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RIGHI Augusto*

28 febbraio 1831 - 29 gennaio 1902 Nominato il 27 ottobre 1890 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti parlamentari - Commemorazioni
Giuseppe Saracco, Presidente

Signori senatori!
A me duole, nell'inizio dei nostri lavori, dover contristare l'animo vostro con l'annunzio di dolorosi avvenimenti. Nel breve intervallo trascorso dal giorno nel quale ci siamo separati, tra il 29 gennaio ed il 5 del corrente febbraio, si sono spente le vite di due fra i nostri più degni e valorosi colleghi, Augusto Righi e Francesco Ghiglieri.
Augusto Righi, nato in Verona nel 1831, fu e rimarrà nobile esempio del cittadino operoso, che in mezzo alle cure degli impegni professionali, scrupolosamente osservati, seppe mostrarsi egualmente sollecito nell'adempimento dei doveri contratti verso la patria.
Laureato in leggi in giovane età, il nostro Righi si applicò in patria con raro successo all'esercizio dell'avvocatura, che in breve volgere d'anni gli acquistò meritata fama di dotto giureconsulto e di valente oratore. Onde gli elettori politici di Bassano e di Bardolino, poi quelli del primo collegio di Verona furono tratti con vece mai interrotta dal 1867 in poi, a confidargli il mandato di rappresentare quella regione nel parlamento nazionale; fino a che nel 1890 piacque al Re Umberto, in contemplazione dei servigi resi al paese dall'egregio uomo, di chiamarlo alla dignità di senatore del Regno.
Dirò adesso semplicemente di lui che in trentaquattro anni di vita politica Augusto Righi, di parte schiettamente liberale moderata, non fallì un sol giorno al alcuno dei suoi dovere di deputato prima, poi di senatore e si mostrò degno dell'alta estimazione in cui era tenuto dai suoi colleghi dell'uno e dell'altro ramo del Parlamento. Le dotte orazioni, e le numerose relazioni dettate con rara competenza sopra materie che più gli erano famigliari, depongono così eloquentemente dell'ingegno e della perspicacia dell'uomo quanto ancora della solerzia che gli era abituale nel compimento de' suoi doveri, perché faccia mestieri aggiungere nuovi argomenti che sieno atti a dimostrare quale uomo egli fosse, e quanto sia grave la perdita, che la sua dipartita ha dovuto cagionare a questo alto Consesso.
Giustizia vuole ancora che si dica di lui, che bene spesso l'opera del Righi veniva richiesta, mai ricusata, gratuita sempre, quante volte i ministri del Re, senza distinzione di parte, lo richiedevano di consiglio nella preparazione delle leggi e dei regolamenti relativi. Preziosa principalmente, diuturna ed efficace, la collaborazione del Righi nella benemerita Commissione governativa per la statistica giudiziaria e notarile, con le sue sette relazioni annuali che fanno fede della sua impareggiabile attività.
Pure questo valentuomo non corse mai alla ricerca di fama e di onori, e modesto nelle sue aspirazioni si tenne egualmente lontano da tute le manifestazioni di parata, che aiutano troppe volte a raggiungere i supremi onori. Egli mostrò la maggiore delle soddisfazioni, quando i suoi conterranei lo chiamarono a coprire l'ufficio di presidente del Consiglio provinciale di Verona, che tener con amore, fino a che gli durò la vita.
Augusto Righi visse e brillò di vita propria, adorato dalla famiglia, amato e riamato da quanto lo conobbero, stimato per la probità antica, e riverito da tutti. Di natura tranquilla e punto battagliera, portava nondimeno nei privati ritrovi un umore ed una nota fine e geniale, e mentre appariva, a primo aspetto, oratore freddo e riservato, a breve andare si mostrava sedotto e trascinato dal suo soggetto a rendere il suo pensiero con una singolare vivacità di parola, accompagnata pur sempre da una correttezza di modi squisitamente gentili. Appassionato della musica, aveva caro sopra tutto il suo violoncello, che nelle rade ore di ozio gli deliziava la vita.
Tale fu Augusto Righi, che noi non vedremo più. I suoi colleghi del Consiglio provinciale gli decretarono i supremi onori, e quel degno uomo è sceso nel sepolcro in mezzo al compianto dei congiunti e degli amici, ai quali si associò una intera popolazione accorsa a dargli un ultimo segno di riconoscenza e di affetto. Così noi, testimoni delle virtù e delle qualità eminenti del nostro buon collega ed amico, mandiamo a quello spirito eletto il solo augurio che ne rimanga, l'augurio che Dio gli conceda la pace eterna dei giusti. (Benissimo).
[...]
SORMANI-MORETTI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
SORMANI-MORETTI. Non essendovi qua alcun senatore veronese, ché l'unico ormai sopravvivente non trovasi in Roma, fo io eco alle nobilissime parole pronunciate dal nostro Presidente in onore del compianto Augusto Righi. Di lui in Verona, dove per lunga consuetudine lo avvicinai, potei sempre più apprezzare le alte doti, nel mentre del suo ingegno e della squisitezza dell'animo suo già ne aveva avuto saggi quando insieme nell'aula elettiva per lunghi anni ci eravamo incontrati. E del dolore della sua dipartita mi sento sicuro interprete qua, non solo per la provincia di Verona, ma anche per tutte le provincie venete, che mostrarono a lui in più e più occasioni deferenza ed affetto. Proporrei or dunque al Senato che si dirigesse alla famiglia di lui come, d'altra parte, a quella dell'illustre Ghiglieri l'espressione del compianto e del rammarico del Senato per averli perduti. (Benissimo).
PRESIDENTE. Mi piace far sapere all'onorevole preopinante come il Senato, per mezzo della sua Presidenza abbia già compiuto il suo dovere verso le famiglie dei defunti
(Approvazioni).
DI PRAMPERO. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
DI PRAMPERO. Testimone anche io fino agli ultimi giorni di sua vita delle virtù civili e familiari del compianto nostro collega Augusto Righi e come amico e come corregionale io mi associo di gran cuore alla splendida commemorazione che di lui ha fatto il nostro Presidente, e non aggiungo una parola di più perché sarebbe superflua. (Bene).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 22 febbraio 1902.