senato.it | archivio storico

SENISE Tommaso

02 febbraio 1848 - 25 febbraio 1920 Nominato il 21 novembre 1901 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Basilicata

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. Durante l'interruzione dei nostri lavori, gravi lutti hanno colpito il Senato. [...]
Breve, violenta malattia ci privava dell'amato collega Tommaso Senise, morto il 25 febbraio in Napoli. Era nato il 2 febbraio 1848 in Corleto Perticara da una famiglia in cui era tradizionale la devozione ai principî della libertà italiana, ed i cui meriti verso la patria furono già ricordati in quest'Aula in occasione della morte di Carmine Senise fratello maggiore di Tommaso. Questi, quasi ancora fanciullo, si mostrò degno degli esempi famigliari: nel 1860, a soli dodici anni, non potendo, come i fratelli Carmine e Francesco combattere nelle truppe insurrezionali, organizzò una ”Compagnia di giovani nazionali” a difesa della città natia; nei due anni seguenti prese parte attiva alla repressione del brigantaggio in Basilicata e nel 1867 fu volontario garibaldino nella campagna che terminò a Mentana.
Tornato agli studi, nel 1874 si laureò con lode in medicina nell'Università di Napoli: compiuti all'estero gli studi di perfezionamento, ebbe la libera docenza in patologia speciale medica e in clinica. Moltissime e pregiate pubblicazioni aveva dato alla scienza: attualmente era ordinario di patologia medica dimostrativa nell'Università di Napoli ed alle sue belle e dotte lezioni gli studenti correvano numerosi.
Iniziò la sua carriera politica nella XVI legislatura quale rappresentante del II collegio di Potenza, che lo confermò per la XVII; e fu poi deputato nelle legislature XIX e XX del collegio di Lagonegro; prese parte assidua ai lavori parlamentari e pronunziò importanti discorsi sulla pubblica istruzione e sulla sanità pubblica. Napoli, sua seconda patria, lo elesse consigliere comunale, assessore e membro del Consiglio provinciale, del quale attualmente era presidente; ed in quella città era anche presidente del Regio istituto orientale.
Di cuore pari all'ingegno non indietreggiò mai dall'affrontare pericoli e disagi per correre in altrui soccorso: basti all'uopo ricordare l'opera piena di abnegazione dimostrata durante il terremoto di Casamicciola ed il coraggio e l'altruismo spiegati in Napoli nell'epidemia colerica, sicché gli fu conferita la medaglia d'argento per i benemeriti della salute pubblica.
Nominato senatore il 21 novembre 1901, fu assiduo fra noi; partecipò anche ad importanti discussioni in materia di bilanci e di pubblica istruzione.
Alla sua nobile e indimenticabile figura di difensore d'ogni più alto ideale di patria, di scienza e di umanità, vada il nostro saluto, ed alla sua famiglia le nostre vive condoglianze. (Approvazioni). [...]
BIANCHI LEONARDO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BIANCHI LEONARDO. Onorevoli colleghi, consentano a un vecchio amico, di Tommaso Senise, col quale ebbi vincoli mai rallentati di amicizia, e lunga consuetudine di vita da quando eravamo studenti e più tardi entrambi professori; amicizia cementate da comunanza d'idee politiche, poche parole di commemorazione.
La figura di Tommaso Senise, così caratteristica nel suo portamento, va considerata sotto molte luci e da più lati. Egli, fu sopratutto un patriotta, ma altresì un cultore di scienze, ed un insegnante coscienzioso, persuasivo, di una grande efficacia.
Tommaso Senise, esordì giovanetto, nell'agone delle lotte politiche. Il suo nome è segnato nella storia del risorgimento. Quando aveva undici anni appena, in casa Senise si preparavano le armi ele cartucce per la rivoluzione che si svolse l'anno successivo, in Basilicata, tra grandi pericoli, e col più generoso entusiasmo.
In quell'anno, nel '60, Tommaso Senise, il quale aveva appena dodici anni, organizzò una compagnia di guardie di giovani pel servizio interno del suo paese. Il fratello Carmine, come è ricordato nella storia del Lacava, e nella magnifica opera del senatore De Cesare (La fine di un Regno) conduceva tutto il movimento rivoluzionario in Basilicata e ne era l'anima, egli difendeva il proprio Comune a capo di una compagnia di giovanotti che egli aveva reclutato e armato.
Tommaso Senise più tardi prese parte alla campagna di Mentana. Fu consigliere comunale di Corleto Perticara, consigliere provinciale di Potenza, poi consigliere comunale di Napoli; fu presidente del Consiglio provinciale di Napoli. Ma fu sopra tutto, nel Parlamento, per il quale ricevé mandato dalla Basilicata, che egli svolse opera di parlamentare altamente apprezzato, pronunciando discorsi nobilissimi improntati a grande eloquenza e a notevole originalità di vedute, specie nelle questioni riguardanti la pubblica istruzione.
