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SCILLAMÀ Benedetto

25 ottobre 1845 - 31 maggio 1918 Nominato il 17 marzo 1912 per la categoria 09 - I primi presidenti dei Magistrati di appello provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti parlamentari Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Mancato ci è pure il senatore Scillamà, morto il 31 maggio a Palermo, ove sedeva al sommo della magistratura giudiziaria.
Nato in Caltagirone, provincia di Catania, il 25 ottobre 1845, laureato in giurisprudenza all'Università di Napoli nel 1870, uditore giudiziario nel 1872, seguì poi la carriera nella giudicante e nel pubblico ministero con onore, meritando le promozioni, in grande dignità e pubblica estimazione. Fu primo presidente delle Corti di appello di Genova e di Aquila ed entrato in Cassazione, vi salì in Palermo al grado di primo presidente nel 1913, seggio fino al termine della vita occupato.
Fu presidente della Commissione delle prede; e scrisse monografie di diritto civile e trattati, tra cui meritevole di maggior menzione quello sull'azione possessoria, dando ad apprezzare ai cultori del diritto la sua dottrina. Fu portato al Senato da nomina del 17 marzo 1912, e ben scelto fu alla legislazione tal giurista e magistrato esperto, di cui piangiamo la perdita. (Bene).
[…]
SACCHI, ministro di grazia e giustizia e dei culti. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SACCHI, ministro di grazia e giustizia e dei culti. Con l'animo amareggiato dalla recente perdita del senatore Benedetto Scillamà, invio alla venerata memoria dì lui il mio affettuoso e reverente saluto.
La scomparsa dello Scillamà è un vero lutto per il Senato e per la magistratura che egli altamente ha onorato. Egli ebbe un sentimento elevatissimo della giustizia e l'amministrò con zelo e con amore pari all'importanza ed alla dignità di questa suprema fra le funzioni dello Stato: anzi può dirsi senza esagerazione che tanto nei primordi quanto nei supremi fastigi della carriera, che egli con grande rapidità percorse, si formò della giustizia quello che veramente deve essere: un sacerdozio.
Dotto, saggio, operoso, la severa austerità di Temi temperava con la più cordiale affabilità di modi, e le doti cospicue che egli aveva, i pregi intrinseci e sostanziali che l'adornavano egli accoppiava ad una modestia e bontà d'animo, tale da accattivarsi oltre la stima e la deferenza, anche l'affetto e la simpatia dei familiari e delle persone che con lui erano a contatto.
Della sua profonda cultura e del suo sano criterio giuridico, oltre che nelle numerose e magistrali sentenze - specialmente nel tempo che egli fu a Roma - lasciò tracce in dotte monografie ed in dissertazioni giuridiche Assunto alla carica di primo presidente presso vari importanti distretti giudiziari, quali la Corte di appello di Genova prima e la Corte di cassazione di Palermo poi, resse questi elevatissimi uffici con tale maturità di senno, acutezza di mente, squisitezza di tatto, e ad un tempo con tale zelo ed operosità, da affermarsi altrettanto eccellente nelle funzioni delicate di capo di collegio quanto si era rivelato maestro nel redigere le sentenze. Sia reso omaggio al cittadino esemplare, al magistrato preclaro ed integerrimo pervenuto agli onori del laticlavio per merito del proprio ingegno e delle proprie virtù. (Approvazioni).

Senato del Regno. Atti parlamentari. Discussioni, 13 giugno 1918.