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SALVAREZZA Cesare

10 aprile 1849 - 12 novembre 1915 Nominato il 03 giugno 1908 per la categoria 15 - I consiglieri di Stato dopo cinque anni di funzioni provenienza Liguria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Nel tempo, in cui sono state chiuse le nostre sedute, abbiamo perduto i senatori Fergola, D'Alì, Grenet, Masi, Calvi, Massabò, Villa Tommaso, Campo, Balestra, Tournon, San Donnino, Di Martino, Florena, Salvarezza Cesare. [...] Cesare Salvarezza, mancato il 12 novembre in Noli di Savona, in Savona era nato il 10 aprile 1849. Studiò in Firenze ed in Torino, dove si laureò nel diritto. Entrò agli uffici amministrativi; dai provinciali passò ai centrali dello Stato. Nel Ministero dell'interno salì ai posti superiori e resse la più importante e vasta delle direzioni generali, quella dell'Amministrazione civile.Ingegno, scienza ed operosità gli meritarono nel 1900 un posto nel consiglio di stato. Consigliere fu mandato a Torino per comporre una gravissima questione civica di acqua potabile e di energia elettrica; e mercé l'opera sua Torino poté affrancarsi. Fece ancora conto della sua saggezza il Governo poco dopo, inviandolo nella stessa Torino regio commissario, sciolto che fu sulla fine del 1905 quel Consiglio comunale; ed anche in tal incarico l'opera sua fu così generalmente lodata, che gli fu decretata la cittadinanza onoraria. Nel 1907 nuovamente a lui ricorse il Governo per il regio commissariato al Comune di Roma; finito il quale tanta fu la gratitudine della capitale, che riuscì eletto consigliere comunale con 17,000 voti, il secondo degli eletti, e rimase sei anni assessore. Altri servizi l'egregio uomo prestò: nel Tribunale supremo di guerra e marina; nella Commissione per il credito comunale e provinciale; nel Consiglio superiore degli archivi. Teniamo di Cesare Salvarezza apprezzate pubblicazioni: una relazione sugli Archivi di Stato in Italia, che mostrò le sue profonde cognizioni: una Memoria storico-giuridica sul millenario acquedotto della Repubblica di Noli; una Monografia storica sul carattere del tempo dei francesi in Liguria e su talune fazioni navali inglesi a Noli dal 1808 al 1812. La sua nomina al Senato fu del 3 giugno 1908; lo tenemmo in molto pregio, e ne affligge che i giorni siangli stati troncati in età da poter rendere altri servizi notevoli allo Stato. (Benissimo). [...]
MALVANO. Domando di parlare.
PSESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALVANO. Mi sia consentito di dir brevi, parole del nostro collega Cesare Salvarezza, recentemente rapitoci da insidioso persistente, morbo. Dedicatosi ai pubblici uffici in giovanissima, età, in essi percorse tutta la sua carriera dai.minori ai massimi gradi. Al sommo grado di direttore generale era pervenuto quando dalla fiducia del Governo ebbe la nomina, di consigliere di Stato, tanto che nell'alto consesso poté arrecare il frutto di lunga consuetudine e di sicura esperienza in ogni ramo di discipline, amministrative.
Due volte il Governo gli volle affidato, il delicato ed arduo incarico di Regio commissario straordinario, una prima volta per il Comune di Torino, la seconda volta per il Comune di Roma. Ed il nostro collega, seppe, assolvere l'una e l'altra missione col plauso, degli amministrati e con la piena soddisfazione del Governo, che poco di poi lo insigniva della; dignità di senatore del Regno, mentre gli elettori di Roma a lui attestavano la loro fiducia, eleggendolo consigliere del comune.
Dell'opera sua lungamente si serberei il ricordo tra i colleghi suoi del Consiglio di Stato, ed il ricordo pure si serberà qui tra noi. Alla, sua cara memoria rivolgiamo un mesto, commosso saluto. (Approvazioni).
TOMMASINI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TOMMASINI. Faccio eco alla commemorazione eloquente del nostro Presidente, e all'elogio che del senatore Cesare Salvarezza or ora tesseva il senatore Malvano, per secondare il voto di alcuni colleghi assenti, che avrebbero desiderato mandare alla sua memoria il supremo saluto.
Avrei desiderato che a questa seduta potesse anche assistere il nostro illustre collega Villari, che per tanti anni fu benemerito presidente del Consiglio per gli archivi, il quale con l'autorità del suo giudizio e della sua parola ben potrebbe deporre circa l'opera preziosa che nell'amministrazione degli Archivi di Stato portò Cesare Salvarezza.