Alla figura di patriota e di parlamentare di Tommaso Senise bisogna aggiungere la figura dell'insegnante e dello scienziato. Egli sollevò di molto la dignità dell'insegnamento pareggiato nell'Università di Napoli; di guisa che non solamente per le sue pubblicazioni scientifiche, delle quali non devo parlare al Senato, ma sopratutto per la dignità ed efficacia del suo insegnamento egli fu designato professore ordinario di patologia speciale medica dalla Facoltà di medicina di Napoli, la quale lo propose con voto unanime perché gli fosse applicato l'art. 69 della legge Casati, II Consiglio superiore adottò il voto della Facoltà di medicina di Napoli, e fu professore apprezzatissimo e assai stimato e amato. Fu poi membro del Consiglio superiore, e poco dopo presidente [ndr leggi vicepresidente] di questo alto consesso. Io ricordo d'essere stato sotto la sua presidenza. Con quale serenità, con quanto garbo ricoprì quella carica! Come fu rigido interprete del regolamento e delle leggi, circondato, dalla fiducia e dall'affetto dei colleghi! Fu equanime con tutti e sempre sollecito della dignità e del progresso degli studii del nostro paese.
Molti di voi l'ebbero a conoscere in quel periodo, onorevoli colleghi, e ad apprezzarne le grandi virtù di cuore e d'intelletto.
Tommaso Senise, fu un uomo di gran cuore e uno di quegli uomini che comunemente si dicono uomini diritti, di carattere adamantino, sempre uguali, cogli amici, in politica, nella professione, quali che fossero le vicende della vita.
Affettuoso e tenero in famiglia, garbatissimo e sollecito cogli amici, amantissimo soprattutto della patria. E alla patria egli ha dedicato gran parte delle sue energie.
Quando il ministro Schanzer venne a Napoli per la propaganda del prestito nazionale, egli, presidente del Comitato di Napoli, e del Consiglio provinciale, volle fargli, come si suole. dire, gli onori di casa. Egli si affaticò moltissimo in quei giorni, pur essendo malato, pur presentendo prossima la fine dei suoi giorni.
Volle accompagnare il ministro al Teatro S. Carlo, e pronunciò un discorso vibrante di patriottismo. Si sentiva l'anima ancora giovanile di patriota, malgrado l'organismo fosse minato da morbo inesorabile.
E al suo paese diede commosso l'ultimo augurale saluto.
Uomini come Tommaso Senise, onorevoli colleghi, costituiscono un vero zodiaco d'onore e di gloria per la vita e per la storia di un paese civile. Io credo interpretare i sentimenti di tutti i senatori pregando il nostro illustre Presidente di inviare, le condoglianze del Senato non solamente ai figliuoli, che sono sulle nobili orme paterne, ma anche al paese natio dell'estinto, Corleto, quel generoso piccolo comune della Basilicata che non piccola parte ebbe nella epopea del nostro risorgimento, nel 1860. (Approvazioni).
MANGO. Consentite, onorevoli senatori, che a nome della provincia natale, la Basilicata, io porti un saluto di reverenza alla memoria di Tommaso Senise in quest'Aula; ove egli sedé circa venti anni circondato dalla vostra alta estimazione.
Le vicende elettorali, che mi fecero competitore di lui per la rappresentanza politica del collegio di Lagonegro, che successivamente tenemmo, non mi vieteranno di portare qui un attestato di solidarietà nel dolore per la sua perdita; ma ne renderanno tanto più sincero il rimpianto, per quanto cessata la lotta leale fra noi, non più sia pur una piccola nube offuscò la nostra amicizia.
Con parola alata ha testé Leonardo Bianchi degnamente commemorato, e da par suo, lo scienziato illustre, il patriota fervente e l'uomo politico intemerato.
Io voglio ricordare una nota che mi pare costituisca la linea fondamentale dell'indole sua: quella simpatica esuberanza, che era espressione veritiera del suo grande cuore. Egli la portò nel fare il bene, nell'amore alla patria, alla famiglia, agli amici. Maestro, filantropo, uomo politico, questa magnifica esuberanza lo resero amato a tutti.
La scuola e la vita pubblica costituirono il miglior campo della sua attività. E di quella di patriota può esser detto, per singolare fortuna dell'uomo, che essa fu tutta racchiusa fra due termini estremi ed ugualmente luminosi: all'alba della vita le trepidanze delle cospirazioni, ed i cimenti delle battaglie per l'indipendenza d'Italia; al tramonto un fervore di apostolo per la guerra, che la patria doveva integrare nei suoi sacri confini.
Ed in tanto fervore trovò la morte, che lo colse dopo un discorso al Teatro San Carlo per l'ultimo prestito nazionale.
Giovinetto fu con Garibaldi a Mentana, per cui conservò sempre una psicologia garibaldina; nobilissimo nei suoi impeti rimase garibaldino e lottatore nella scienza al pari che nella vita.
Reverente, commossa una vera fiumana di popolo ne accompagnò a Napoli settimane or sono la salma, spettacolo nuovo, circondando quasi la bara di bandiere ed al suono dell'inno fatidico di Garibaldi.
