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SISMONDA Angelo

20 agosto 1807 - 30 dicembre 1878 Nominato il 20 novembre 1861 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Sebastiano Tecchio.Presidente

Signori senatori,
Devo richiamare alla vostra pietà i nomi di otto colleghi che la morte ha da noi divisi nel tempo che volse dalle ferie estive e autunnali sino a questi ultimi dì.
Essi furono, nell'ordine necrologico: [...] il professore Angelo Sismonda.
Tardi vengo a compiere il sacro debito: non perché io me ne stessi finora indolente; ma perché specialmente per taluni dè primi defunti, tardi mi arrivarono certe notizie che avevo chieste e che faceva d'uopo aspettare. [...]
Angelo Sismonda nacque in Corneliano d'Alba il 20 dell'agosto 1807.
Forniti, parte in Alba, parte in Saluzzo, e parte in Torino, gli studi ginnasiali e filosofici, si ascrisse al corso universitario della Farmacia, non tanto colla intenzione di esercitare quell'arte, quanto per darsi allo studio delle scienze fisiche e naturali, e in ispecie della mineralogia, cui si sentiva irresistibilmente tratto dalle innate sue inclinazioni. Ebbe colà valorosi maestri, e si portò poscia a compiere la sua scientifica educazione in Parigi, frequentando assiduo le lezioni di due illustri naturalisti, il Brogniart e l'Elia De Beaumont. Ricco di scienza e di buon volere, venne da capo in patria, dove fu tosto nominato assistente, e poi professore sostituito alla Cattedra di mineralogia, fino a che, morto il Borson, ha potuto prendere il luogo di lui nella Direzione del Museo e nella cattedra.
Non è qui da discorrere minutamente su quanto fece il Sismonda in pro degli alunni, a cui fu piuttosto padre che maestro, né del Museo mineralogico, che a forza di pensieri e di cure giunse a rendere così copioso e ordinato da non temere confronti sia in Italia che fuori. Dirò solo, che l'essere professore e scienziato di altissimo conto non lo trattenne da ricondursi in quel torno a Parigi per udire di nuovo le lezioni degli antichi ed insigni suoi maestri: il che rivela, secondo me, la modestia ad un tempo e la vera grandezza dell'animo. Con taluno di que' dottissimi rimase legato di riverente ed affettuosa amicizia per tutta la vita.
Lavoratore ed osservatore instancabile, approfittava dell'autunno per eseguire col De Beaumont escursioni geologiche nelle Alpi marittime e negli Appennini da prima, indi nelle Alpi Cozie, preparando così i materiali per un suo paziente e importante lavoro, la Carta geologica della Savoia, del Piemonte, e della Liguria.
Non era però lontano il giorno in cui il Sismonda doveva essere tolto alla quiete della cattedra e del Museo, e messo in grado di recare ben più singolari servigi alla patria. Un oscuro ma intelligente alpigiano della Savoia, che conosceva a palmo a palmo i suoi monti, concepiva fino dal 1841 l'ardito disegno di perforare le Alpi, e proprio fra Bardonnêche e Modane, al fine di congiungere il Piemonte colla Savoja, ed aprire un facile varco al commercio tra l'Italia e la Francia. Sulle prime l'ardito disegno, ricevuto con diffidenza, andò a giacere negli Archivi di Stato. Quattr'anni più tardi, sotto gli auspicî di Luigi Des Ambrois, ministro dell'interno e dei lavori pubblici, fu dato a studiare all'Ingegnere Belga, Enrico Maus (che da Torino vegliava alla costruzione della ferrovia per a Genova), e ad Angelo Sismonda, acciocché esaminatolo sottilmente, l'uno per la parte meccanica, l'altro per la geologica, pronunciassero giudizio sulla possibilità della novissima impresa. E tutti e due ebbero a concludere che, se l'impresa era audace, pur nondimeno tornava possibile. Or a cui pensi la ostinata guerra, mossa a quella idea, specialmente dagli scienziati francesi fino agli ultimi tempi, e alla poca fiducia dimostrata sempre nell'esito fortunato, non potrà non apparire meravigliosa questa lucida intuizione di chi, ne' silenzi del suo gabinetto, penetra coll'acume della mente nelle viscere della montagna, ne delinea e ne descrive gli strati più interni, e dichiara serenamente che attraverso quell'enorme colosso, e sotto le immani volte create dalla sapienza dell'uomo, la vaporiera potrà un giorno far udire i suoi fischi. E così fu, e tanto fu, che perfino quello strato di quarzite, su cui lì per lì si spuntarono le prime perforatrici, il Sismonda lo avea divinato; ondeché i minatori, dandovi inaspettatamente di cozzo, esclamarono trasecolati - che per gli occhi della scienza le montagne erano trasparenti-.
E un altro insigne merito ebbe il Sismonda in questo argomento delle ferrovie: e ciò è, che, non essendosi mai potuto avere per la ferrovia di Genova dalle fabbriche Inglesi il metallo con quel grado di tenacità ed elasticità ch'era chiesto e commesso, se n'andò egli medesimo in Francia e in Inghilterra, e colà immaginò un suo metodo di fusione che, accettato dai fabbricatori inglesi quantunque riuscisse loro più costoso, diede alla fine il ferro desiderato (1).
Non v'intratterrò più a dilungo dei molti suoi lavori scientifici che ne resero chiara e indubitata la fama. Qui fa d'uopo, sopra ogni cosa, mettere in mostra i meriti verso la patria. Ed è bello di ricordare com'egli appartenesse a quella splendida pleiade di sommi intelletti che il Cielo sembrò accumulare nel modesto Piemonte in tutto il primo trentennio del nostro secolo; i quali, promuovendo le scienze, le lettere, le storie patrie, poterono spargere per tutta Italia, il vago, ma non infecondo presentimento di una prossima resurrezione. Si sarebbe detto che il Piemonte, prima di lanciarsi alla riscossa colla forza delle armi, si fosse apparecchiato un dominio colla luce dell'intelletto.
Tanti pregi e tante fatiche di Angelo Sismonda non poteano rimanersene senza riconoscenza. Egli ebbe cattedra, onorificenze, nomine di cospicue accademia nazionali e straniere: fu maestro dei Principi Vittorio Emanuele duca di Savoia, e Ferdinando duca di Genova: e addì 20 novembre del 61, in virtù dell'art.33 dello Statuto del Regno, venne assunto alla Camera vitalizia: nella quale apparì di frequente, finché il Parlamento siedette a Torino; non in seguito. Era sempre vissuto estraneo alle lucubrazioni della politica; né si sentì di abbandonare, nemmen per poco, in servigio di quella, i prediletti suoi studi.
Fu di miti costumi, di modi cortesi, ottimo cittadino; maestro amorevolissimo; amico costante; circospetto nelle parole e negli atti, ma fermo nei propositi, allora soprattutto che ne andavano di mezzo l'insegnamento, la scienza, e i propri doveri.
Uscì di vita, per disperato malore, il 30 dicembre 1878.
In Angelo Sismonda il Senato perdette una di quelle illustrazioni scientifiche che valgono a diffondere e mantenere alto e rispettato presso le straniere nazioni il nome italiano.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 4 febbraio 1879.