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SERENA Ottavio

18 agosto 1837 - 07 gennaio 1914 Nominato il 20 gennaio 1898 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Puglia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Di Ottavio Serena lunga fu la malattia, molto il soffrire, che l'ha condotto a morte. Lottò tre anni l'anima forte all'adempimento del dovere; si sprigionò nello stesso nefasto giorno 7 dal vinto frale per salire all'eterno.
D'antica famiglia baronale, di maggiori illustri, nato egli era in Altamura il 18 agosto 1837; e vivendo divenne tanto chiaro e benemerito, che cittadino onorario il vollero Barletta, Lucera, Francavilla Fontana; e da Lucera, con la cittadinanza, medaglia d'oro ebbe coniata. Nelle belle lettere e nella filosofia spiccò l'ingegno del giovane, che, studiata in Napoli giurisprudenza, meritò laurea d'onore il 20 agosto 1861. Già prima che laureato, vinto aveva il concorso al posto di relatore presso la Consulta di Stato, che allora dava adito ai superiori uffici dell'amministrazione; e dall'agosto al settembre 1860 del Governo provvisorio di Bari era stato segretario; e servizi aveva resi alla pubblica istruzione, per il suo riordinamento nelle provincie meridionali. Il ministro della istruzione De Sanctis, nel 1861, lo tenne il pregio per il suo gabinetto; e segretario del Ministero nel 1862, collaborò alla legge sulla Scuola d'applicazione per gli ingegneri di Napoli; la quale scuola fu ad impiantare nel 1863, standovi al segretariato sino al 1867. Da necessità privata richiamato ad Altamura, se ne giovò ancora il governo nell'ufficio d'ispettore scolastico, e lo rimunerò con la nomina di provveditore onorario agli studi nella Provincia di Bari.
Non tardarono a far tesoro delle singolari sue attitudini le amministrazioni locali: di Altamura due volte sindaco; regio commissario straordinario per lo stesso comune, per quello di Barletta e per la cospicua Napoli; consigliere provinciale di Terra di Bari e di quel Consiglio provinciale presidente. La grande reputazione acquistata, e le virtù personali, che possedeva aprirono in breve ad Ottavio Serena il passo alla vita politica, con l'ascesa agli alti uffici di stato: vita luminosa, che conta sette elezioni alla Camera dei deputati, per Altamura quattro, una per Gioia del Colle, due per il III collegio di Bari; due prefetture, l'una di Pavia, l'altra di Lecce; il sottosegretariato di Stato agli interni dal 1896 al 1898; l'elevazione al Consiglio di Stato; la presidenza di sezione in questo sino all'onoraria presidenza con il collocamento a riposo del 1912; l'ingresso in Senato dal 1898.
In ogni ufficio fiducia e riverenza procacciarongli la dottrina, l'illibatezza e l'equanimità. Desiderato alle commissioni, a molte appartenne per soggetti importanti. Tenne degnamente la grave presidenza dell'inchiesta sul dicastero della pubblica istruzione; e ben proprio della sua scienza ed esperienza fu lo studio cui venne chiamato nella Commissione del 1910 per la riforma della legge sulla giustizia amministrativa. L'inaugurazione della quinta sezione del Consiglio di Stato nel 1907, diede ad ammirare la precisione e l'elevatezza de' concetti giuridici di quel suo discorso, nel quale delineò i caratteri di quella giurisdizione. Giurista di tanto valore fu anche oratore facondo ed elegante. In ambe le Camere la sua figura fu delle più autorevoli; la sua opera proficua e la sua parola efficace. Varie cose di lui, letterato ed anche verseggiatore, la stampa ci conserva. Con le ricerche e la erudizione delle antichità patrie, contribuì alla storia delle provincie pugliesi, nella grata memoria delle quali, tanto da lui amate, egli sopravviverà.
Le sue ossa riposeranno, egli lo ha voluto, presso altre ossa a lui dilette. Da Roma al cimitero di Altamura fu un congiungersi di lagrime sulla salma venerata; e non mancò qui nel funebre trasporto la voce devota della Puglia foriera dell'ultimo amplesso al trapassato spirito. La salma è partita; ma non si spegne in Roma la memoria di Ottavio Serena; non si spegne nel Parlamento; non si spegne nel Consiglio di Stato; non si spegne nelle aule governative. Noi che lo avemmo due volte questore, noi in particolar modo della Presidenza, cui appartenne, lo ricorderemo più di tutti affettuosamente. (Approvazioni). [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole senatore Melodia.
MELODIA. Permetta il Senato che, associandomi alla splendida ed affettuosa commemorazione fatta dall'illustre nostro Presidente, rivolga una parola di compianto alla memoria di Ottavio Serena io suo concittadino, a lui unito sin dalla infanzia da vivissimo affetto, affetto che non fu mai turbato, nemmeno quando per differenze, non di scopo ma di metodo, ci trovammo di fronte quali avversari politici. Il Serena appartenne a quella eletta schiera di giovani che nel napoletano, negli ultimi anni della dominazione borbonica, con tenace volontà e con forti studii si prepararono a guidare il movimento per la riscossa nazionale. Laureatosi giovanissimo, vinse il non facile concorso presso la Consulta di Stato dalla quale uscì poi quella pleiade di magistrati che furono onore e vanto della magistratura italiana.
Accoppiò agli scientifici fortissimi studi letterari, ed in quel tempo godeva a Napoli fama di poeta gentile.