Più che un funerale il suo, fu una vera apoteosi, che la grande metropoli del Mezzogiorno, la quale sente oltremodo i palpiti della gratitudine, volle fare a chi nella sua terra di adozione aveva saputo con le sue virtù potentemente conquistare l'anima collettiva, che difficilmente si sbaglia nei suoi estremi giudizi. E ben volle darlo solenne e lusinghiero, come a pochi, al nostro compianto collega.
Onore alla sua memoria! (Applausi).
DEL GIUDICE. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DEL GIUDICE. Come amico da molti anni e come comprovinciale di Tomaso Senise, mi associo, anche a nome del collega Mazziotti, alle splendide commemorazioni che furono pronunziate testé dal nostro Presidente e dai colleghi Bianchi e Mango. Dei meriti patriottici del Senise fu detto abbastanza, e non occorre aggiungere altre parole. Il collega Bianchi parlò anche e bellamente della sua opera di scienziato, d'insegnante e di presidente del Consiglio superiore dell'istruzione pubblica; io mi limiterò a proposito appunto del Consiglio superiore, ad accennare un episodio della sua vita che vale a lumeggiare la schiettezza e serietà del suo carattere, così come la sodezza della sua cultura. Il Senise aveva più volte preso la parola nella Camera dei deputati sopra argomenti relativi alla istruzione, e nei discorsi tenuti nel 1886 e 1890 aveva mostrato tendenze arditamente riformatrici circa l'ordinamento delle università. Alcuni anni dopo, nel 1895, entrò come libero docente nel Consiglio superiore (il primo forse dei liberi docenti in quel Consiglio). La sua nomina fu accolta con una certa diffidenza, perché si sospettava in lui l'uomo innovatore ad ogni costo in un consesso, dove sedevano allora, per non parlare dei viventi, scienziati e professori illustri, quali Carducci, Ascoli, Brioschi, Cremona, Villari, Cannizzaro. Ebbene, la diffidenza non durò che brevi istanti, perché nella collaborazione ai lavori del Consiglio Senise seppe mostrare la sua perfetta preparazione scientifica e didattica, e la serenità e temperanza di giudizio e le belle qualità di animo che lo resero a tutti simpatico. Questi meriti lo designarono più tardi alla presidenza del Consiglio medesimo, che egli tenne così degnamente come i suoi predecessori.
Io mando un reverente saluto alla memoria dell'amico e del conterraneo Tommaso Senise, ultimo forse di quella forte generazione, la quale si affermò potentemente nella mia provincia fin dai primi giorni dell'insurrezione garibaldina, e mi associo di gran cuore alle onoranze proposte per lui dal collega Bianchi. (Approvazioni).[...]
DEL CARRETTO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Del Carretto.
DEL CARRETTO. Anzitutto mi associo alla nobilissima commemorazione di Tommaso Senise; nulla saprei aggiungere a quanto è stato detto su di lui. A me soltanto corre il debito di rilevare che in tutta la sua vita politica e amministrativa, pur militando in partito diverso dal mio, ebbi a notare sempre il suo fervore patriottico e il più grande senso di cavalleria, politica conforme in ciò a tutte le sue altissime doti. [...]
MORTARA, ministro della giustizia e degli affari di culto. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MORTARA, ministro della giustizia e degli affari di culto.I nomi dei perduti che oggi sono stati commemorati in quest'alta Assemblea, ed il loro grande valore, conferiscono maggiore mestizia alla solennità che si celebra. Il Governo si associa con fervido sentimento agli elogi ed ai rimpianti che sono stati manifestati con tanta eloquenza e con tanta autorità dal Presidente e dagli onorevoli senatori che hanno finora parlato, in omaggio alla memoria di Carlo Francesco Gabba, di Tommaso Senise, Camillo Bozzolo, di Alfonso Barinetti, del principe di Sirignano e del duca Avarna di Gualtieri.
Le commemorazioni di questi illustri e rimpianti colleghi sono state così alte, così degne, che l'aggiungere parola sarebbe ormai ripetizione superflua della giusta affermazione dei loro meriti civili e patriottici, della dottrina, delle benemerenze di opere e di pensiero, abusando di un tempo che al Senato è prezioso.
Mi sia permesso, nondimeno, di dare sfogo alla commozione dell'animo rammentando l'affetto vivissimo e la stima incancellabile che mi legavano a due dei colleghi ora scomparsi, a Carlo Francesco Gabba e a Tommaso Senise) dei quali fai collega nelle Università di Pisa e di Napoli. A Tommaso Senise fui pure collega nel Consiglio superiore dell'Istruzione. [...] Di Tommaso Senise fu detto quanto impareggiabili fossero le doti di patriottismo, di bontà d'animo, di sapienza, di serena equanimità che lo rendevano da tutti amato e stimato. [...]
Alla memoria di tutti gli scomparsi senatori il Governo manda un tributo di omaggio e di venerazione, associandosi alle proposte per manifestare voti di condoglianza, che prego siano espressi anche in nome del Governo, alle famiglie degli estinti, e alle città che diedero loro i natali, o che si onorarono di avere come cittadini loro questi illustri nostri colleghi. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Mi farò premura di dare esecuzione alle varie proposte che sono state fatte.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 23 marzo 1920.