Ricordo un giovane che apparteneva all'Archivio di Stato di Roma, e fu poi egregio segretario della Regia società di storia patria, e storico pregiatissimo, strappato troppo presto alla vita e agli studi, Guido Levi, che un giorno corse a dirmi commosso: Spunta una bell'alba finalmente per gli Archivi di Stato, quale da un pezzo non ebbero.
Le disposizioni che si prendono dall'attuale direzione al Ministero dell'interno sono tali che conciliano un vecchio dissidio. Prima si pensava che gli archivi di Stato fossero troppo in mano al ministro dell'interno e troppo sfuggissero alle ingerenze e alle cure del ministro della pubblica istruzione. Parve allora che i due Ministeri quasi si congiungessero e cercassero con unità di creteri di provvedere alle necessità scientifiche che dovevano accompagnarsi alle cure amministrative. Questo impulso si deve in gran parte all'opera del Salvarezza, quando gli archivi furono affidati alla sua gestione. Egli, con zelo costante, cercò che gli elementi da cui si traevano i funzionari per gli archivi fossero nutriti a quelle discipline preparatorie che sono indispensabili a chi si dedica a questo ramo di amministrazione; e una corrente di cultura scientifica entrò allora e vi rimase. Ma importava che elementi estranei non si infiltrassero nei ruoli a detrimento di coloro che v'erano entrati con adeguata preparazione. E la perseveranza di chi invigilava a questo ramo della pubblica amministrazione seppe ottenere dal ministro che quei ruoli non s'inquinassero e che gradatamente si migliorassero le condizioni dei funzionari a essi addetti. Questo si deve in gran parte ripetere dalla costanza dell'indirizzo mantenuto dal Salvarezza in tutto il periodo della sua lunga amministrazione, di che potrebbero far fede non pochi de' nostri colleghi che appartengono al Consiglio per gli archivi. Questa singolare benemerenza del Salvarezza non troverebbe facile lode se non dove abbondassero i testimoni assidui dell'opera sua. Per buona sorte ciò interviene in quest'Aula.
L'encomio che ne rimeritò, lo trasse poi a funzioni maggiori. Fu eletto al Consiglio di Stato, fu commissario regio prima presso il Comune di Torino, poi a quello di Roma, dove diede prova di grande accorgimento, patriottismo, imparzialità.
Fu detto di lui dall'onorevole Boselli, che recentemente ne fece commemorazione eloquentissima, come nella vita pubblica il Salvarezza non ad altro intento mirasse che alla più perfetta correttezza amministrativa. Questa lode lo caratterizza e rimunera. Egli fu giusto e imparziale; L'indole del suo lavoro fu tale che poteva ben apprezzarlo chi da vicino lo considerasse; ma alla popolarità sfuggiva. Qui oggi si fa voto che il suo esempio continui.
E noi addolorati di vederlo sottratto così presto all'amministrazione dello Stato, non possiamo che deplorarne la perdita ed esprimere alla di lui famiglia il nostro dolore; perciò prego il nostro illustre Presidente di inviare ad essa, il rimpianto del Senato. (Approvazioni).[...]
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Domando di parlare.
PRESIDENTE, Ne ha facoltà,
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Assolvo il compito altrettanto onorevole quanto doloroso di esprimere a nome del Governo tutta la simpatia riverente, che esso prova innanzi ai gravi lutti, che quest'alto consesso ha subiti; e in questa simpatia si contiene il pieno consenso al tributo di riconoscenza e di lode, che le inspirate parole del Presidente illustre e degli altri senatori hanno apprestato alla memoria degl'insigni uomini, di cui piangiamo la perdita.
Ascoltando quelle parole, la mia mente quasi astraeva dalle persone singole, e al di sopra degli uomini commemorati, io vedevo passare innanzi ai miei occhi tutta una serie di vite nobilmente spese nei campi più diversi: dall'esercito all'amministrazione civile, dal Parlamento alle amministrazioni locali, dalle aule della giustizia alla cattedra della scuola e così via via - forme di attività diverse, ma congiunte tra loro da quest' unica idea e da quest'unica fede: il servizio reso alla patria (Bene! Bravo!).
E pensavo a quanti tesori di sapienza e di patriottismo in quest'Aula nobilissima si racchiudono. Né io nulla aggiungerei a quanto così egregiamente è stato detto; ma concederà il Senato che trovi qui un'eco la vibrazione di talune note particolari, che o per ragioni personali o per ragioni di ufficio più vivamente palpitano nell'animo mio, a proposito, della dipartita di alcuni valentuomini.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 15 dicembre 1915.