Scoppiata la rivoluzione, egli che era stato fra i più zelanti cospiratori, vi prese una parte attiva. La mitezza dell'indole sua l'essersi dato esclusivamente agli studi, lo resero alieno da ogni forma di violenza, anche la più nobile; perciò egli non impugnò in quel tempo le armi come molti suoi coetanei. Ma non perciò si mostrò meno coraggioso, sia cospirando sotto l'occhio vigile e sospettoso della polizia borbonica, che non perdonava, sia accettando di essere uno dei segretari del Governo provvisorio istituitosi in Altamura, mentre a pochi chilometri di distanza vi era un forte contingente di truppe borboniche sotto gli ordini del generale Flores.
Nella costituzione del Regno d'Italia, quando amministrativamente l'unione delle provincie meridionali al resto d'Italia si rendeva irta di difficoltà, egli, forte del suo ingegno e della sua preparazione, preferì alla magistratura gli uffici amministrativi e fu per molti e molti anni nel Ministero della pubblica istruzione, ove godé la stima e l'affetto di uomini eminenti come il De Sanctis e l'Amari, il Natali ed altri; e fu in quel tempo che acquistò quella competenza della quale recentemente diede prova quale presidente della Commissione d'inchiesta per il Ministero della pubblica istruzione, non ultimo dei servigi fra i tanti da lui resi al paese.
Eletto deputato nella XII legislatura, la sua svariata azione nella vita pubblica si svolse quasi come un apostolato di giustizia e di libertà.
Deputato, prefetto, senatore, sottosegretario di Stato all'interno, consigliere prima e poscia presidente del Consiglio di Stato, l'opera sua, sempre intelligente e solerte, fu coerente ai suoi principii di ordinata libertà, di giustizia per tutti e di esemplare correttezza. (Bene).
Sebbene avesse dato quasi tutta l'opera sua allo Stato, pure egli aveva alte virtù domestiche, che non dovrebbero mai andar disgiunte da quelle pubbliche. Padre, marito, nonno affettuosissimo egli ha lasciato la famiglia adorata nel lutto più intenso; ed io prego il Senato a voler esprimere a questa desolata famiglia le nostre condoglianze. Possa l'unanime compianto del Senato lenire un così grande dolore. (Benissimo).
Finisco esprimendo un voto: che i giovani non solo della mia città natale e della mia regione, che tanto si onoravano di Ottavio Serena, ma quelli di tutta Italia vogliano rispecchiarsi in questi benemeriti della patria, che con l'audacia e lo sprezzo dei pericoli contribuirono a renderla prima una e libera e poscia col senno e col lavoro a consolidarla. (Approvazioni).
Ma sventuratamente il numero di questi illustri italiani, come lo dimostrala seduta odierna, si va sempre più assottigliando con dolorosa rapidità! (Vivissime e generali approvazioni).
MALVANO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALVANO. Dell'amatissimo collega Ottavio Serena, testé rapito al nostro affetto, già disse, con autorità di gran lunga superiore alla mia, il nostro illustre Presidente, ricordandone l'indefessa opera nella pubblica amministrazione ed in entrambi i rami del Parlamento. Ed altri pur mi ha preceduto nel rivolgere alla memoria di lui eloquenti e commosse parole.
Però io considero come un mio sacro dovere rammentare, davanti a voi, che per non breve periodo d'anni Ottavio Serena fu lustro e vanto del consesso cui ho l'onore di appartenere. Reggitore di provincie egli aveva potuto acquistarsi conoscenza profonda e pratica esperienza di cose amministrative, così che, chiamato al Consiglio di Stato, tosto emerse trai colleghi per sapienza di criteri e per squisita chiarezza di giudizio. La voce sua, sempre religiosamente ascoltata, soleva additare le più sicure conclusioni ed agevolare la concordia dei suffragi.
Meglio apparvero le preclare doti della mente sua quando, trasferito dalle sezioni consultive a quella che era allora unica sezione giurisdizionale, ebbe vero e proprio ufficio di magistrato; e più ancora rifulsero quando, creatasi altra sezione giurisdizionale, la quinta, ne assunse la presidenza, conferendole fin dal primo sorgere dei nuovo istituto, quel massimo prestigio, che doveva essere pegno di provvida ed efficace azione.
Già insidiato dal morbo che più tardi dovette essergli fatale, Ottavio Serena pur tenne animosamente l'arduo ufficio suo fino al giorno in cui, raggiunti i limiti di età, un precetto inesorabile della legge poneva termine all'operosa sua carriera.
Immutata consuetudine di reverente amicizia Ottavio Serena, lasciava tra quelli che furono suoi compagni di lavoro. Essa si è volta ora in amaro rimpianto. A voi, onorevoli colleghi, rivolgendo oggi il mio dire, so di essere interprete del loro concorde sentimento. (Approvazioni).
LEVI ULDERICO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà,
LEVI ULDERICO. Consenta il Senato a me, amico personale, estimatore delle doti di cuore e di mente del compianto Ottavio Serena, brevissimi istanti di attenzione.
Non aggiungerò parole a quelle già pronunziate in omaggio alla memoria del caro estinto.
Dirò soltanto, perché di ciò non venne fatta menzione, che egli fu membro attivissimo e pregiato del Consiglio superiore degli archivi di Stato e sta negli Atti parlamentari una mirabile relazione sul riordinamento degli archivi stessi, la quale è un modello del genere. Essa dovrà essere ricercata, compulsata e studiata da chi sarà chiamato ad occuparsi della materia. Molto in essa potrà apprendere chi vorrà procedere alla definitiva riforma di tale servizio.
Mi associo di tutto cuore alle commemorazioni, alle proposte dell'illustre nostro Presidente e dei colleghi che mi hanno preceduto.
(Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 26 febbraio 1914.