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SAREDO Giuseppe

16 settembre 1832 - 29 dicembre 1902 Nominato il 20 novembre 1891 per la categoria 15 - I consiglieri di Stato dopo cinque anni di funzioni provenienza Liguria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente

Signori senatori,
Anche oggi il Senato non si dispone a riprendere i suoi lavori, senza che ciascuno di noi si senta chiamato a rivolgere un mesto pensiero verso i colleghi perduti, in così grande numero, nel breve periodo di tempo trascorso dal giorno in cui ci siamo separati. Sei sono i senatori rapiti al nostro affetto nel giro di un solo mese, o poco più, dei quali per debito d'ufficio e con l'animo compreso di profonda mestizia io dirò i nomi innanzi a voi, acciocché ne serbiate vivo il ricordo nei vostri cuori. [...]
Nel dì 29 dicembre si spegneva in questa Roma la vita di Giuseppe Saredo, savonese, presidente del Consiglio di Stato, senatore dal novembre 1891.
Molto dovrei dire dell'illustre uomo, se fosse chiamato a lumeggiarne i meriti e le virtù civili; ma egli me ne fece espresso divieto, ed io mi taccio. [...]
Ed ora, o Signori senatori, che il mesto ufficio è compiuto, volgiamo ancora un ultimo affettuoso saluto alle anime elette di questi valentuomini, che innanzi di salire a più spirabili aere hanno impiegato così nobilmente la loro giornata su questa terra; ed auguriamo che in premio dei servizi resi alla patria, Dio conceda loro il riposo eterno dei giusti.(Approvazioni).[...]
PIERANTONI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERANTONI. Onorevoli colleghi, consentite ad un forte sentimento di amicizia, che le tombe non possono distruggere, che io dica brevi parole in memoria dei miei amici trapassi Filippo Teti e Giuseppe Saredo. Innanzi però dico a voi viventi che Dio vi salvi dal dì della lotta. Viviamo il meglio che sia possibile per compiere il nostro dovere. [...]
Di Giuseppe Saredo dirò, che lo ebbi per lungi anni compagno d'insegnamento nella Università di Roma; lasciò negli annali universitari memoria indelebile di zelo, di dottrina. Noi professori spesso rimpiangiamo come duplice la perdita dei colleghi; non di rado i professori vanno chiamati ad uffici amministrativi (e noi sentiamo grave la perdita), triste poi il giorno in cui la morte li toglie al servizio della patria, all'affetto dei colleghi. E più non dico. (Approvazioni). [...]
BONASI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BONASI. In omaggio alla espressa volontà del rimpianto esimio collega senatore Giuseppe Saredo, io non posso aggiungere parola alle poche testé pronunciate dal nostro illustre Presidente dell'annunciarne al Senato la dipartita; e nulla posso aggiungere alle altre soggiunte, poscia, dal collega Pierantoni.
Ciò per altro non toglie che il Senato possa pregare il nostro Presidente di presentare le vive condoglianze di questa alta Assemblea alla famiglia, e certo di rendermi interprete del sentimento dei colleghi, io ne fo proposta.
Ed ora, o Signori senatori, che il mesto ufficio è compiuto, volgiamo ancora un ultimo affettuoso saluto alle anime elette di questi Valentuomini,che innanzi di salire a più spirabili aere hanno impiegato così nobilmente la loro giornata su questa terra; ed auguriamo che in premio dei servizi resi alla patria, Dio conceda Loro il riposo eterno dei giusti.(Approvazioni) Ed ora, o Signori senatori, che il mesto ufficio è compiuto, volgiamo ancora un ultimo affettuoso saluto alle anime elette di questi valentuomini, che innanzi di salire a più spirabili aere hanno impiegato così nobilmente la loro giornata su questa terra; ed auguriamo che in premio dei servizi resi alla patria, Dio conceda Loro il riposo eterno dei giusti.(Approvazioni).
PRESIDENTE. Interprete appunto dei sentimenti del Senato, mi compiaccio annunciare all'onorevole collega Bonasi ed al Senato, che l'Ufficio di Presidenza è solito di mandare sempre una parola di viva condoglianza alle famiglie dei senatori estinti. Questo è stato fatto anche per la morte del senatore Saredo e degli altri colleghi oggi commemorati.
Ad ogni modo, nel caso speciale, mi renderò interprete una seconda volta della volontà del Senato, manifestando alla famiglia del senatore Saredo questi sensi così nobilmente espressi dal senatore Bonasi.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 27 gennaio 1903.