21 agosto 1912 Nominato il 04 marzo 1905 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi. [...] Un altro de' nostri compianti, che prese la spada dopo il lauro universitario, fu Felice Sismondo, nato in Costigliole d'Asti il 2 aprile 1836, in Asti morto il 21 agosto.
Dottore in legge nel 1859, imprese la milizia ne' fervori del patrio risorgimento; ed, entrato nella Regia Accademia militare nell'aprile, fu soldato ai combattimenti. Luogotenente di fanteria nel 1862, ebbe menzione onorevole il suo valore a domare il brigantaggio. Capitano di Stato maggiore nella campagna del 1866, guadagnò la medaglia d'argento nella giornata del 24 giugno. Fu talmente perito nell'arte militare e dotto nella storia da esserne fatto maestro nella Regia accademia in detto grado nel 1869; e tanto soddisfece, che gli fu affidato l'insegnamento dell'arte militare nel 1870 alla scuola di guerra; nella quale venne nominato professore titolare nel 1875; preso il grado di maggiore de' bersaglieri e colonnello al comando del 5° reggimento di detta arma nel 1885, fu decorato per servizi resi alla salute pubblica nell'epidemia colerica del 1884, di guarnigione a Torino. Tenente generale nel 1898, fu giudice del Supremo Tribunale di guerra e marina. Appartenne allo Stato maggiore ne' diversi gradi, ne fu capo ne' diversi corpi e comandante in secondo nel 1898. Ebbe da ultimo l'importante comando dei Regi carabinieri; e con la croce d'oro per anzianità di servizio finì al servizio ausiliario nel marzo 1904.
Al Senato fu nominato il 4 marzo 1905. Fu relatore di parecchi disegni di legge militari; partecipò alle discussioni, ed ebbe peso la sua parola particolarmente in quella del 29 dicembre 1906 su provvedimenti per l'arma dei Regi carabinieri, e nell'altra del 6 febbraio 1907 sul codice penale militare. Il Senato lo scelse membro della Commissione per l'inchiesta sui servizi dipendenti dal Ministero della guerra il 19 giugno di detto anno. La scomparsa, che ci è dolorosa, del senatore Sismondo, fa mancare una mano alacre e proficua ai nostri lavori. (Approvazioni). [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole senatore Mazza.
MAZZA. Onorevoli colleghi! Consentite che, dopo la bella commemorazione pronunciata dal nostro illustre Presidente, aggiunga anch'io qualche parola in onore del nostro compianto collega, il generale Sismondo.
Non ripeterò quanto egli disse circa la brillante carriera da lui percorsa.
Io lo conobbi non più giovanissimo, in quel periodo di maturità della vita, nel quale le doti dell'animo e della mente hanno già avuto campo di esplicarsi in tutta la loro pienezza. Lo conobbi alla Scuola di guerra nel 1877 come collega d'insegnamento. Egli era allora maggiore di Stato maggiore ed io maggiore d'artiglieria. Divenimmo subito amici.
Ricordo con l'animo commosso la bontà del suo cuore, l'elevatezza dei suoi sentimenti, l'estensione e la profondità della sua dottrina. Ricordo l'affetto e la stima da cui era circondato per parte di tutti, e colleghi d'insegnamento ed allievi. Poiché alle tante sue qualità eminenti egli aggiungeva una rara modestia, una grande imparzialità di giudizio ed una rettitudine senza pari.
Una specialità sua era questa: amante della discussione - era laureato avvocato - egli sapeva sempre trovare nella serenità e nell'acutezza del suo spirito la barzelletta, che anche nelle discussioni più vivaci portava la nota ilare fra i contendenti e perciò la calma nell'animo di tutti.
Egli professò alla Scuola di guerra prima l'organica militare e poi la tattica. È noto che egli era già stato da capitano insegnante di arte e storia militare all'Accademia di Torino.
Come insegnante di organica, egli lasciò un aureo libretto che per ciò che riguarda il reclutamento e l'educazione degli ufficiali, può far testo anche oggi. Nell'insegnamento della tattica egli, che aveva combattuto da valoroso nella repressione del brigantaggio e sui campi di Custoza, seppe portare la nota pratica. Con questa, accoppiata alla teoria razionale del combattimento basata sulla perfetta conoscenza dell'impiego delle tre armi e sullo studio accurato del terreno, egli contribuì a preparare di lunga mano, per mezzo dei suoi discepoli, che poi divennero a loro volta maestri, quella eletta schiera di ufficiali, che recentemente in Libia, malgrado difficoltà sconosciute nelle guerre europee, seppe tenere così alto l'onore dell'esercito italiano.
