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ROMANIN JACUR Leone

17 gennaio 1847 - 22 luglio 1928 Nominato il 03 ottobre 1920 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. [...] Il 22 luglio chiudeva gli occhi in Padova il dott. ing. Leone Romanin Jacur, nato colà il 17 gennaio 1847. Nipote e discepolo dello storico Samuele Romanin, crebbe nel più forte amore per l'Italia e fu, ancor giovanissimo, ardimentoso cospiratore contro l'Austria, sprezzando ogni pericolo pur di contribuire all'agognata liberazione del suo Veneto. Conseguita la laurea in matematica e poi in ingegneria, diede le forze dell'eletto ingegno, la magnifica preparazione tecnica e l'indefessa attività di tutta la sua vita specialmente alla soluzione di alcuni problemi di cui aveva intuito tra i primi l'importanza vitale per il paese, cioè le bonifiche, la navigazione interna e le sistemazioni idrauliche. Le bonifiche egli propugnò instancabile, per in cinquantennio, sia con l'esempio personale dato nelle sue terre, sia per l'opera preziosa di tecnico spesa nelle maggiori bonifiche del Veneto, sia con l'attività di scrittore, di deputato ed uomo di governo, meritando gratitudine e lode imperitura. Apostolo e fautore precipuo della navigazione interna, di cui mise in rilievo la grande importanza economica, commerciale e militare, fu presidente della Commissione reale per la navigazione fluviale. Fu anche il più fervido artefice della creazione del magistrato alle Acque, sorto, con saggezza degna della gloriosa Serenissima, per dare un regime unico alle vie navigabili e per la migliore difesa idraulica del Veneto. E non di questi soli maggiori problemi fu egli appassionato cultore, ma di tutti quelli da cui potesse derivare maggior progresso alle industrie e maggior benessere al paese. Scrisse pregevoli lavori anche in materia d'igiene operaia e degli opifici industriali, di edilizia ospedaliera e su altri argomenti d'interesse sociale.
Acquistatasi larga fama come tecnico e come amministratore, non solo fu chiamato a coprire importanti cariche locali, ma a soli 33 anni, nel 1880, fu inviato alla Camera per il collegio di Pieve [sic] di Sacco e vi restò per ben undici legislature e 39 anni ininterrotti, rappresentando poi il 2° collegio di Padova. La sua grande competenza e l'instancabile attività, dimostrate anche nei suoi numerosi discorsi, lo segnalarono ben presto alla stima dei colleghi, che lo chiamarono a far parte delle giunte e commissioni più importanti e lo vollero relatore di notevoli disegni e specialmente di tutte le leggi sulle bonifiche. Fu sottosegretario di Stato ai lavori pubblici nei due ultimi gabinetti Crispi e poi all'interno nel Gabinetto Saracco, in un momento particolarmente difficile, e rese anche allora, con la sua calma e la sua fermezza, segnalati servizi al paese. Ebbe importanti missioni all'estero per studi e congressi in materie di bonifiche e navigazione interna.
Durante la guerra, il grande animo di patriota di Leone Romanin Jacur si rivelò nuovamente nel fervido generoso contributo da lui dato all'opera di soccorso per i profughi.
Era nostro amato collega dal 3 ottobre 1920 e tosto si era segnalato, oltre che per la grande bontà ed affabilità, per la instancabile attività, non diminuita dagli anni e dalla salute ormai malferma. Fu relatore d'importanti disegni di legge e assiduamente partecipò ai nostri lavori, finché un assalto più forte del male, che doveva poi tenerlo inchiodato nel letto vari anni, non lo costrinse ad interrompere la nobile lunga fatica, fino all'ultimo dedicata al bene del paese. Ma la crudele infermità non gli tolse mai tuttavia la fede nei destini alti della patria, la stoica serenità dell'animo. Con Leone Romanin Jacur è scomparso un nobile spirito, un intemerato patriota, un benemerito parlamentare e cittadino, un tecnico di grande valore. Il nostro pensiero va commosso alla sua memoria venerata, mentre porgiamo alla orbata famiglia le più profonde condoglianze dell'Assemblea. (Benissimo).
MUSSOLINI, capo del Governo. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSSOLINI, capo del Governo. Il Governo si associa alle nobili parole commemorative pronunciate dal Presidente dell'Assemblea.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,6 novembre 1928.