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SACCHI Vittorio

28 gennaio 1814 - 27 agosto 1899 Nominato il 16 novembre 1876 per la categoria 12 - I consiglieri del Magistrato di cassazione e della Camera dei conti dopo cinque anni di funzioni provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente

Signori senatori! In quattro soli mesi otto valent'uomini, che furono colleghi nostri in questo Senato, sono scesi nel sepolcro. Il vostro Ufficio di Presidenza dispose in tempo perché una rappresentanza del Senato prendesse parte alle ultime onoranze rese ai defunti colleghi e non tralasciò di farsi interprete appresso le loro famiglie del nostro più vivo rammarico per la dipartita di questi egregi, che noi ci aspettavamo di rivedere sui nostri banchi. Tocca adesso a me, sebbene non sia mancato chi abbia scritto con particolare affetto, e discorso altrove con la dovuta ampiezza delle virtù e dei meriti personali dei trapassati compagni - talché posso imporre a me stesso la maggiore brevità - compiere modestamente il pietoso ufficio di rendere a ciascuno di essi quest'ultimo tributo di considerazione e d'affetto. [...]
Il commendatore Vittorio Sacchi aveva varcata l'età di 85 anni, allorquando, nel giorno 27 dello scorso agosto cessava di vivere in Castelceriolo di Alessandria, dove aveva sortito i natali.
Pochi sono gli uomini che al pari di lui abbiano così a lungo, e con tanto onore, servito il paese in diversi uffici. Dottore in filosofia, fu primieramente applicato come uomo di lettere presso il generale in capo dell'esercito sardo nel 1848, ed alcuni dei proclami che annunziavano le vittorie delle nostre truppe, uscirono dalla penna del Sacchi, il quale ottenne in conseguenza di essere, nel 1849, ammesso al Ministero della guerra. Ma non andò guari che l'uomo di lettere entrò a far parte dell'amministrazione delle finanze, e già nel 1861 copriva il posto di direttore delle contribuzioni e del catasto in Sardegna, quando fu chiamato dalla fiducia del Governo a compiere l'ufficio di segretario generale delle finanze con l'incarico del Ministero dei lavori pubblici, a Napoli, dove rimase alcun tempo ancora dopo la cessazione della luogotenenza. Creato quindi direttore generale del Demanio e delle tasse presso l'Amministrazione centrale, fu nominato consigliere della Corte dei conti nel 1867, e finalmente nel 1891 andò prefetto a Lucca, dopoché aveva avuto occasione di far prova del suo valore nella direzione del Banco di Napoli che tenne con somma lode per il corso di quasi tre anni.
Chiese allora ed ottenne, quand'era presso gli ottant'anni, l'onorato riposo, e si ritrasse a vivere tranquillamente nella sua villa di Castelceriolo, in mezzo alla sua famigliola, che gli abbellì gli ultimi giorni della sua laboriosa esistenza.
Io non saprei che altro aggiungere in onore del Sacchi, per dimostrare qual uomo egli fosse, e come abbia bene meritato della patria, nei cinquant'anni spesi nobilmente a servizio dello Stato.
Piace soggiungere, che in premio di tante fatiche fu elevato alla dignità di senatore fino dal 1876, e S.M. il Re gli conferì il titolo di conte.
Non mancò neppure il Sacchi di spiegare la sua attività, e far prova in molte ed importanti discussioni avvenute in Senato della grande esperienza acquistata nel campo amministrativo e finanziario, ed i suoi discorsi portano l'impronta dell'uomo, che anche in mezzo all'aridità della materia che trattava, sapeva rendere il suo pensiero con finitezza e precisione di linguaggio.
Auguriamo, o colleghi, che di questi funzionari, così laboriosi e benemeriti, come il conte Sacchi, non vada perduto lo stampo, e non vi sia grave, che nel nome vostro io dia l'ultimo vale al perduto collega. (Approvazioni). [...]
FINALI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
FINALI. Compagno e collega per molti anni di Vittorio Sacchi, prima nell'amministrazione delle finanze, poi nella Corte dei conti, mi associo di gran cuore alle parole che di lui ha detto eloquentemente l'onorevolissimo nostro Presidente.
Vittorio Sacchi in tutti gli uffici che sostenne fu sempre animato dal desiderio del pubblico bene, e anche quando egli si trovò in mezzo alle difficoltà ed a' guai dell'amministrazione di un grande istituto di emissione "e questa è sua gran lode" nessuno osò mai alzare una voce, la quale mettesse in dubbio la sua grande ed esemplare integrità (Bene).
Io quindi, associandomi alle parole dette dall'onorevolissimo nostro Presidente, proporrei che piacesse ad esso di inviare la condoglianze del Senato alla desolata famiglia.
PRESIDENTE. Questo fu già fatto, in omaggio ad una deliberazione di massima presa dal Senato nella passata sessione.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 17 novembre 1899.