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SERAFINI Bernardino

20 maggio 1822 - 23 luglio 1906 Nominato il 07 giugno 1886 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Marche

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente

Signori senatori! [...]
Due giorni dopo il Chinaglia, un altro bravo patriota, il senatore Bernardino Costantino Serafini, si spegneva il 23 luglio a Serralunga di Fano.
Nato a Baroni [sic] (Pesaro) il 20 maggio 1832, il Serafini dovette nella prima giovinezza emigrare dall'ex Stato pontificio, contro il cui Governo aveva congiurato: e si diede alla carriera delle armi, nella quale salì fino al grado di tenente generale. In essa altamente si distinse: la sua condotta nelle campagne del 1848-49, del 1859 e 1860, l'accorgimento e la vigoria mostrata nella repressione del brigantaggio, gli valsero parecchie onorifiche medaglie.
Accoppiando alla vita militare la vita politica, egli sedette per parecchi anni nella Camera elettiva. Deputato in cinque legislature, prima di Fano poi di Siena, fu fatto senatore il 7 giugno 1886.
In entrambi i rami del Parlamento si occupava con amore delle questioni militari e finanziarie: fu relatore di parecchi disegni di legge: fece parte di varie commissioni permanenti: e presiedette per più anni il Comizio centrale dei veterani.
In tutte queste mansioni egli lavorava con zelo modesto e coscienzioso.
La sobrietà di parola, propria di chi è avvezzo ad operare, la dolcezza dello sguardo, la serenità del sorriso, gli attiravano la simpatia e l'affetto di tutti.
Uomo di valore, non curava di farsi valere, pago di adempiere il dover suo.
Tempra di soldato, cuore romagnolo, semplice, bonario, cortese, il senatore Serafini era di quegli uomini coi quali ciascuno si sente bene, anche senza molto parlare.
Anch'egli ci ha lasciato. Ma chi lo conobbe da vicino nol dimenticherà così presto. Ed è con l'animo pieno di questi ricordi, mestamente soavi, che a nome del Senato gli mando, al di là della tomba, il saluto del cuore. (Bene). [...]
TITTONI, ministro degli affari esteri. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
TITTONI, ministro degli affari esteri. Rinnovando all'illustre Presidente l'espressione di dolorosa simpatia per l'immensa sventura che l'ha colpito, io mi associo a nome del Governo alle nobili parole che egli ha pronunciato per commemorare i senatori Chinaglia, Serafini, Longo, Arrigossi, Fusco, Cantoni, Frisari e Di San Giuseppe. [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Vischi.
VISCHI. Anche oggi possiamo dire che il lutto del Senato è lutto della patria. Gli uomini eminenti, che commemoriamo, ebbero tanta parte nel risorgimento italiano o tante altre benemerenze da poter dire che la loro dipartita fu sentita e sarà sempre deplorata, come da noi, da tutta l'Italia nostra.
Ogni italiano non poteva non rimpiangere la perdita del sommo patriota Longo; giacché tutti, e specialmente coloro, che, come me, venuti tardi, nulla potettero fare contro le antiche tirannie, dovevano e dovranno serbare gratitudine a lui che con tanto martirio contribuì a darci l'unità e la libertà della patria. E così dico del generale Serafini. [...]
Ed è per lui [Frisari], come per tutti gli altri, che proporrei fosse inviata alle famiglie derelitte ed ai paesi che ebbero l'alto onore di dar loro i natali, l'espressione di condoglianza da parte del Senato. (Bene).
PRESIDENTE. La Presidenza ha già così provveduto prevenendo il desiderio dell'onorevole Vischi.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 27 novembre 1906.