Lasciata la Scuola di guerra nel 1879, percorse poi tutti i gradi, sempre con distinzione. Fu comandante in seconda del corpo di Stato maggiore, poi comandante generale dell'Arma dei Reali carabinieri, posto di fiducia nel quale finì la sua carriera militare nel 1904.
Nominato senatore nell'anno successivo, fu di efficace ausilio nei lavori del Senato per quanto si riferisce allo studio delle leggi militari.
Non mi estendo su questo argomento, perché la sua attività parlamentare come senatore è troppo nota ai colleghi. Dirò soltanto che prese parte a non poche discussioni e fu quasi sempre membro e spesso relatore degli uffici centrali, incaricati di esaminare le leggi militari più importanti.
Ma dove ebbe campo di rendere, come parlamentare, i maggiori e più importanti servigi, benché la sua personalità sia rimasta modestamente nascosta fra le file, si è come membro della Commissione d'inchiesta per l'esercito.
Qui il professore di organica, lo studioso di ogni ramo delle discipline militari, il perfetto conoscitore d'ogni più minuto ingranaggio di quella macchina complessa che è l'esercito, poté rendersi veramente utile. Qui la sua attività, la sua chiarezza d'idee, la sua piena competenza in tutte le questioni militari si fecero altamente apprezzare e portarono un efficacissimo contributo all'opera lunga e ponderosa dell'autorevole Commissione.
Ma raccolgo le vele per noti tediare il Senato.
Il nostra collega Sismondo fu un soldato valoroso, come lo provano le due medaglie di bronzo che egli seppe guadagnare nella lotta contro il brigantaggio e quella d' argento che meritò a Custoza. Fu un soldato coltissimo, come lo prova la sua lunga carriera d'insegnante.
Dappertutto dove lo portarono le vicende della sua vita militare, egli rese importanti e segnalati servigi; dappertutto egli fu apprezzato per la sua elevata intelligenza e la sua instancabile operosità, sempre guidate dai più nobili intenti, sempre accompagnate da una rara modestia.
Valga il nostro unanime compianto a lenire il dolore della vedova desolata, che è rimasta affranta per la perdita del compagno affettuoso della sua vita. Ho detto affettuoso e mi permetto a questo riguardo un ricordo caratteristico.
Amicissimo del Sismondo, io l'ho visto spesso occupato nella quotidiana corrispondenza che egli teneva con la moglie quando ne era lontano. Con frase arguta, presa in imprestito dal linguaggio militare, egli chiamava questa corrispondenza il suo rapporto giornaliero. Povero Sismondo!
Sicuro che i colleghi vorranno associarsi alla mia proposta prego l'onorevole Presidente di volersi rendere interprete presso la signora Sismondo del vivo rammarico del Senato per la perdita del compianto collega. (Approvazioni). [...]
SPINGARDI, ministro detta guerra. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SPINGARDI, ministro della guerra. [...]
Anche il senatore Felice Sismondo, bella tempra di soldato colto e valoroso, ha lasciato di sé nel paese e sopratutto nel Senato e nell'esercito larga eredità di affetti e di nobili esempi.
Della sua opera di senatore già fu detto largamente, e del resto è viva nell'animo di tutti noi la memoria, Di lui soldato e generale fu anche l'opera assai brillante, attiva e feconda. Tre volte decorato, al valore, veterano di tre campagne di guerra, egli ha retto, come è ben noto al Senato, con alto senno e con grande capacità elevate posizioni nell'esercito.
A me sia concesso rammentare in modo speciale ed affettuoso che io lo ebbi maestro illuminato e venerato alla Scuola di guerra e lo ebbi predecessore, nel comando generale dell'arma dei Reali carabinieri, onde anche più sentito e doveroso è in me il dolente omaggio che rendo alla sua memoria.

Senato del Regno,Atti parlamentari. Discussioni,27 novembre 1912.