senato.it | archivio storico

ROGADEO Vincenzo

24 agosto 1834 - 27 gennaio 1899 Nominato il 26 gennaio 1889 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Puglia

Commemorazione

 

Atti parlamentari Commemorazioni.
Stanislao Cannizzaro, Vicepresidente

Signori senatori! Il 27 di questo mese moriva in Bitonto, nella Provincia di Bari, il senatore Vincenzo Rogadeo.
Pur troppo si va sempre più assottigliando quella schiera dei superstiti che prepararono e compirono l'unione di tutte le varie provincie d'Italia alla monarchia di Savoia.
Il senatore Rogadeo fu uno dei più caldi ed efficaci promotori di quella unione, accoppiando mirabilmente il culto della grande patria italiana colla più amorevole ed operosa sollecitudine per il progresso economico e morale del suo piccolo luogo nativo e della sua provincia.
Nato in Bitonto da famiglia patrizia nel 1834, ancor giovanissimo fu uno dei più attivi membri del Comitato rivoluzionario pugliese, il quale tanto operò per coltivare nell'animo di quelle popolazioni le aspirazioni all'unità nazionale e per preparare l'entusiastico accoglimento della spedizione di Garibaldi e la cooperazione al compimento dell'ardita missione.
Mentre ancora pendevano le sorti della rivoluzione, egli fece parte di quel triumvirato che si costituì a Governo provvisorio della sua provincia, la quale diede senza esitazione l'esempio di proclamare l'unità nazionale con Vittorio Emanuele Re dell'Italia una ed indipendente.
Nominato da Garibaldi governatore della Provincia di Bari, avendo tenuto l'ufficio con senno ed equanimità impareggiabili, fu modello alle altre provincie nello introdurre le nuove libere istituzioni. Deputato per il collegio di Gioia del Colle nelle legislature IX, X, XII e XIII [sic], per il collegio uninominale di Bari nella XIV, e per quello a scrutinio di lista nella XV; eletto senatore dal 1889, adempì i suoi doveri parlamentari con modestia, senza alcuna personale ambizione, mirando soltanto al consolidamento delle libertà pubbliche delle quali era appassionato fautore.
Nel suo comune nativo e nella sua provincia, da sindaco, da amministratore di opere pie e da privato cittadino esercitò la più benefica azione per il progresso morale delle popolazioni pugliesi, presso le quali acquistò stima e venerazione da tutte le classi e da tutti i partiti; e per la estesa cultura associata a grande modestia, per l'integrità di carattere, il disinteresse e la sollecitudine del bene pubblico e per lo illuminato e caldo patriottismo fu considerato come la figura più alta e la personalità più spiccata della Provincia di Bari.
Di tanto ascendente sui suoi concittadini però si giovò soltanto per il bene altrui. È ancor vivo il ricordo del suo intervento nei disordini verificatisi in Bitonto nel 1895, quando quella plebe, infuriata per la resistenza opposta allo sparo di fuochi artificiali, impegnò accanita colluttazione cola forza pubblica che dovette far uso delle armi a fuoco.
Mentre tutti i migliori cittadini spaventati asseragliavansi nelle case, il senatore Rogadeo non curando il grave pericolo, si lanciò in mezzo alla mischia mentre più ferveva e con energiche esortazioni riescì a ridurre a calma quei forsennati popolani, fermando l'ulteriore spargimento di sangue.
Con ragione dunque il Senato si associerà alla cittadinanza di Bitonto e di tutta la Provincia di Bari nel rimpiangere la perdita di un tale uomo ad un'età nella quale avrebbe potuto continuare la sua opera benefica. (Vive approvazioni).
SERENA. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
SERENA. Una amicizia di 40 anni, che niun dissenso politico poté mai turbare o rendere meno via, m'impone il sacro dovere di aggiungere poche e disadorne parole a quelle nobilissime del nostro illustre Presidente e di pregare il Senato di volere esprimere le sue condoglianze non solo alla famiglia del collega innanzi tempo crudelmente rapitoci dalla morte, ma altresì alla città di Bitonto che gli dié i natali, e dalla Provincia di Bari, di cui vanto e decoro.
Singolar cosa, o signori! Vincenzo Rogadeo, nato da antica e doviziosa famiglia, vissuto sempre fra le lotte politiche, occupando alti e meritati uffici, iniziatore con pochi altri coraggiosi di uno di quei moti insurrezionali che contribuirono a scuotere il giogo della mala signoria, che da 126 anni accorava i popoli soggetti, Vincenzo Rogadeo non destò mai l'invidia e la gelosia degli altri ordini della cittadinanza; seppe farsi perdonare la colpa che ad altri non fu mai perdonata di avere voluto servire il proprio paese con disinteressata passione; non fu mai oggetto di quelle plateali insinuazioni, onde spesso vennero rimeritati gli autori della nostra politica rigenerazioni. E tutto ciò perché egli nello scrupoloso adempimento dei suoi doveri, alla mitezza d'animo che gli era naturale, accoppiò sempre quella affabilità e cortesia dei modi che gli conciliò la stima e l'affetto universale.
