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SFORZA CESARINI Francesco

16 novembre 1840 - 13 giugno 1899 Nominato il 16 novembre 1882 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Lazio

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente

Onorevoli colleghi! È giunta or ora una triste notizia, che io vi reco, e udrete voi tutti, con profondo dolore dell'animo.
Nella scorsa notte, l'ottimo collega nostro, il duca Francesco Sforza Cesarini, rese l'anima a Dio. Egli era nato nel 1840 a Genzano, e morì in questa Roma nel 58° anno del viver suo.
Dell'egregio uomo io non saprei dir cosa in onor suo, che già non sappiate. Pure da questo seggio che mi concede di poter parlare di lui e commemorarne le virtù, mi piace, ed ho il dovere di ricordare, che Francesco Sforza Cesarini sentì, ed in tutti gli atti della sua vita diè prova di sentire, che noblesse oblige,e spingecompiere nobilmente i doveri dell'uomo verso la patria.
In ciò, a dir vero, egli non ebbe che a seguire l'esempio, ed a camminare sulle orme gloriose che gli erano tracciate da quell'esimio patriota, che fu il duca Lorenzo, di lui genitore, membro anch'esso e decoro di questo Senato, il quale assai tempo prima che Roma venisse restituita all'Italia, abbandonava la città eterna, per seguire le sorti della patria grande.
Esuli entrambi, il padre fu chiamato a sedere nella Camera dei deputati nel 1860, ed il figlio, non appena raggiunta l'età virile, corse ad arruolarsi sotto le bandiere dell'esercito piemontese che combatteva per la libertà e l'indipendenza d'Italia.
Di questo stesso esercito, diventato nazionale, il duca Francesco Sforza Cesarini, giovanetto ancora, chiese ed ottenne di lì a poco di far parte, e diventò ufficiale nella cavalleria italiana, che combatté strenuamente nella campagna del 1866. Ed è giusto ricordare, che fu in quell'occasione insignito della medaglia di argento, che gli splendeva sul petto a fare testimonianza del valore militare, di cui fece prova in quella memoranda campagna. Salito poscia al grado di colonnello nella riserva, andò sempre orgoglioso di poter vestire la divisa militare, che ricordava al bravo patriota i giorni affannosi dell'esiglio, e le ore indimenticate della patria redenta.
Dopo la breccia di Porta Pia, il duca Francesco Sforza aveva ben diritto di rientrare a fronte alta in questa Roma, e qui si adoperò di un tratto a servire la causa nazionale con tale ardore, che ottenne l'alto onore di essere chiamato a far parte della deputazione presieduta dal venerando duca Michel Angelo Caetani di Sermoneta, alla quale toccò in sorte di presentare a Re Vittorio Emanuele, in Firenze, il risultato del plebiscito di Roma e delle provincie romane.
Era giusto che anche i suoi compaesani, diventati liberi di loro stessi, si affrettassero a dimostrare nel miglior modo che per loro si potesse, di quanta stima ed affetto circondassero la persona di Francesco Sforza Cesarini. Ed infatti il collegio di Albano Laziale lo elesse a suo deputato nella legislatura XII, e gli confermò il mandato nelle due legislature successive, fino a che nel novembre 1882, appena quarantenne, fu elevato alla dignità di senatore del Regno.
Nel compimento degli alti uffici ai quali fu chiamato per volontà di popolo e di principe, il duca Sforza non seppe mai vincere quella modestia che era in lui seconda natura, ma fu altrettanto assiduo ai lavori parlamentari, e sempre indipendente nel voto. Egli appartenne ugualmente ai Consigli del comune e della Provincia di Roma, e si rese specialmente benemerito de' suoi committenti, quando si trattò di propugnare la causa delle comunicazioni ferroviarie d'interesse locale.
Ora noi non vedremo più seduto al suo banco di senatore, l'ottimo collega, il gentiluomo perfetto, modesto e cortese, l'uomo che non ebbe nemici, ed era amico di quanti lo conobbero nella vita sì pubblica che privata.
Travagliato da lunga e dolorosa malattia sopportata con esemplare rassegnazione, il duca Sforza morì fra le braccia della famiglia, che in mezzo ai suoi dolori può bene vantarsi e sentirsi orgogliosa di avere con le sollecite, amorose cure contribuito potentemente a mantenere in vita il suo diletto, fino a che fu possibile lottare con le forze della natura. Ad essa, le nostre vive condoglianze.
A noi non rimane che a piangerne la morte immatura, ed io a nome vostro mando l'ultimo affettuoso saluto al valoroso collega, al principe romano che appartenne alla onorata schiera dei prodi, i quali combatterono per la redenzione d'Italia, e concorsero colla mente e col braccio a liberare questa Roma dal governo dei papi. (Vive e generali approvazioni).
LACAVA, ministro dei lavori pubblici. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LACAVA, ministro dei lavori pubblici. Mi associo, a nome del Governo e specialmente del presidente del Consiglio, occupato in questo momento nell'altro ramo del Parlamento, alla mesta ed elevata commemorazione fatta per la morte del compianto senatore Sforza Cesarini dall'illustre Presidente di quest'Assemblea.
Io conobbi, fin da quando Roma fu ricongiunta all'Italia, lo Sforza Cesarini e fui legato a lui da amicizia cordiale e costante. Appartenne all'alto patriziato di Roma si distinse moltissimo per amore alla patria e per virtù civili e private. E queste poterono essere solo vinte dalla sua grande modestia e bontà del cuore, come ha detto benissimo il nostro illustre Presidente. Mando anche io sulla sua tomba il mio mesto saluto di amico.
PATERNOSTRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PATERNOSTRO. Come è consuetudine del Senato, mi permetterei pregare il signor Presidente di voler trasmettere all'illustre vedova ed alla famiglia del compianto duca Sforza Cesarini le condoglianze del Senato.
PRESIDENTE. Rammento al senatore Paternostro che, in seguito a deliberazione del Senato, la Presidenza è autorizzata in queste luttuose circostanze a trasmettere alla famiglia del senatore defunto le condoglianze dell'Assemblea, senza che occorra speciale proposta e deliberazione. Però nel caso attuale terrò conto dell'iniziativa del senatore Paternostro per proporre al Senato di deliberare che, quando un senatore muoia in Roma, una speciale rappresentanza del Senato si unisca alla Presidenza, per assistere ai funerali del defunto collega.
Se non vi sono obbiezioni, rimane così stabilito.
Procederemo quindi, all'estrazione a sorte dei nomi dei senatori che dovranno assistere, insieme alla Presidenza, ai funerali del defunto senatore Sforza Cesarini:.
Voci. Li scelga il Presidente.
PRESIDENTE. Credo sia più opportuno sorteggiarli, come si è fatto in altre simili circostanze. Se non vi sono obbiezioni, seguiremo anche questa volta questo sistema.
Estraggo dunque a sorte i nomi dei senatori che dovranno comporre la Commissione incaricata di assistere ai funerali del senatore Sforza Cesarini.
La Commissione risulta composta dei senatori: Schupfer, Accinni, D'Anna, Pierantoni, Messedaglia ed Orengo.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 13 giugno 1899.