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SEMMOLA Mariano

29 gennaio 1831 - 05 aprile 1896 Nominato il 07 giugno 1886 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! [...]
Il professor Mariano Semmola visse sessantacinque anni, due mesi, sette giorni.
Da poco laureato, e in un'età nella quale altri cerca a tentoni il sentiero della vita, egli, favorito dall'ingegno e dalla fortuna, fu accarezzato da precoce notorietà, assorta di mano in mano a rinomanza.
Insegnante di materia medica e terapia dappoi il 1865 nell'ateneo napolitano; direttore del gabinetto unito a quella cattedra e della Scuola di farmacia; preside della facoltà medica; fondatore e capo dell'unico istituto di clinica terapeutica presso di noi esistente, egli, per oltre trent'anni empì del suo nome l'insegnamento e l'esercizio dell'arte salutare.
Nelle assemblee degli specialisti si dirà quello che io, se anche il dovessi, non saprei: gli studi, le fatiche, le ragioni, le vie, come nel praticar la medicina e nelle elucubrazioni intorno ad essa salisse in grido. Neppure so o devo enumerare i libri, le memorie, le scritture colle quali rese di pubblica ragione il frutto de' suoi studi, delle sue ricerche; né giudicare, o tampoco accennare le dottrine con che le illustrò ovvero ne dedusse, dibattendo le altrui indagini, le opinioni altrui confutando.
Si affermò, si contestò avere egli avanzato la scienza che indaga gli oscuri fenomeni della vita, rischiarato di bella luce i presidi contro certe alterazioni della sanità, per indugiarne almeno il fatale andare, l'esito letale. Quantunque cercatore di soluzioni nuove, o da mettere innanzi in nuova veste, si accampò con spietate argomentazioni contro pretese panacee, favorite e preconizzate da molto rumore, e che l'esperienza poi sfatò.
Spirito indipendente, innata tendenza a singolarizzare, umor battagliero gli fecero volentieri affrontare, lo esposero a giudizi non sempre miti, né spassionati in disputazioni che trascesero i segni d'un dissidio dottrinale.
Comunque, tutti videro la prodigalità con che natura aveva dotato Mariano Semmola, le qualità che lo studio, l'osservazione, svolgendo i suoi talenti, gli conferirono. Scintillio d'ingegno, labbro facondo, penna scorrevole ed elegante furongli efficacissimi strumenti. La persona aggraziata gli valse facile ascendente; la fede in sé stesso, che ad occhio veggente manifestava, inspirò, impose agli altri la fiducia.
Insegnante applaudito; dei primi studî sulla nostra legislazione sanitaria cooperatore; al letto di ammalati cospicui, nelle accademie, nei congressi scientifici, oratore ascoltato, in Italia e fuori, divulgò le dottrine, le opinioni, le pubblicazioni sue; diffuse il suo nome.
La Camera dei deputati, nella quale sedette per il primo collegio di Caserta, durante la XV legislatura; il Senato cui nel giugno 1886 fu ascritto, per il titolo del largo censo colla professione accumulato, gli fornirono autorevole tribuna per raccomandare l'incremento, le esigenze dell'insegnamento medico, in ispecie nell'Università di Napoli.
Della vasta metropoli, che gli diede culla e tomba addì 5 di aprile, fu benemerito, fra il molto altro anche per questo; e per l'abnegazione, al tempo dell'epidemia colerica, di cui la medaglia d'oro lo aveva premiato.
Attestarono sulla sua salma il rimpianto, l'alta stima che godeva, i meriti suoi di cittadino, di medico, di scienziato, i rappresentanti della facoltà e dell'Accademia medica, dei discepoli, dei collaboratori, degli amici, dei maestri suoi.
A quel rammarico si unisce il rammarico del Senato. (Benissimo).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 4 maggio 1896.