Io che lo conobbi nei dì del pericolo, che fui con lui nel Governo provvisorio proclamato in nome di Re Vittorio Emanuele nella mia città di Altamura e poscia in Bari; io, che non l'ho mai perduto di vista nei suoi 40 anni di vita pubblica, ho sempre veduto in lui l'uomo equanime, calmo, sereno, desideroso del comun bene, "pensoso più d'altrui che di se stesso", l'uomo che lavorò assiduamente per il suo paese senza mai scoraggiarsi, senza mai diffidare dei destini della nostra diletta patria.
Pochi giorni dopo la leggendaria entrata di Garibaldi in Napoli, il dittatore lo nominò governatore della Provincia di Bari, di quella vasta e popolosa provincia che ha avuto l'onore di dargli i natali.
Difficili momenti erano quelli. Da una parte bisognava indurre gli avanzi dell'esercito borbonico, comandati dal generale Flores, a deporre le armi, dall'altra bisognava moderare gli ardori della popolazioni anelanti a libertà, e frenare gli impeti dei giovani volontari impazienti di venire alle mani. Da una parte bisognava far cessare lo stato di rivoluzione, che non è né può essere lo stato normale dei poli; dall'altra reprimere l'idra della reazione che in parecchi comuni della provincia cominciava già ad alzare la testa.
Vincenzo Rogadeo, governatore a soli 26 anni, giovane anch'esso, dovè cominciare dal frenare se stesso, e vi riuscì mirabilmente.
Consigliò la calma, consigliò la prudenza, e nessuno osò tacciare di timidezza o di codardia i consigli che venivano dati nel dì della festa dall'uomo che il dì della vigilia aveva saputo mostrarsi animoso, ardito, anzi audace.
Riuscì così a stabilire in terra di Bari il nuovo ordine di cose, superando non poche difficoltà, opponendosi ad ogni ingiusta pretenzione e rimovendo qualsiasi cagione di pericolosi disordini.
Era questa la missione che si era assunto accettando l'arduo incarico: compiutala, egli non insuperbì, non menò vanto dei servizi resi alla patria, nulla pretese, ma, modesto come era prima che salisse all'alto posto, si ridusse a vita privata e tra le mura della sua diletta città natale, fece tutto quel bene che è stato così eloquentemente accennato dal nostro Presidente.
Ebbe un solo momento di giusto, di santo orgoglio e fu quando, compiuti appena i trenta anni, in un'elezione politica, fatta per la morte del defunto compianto patriotta Giuseppe Del Re, egli fu del collegio di Gioia del Colle eletto deputato dell'VIII legislatura. Quel collega gli confermò il mandato alle successive legislature fino alla XIV. Nelle XIV e XV rappresentò il capoluogo della sua provincia.
Nel 1889, dieci anni or sono, egli fu eletto senatore del Regno, e nella Camera elettiva e nella Camera vitalizia seppe compiere il suo dovere con diligenza e scrupolosità non iscompagnata mai da quella singolare modestia che fu una delle principali qualità del nobilissimo animo suo.
Il 27 di questo mese inaspettatamente cessò di vivere quest'uomo tanto benemerito che tutta la vita consacrò al bene della nostra Italia.
La sua morte fu una perdita grave per la mia provincia. Se qualcuno di voi, signori, si fosse trovato in terra di Bari al momento cui fu divulgata la dolorosa notizia della morte del senatore Vincenzo Rogadeo, nel compianto spontaneo, sincero, unanime di tutta una provincia avrebbe sentito un elogio del collega assai più eloquente, più bello, più completo, se non più vero, di quello che ho potuto tessere io dell'amico carissimo, a cui, sicuro di farmi interprete dei vostri sentimenti, col cuore profondamente commosso mando l'ultimo affettuoso reverente saluto. (Unanimi approvazioni).
CARCANO, ministro delle finanze.Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
CARCANO, ministro delle finanze.A nome del Governo i associo con tutto l'animo alle nobilissime espressioni con le quali il Presidente del Senato ed il senatore Serena hanno commemorato il patriottismo, le virtù pubbliche e private del senatore Rogadeo, onore delle Puglie. (Bene).
PRESIDENTE. Il senatore Serena ha proposto che si esprimano le condoglianze del Senato alla famiglia del senatore Rogadeo, al Comune di Bitonto e alla Provincia di Bari.
Chi approva questa proposta è pregato di alzarsi.
(Approvato).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,30 gennaio 1899.