senato.it | archivio storico

RIDOLFI Luigi

27 aprile 1824 - 06 maggio 1909 Nominato il 28 febbraio 1876 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Altro e diverso funerale il dì 8 maggio fuor di Firenze, al di sopra degli aerei poggi di Bellosguardo, in cui aleggia il genio del cantore dei Sepolcri, distendevasi dalla villa dei marchesi Ridolfi verso la chiesa di Marignolle; condotto da fraternite e clero, con seguito numeroso di personaggi d'autorità, rappresentanti d'istituti e uomini dell'aristocrazia, e stuolo eletto di cittadini, là tratti all'ultimo tributo, chi d'affetto, chi di gratitudine, tutti d'onoranza alle virtù, di venerazione alla memoria di un nobile trapassato; curante il feretro la vetusta fiorentina Arciconfraternita della misericordia, della quale era capo di guardia l'estinto; fiancheggianti coloni a centinaia con gli accesi ceri nelle devote mani. La salma trasportavasi del nostro collega, il marchese Luigi Ridolfi, morto a minuti 30 del 6; il degno erede di quel Cosimo, cui Firenze ha dato posto nella sua storia e fra i suoi monumenti; di quel Cosimo, aio di principe dal 1843 al 47, eppure tendente ed amico ai liberali; ministro del Granducato partecipante al moto nazionale del 1848; poi nel ritiro sdegnoso della mala fede del sovrano; consigliere di abdicazione a lui nel fausto aprile del 1859 con la memoranda spontanea lettera; e, dopo di allora, tutto alla Toscana liberantesi, alla risorgente Italia; governante con Bettino Ricasoli. L'avito nome illustre fu chiaro tenuto, le virtù del genitore imitate furono, i meriti continuati dal figlio. Il quale l'esempio del padre osservò, ne continuò l'amor della patria, del sapere, del beneficare; dedicato, come lui, all'agronomia e addentro nelle scienze della economia pubblica e delle finanze, con la sagacia ed i liberali principii degli economisti toscani.
Sereno ed imparziale il marchese Luigi volse l'attività non solo alla produzione ed al sollievo dei lavoratori delle terre, ma ovunque chiedesse il ben pubblico; provvido, pregevole ed esemplare amministratore. Il Comune di Firenze, nei cui atti si additano particolarmente le sue relazioni al Consiglio, del 1846 sui nuovi mercati, del 1871 sulle acque potabili; la cassa di risparmio, l'istituto di studi superiori, quello di scienze sociali, quello de' bardi ed altri enti cittadini, giovaronsi del suo senno; ebbe encomio in singolar modo la sua azione di direttore della passata banca di Credito toscana, che gli guadagnò la riconoscenza dei fiorentini. Segretario da prima, poi presidente, finché visse, di quella Accademia de' Georgofili, che fu chiamata negli andati tempi il parlamento toscano, diletto di quel sapiente patriziato agronomo ed economista; le fu assiduo d'opera, finché gliene bastarono le forze, di pensiero poi, agli studî, alle ricerche, alle discussioni; onde l'istituzione gli è altamente memore. Fu socio del Comizio agrario del 1846, presidente di quello del 1871. Si ammirò in lui la versatilità del toscano antico: la mente aperta in uno alle materie agrarie ed alle elucubrazioni matematiche; occupata insieme alle istituzioni filantropiche ed alle bancarie. Leggonsi i suoi scritti negli atti de' Georgofili, nelle Riviste agrarie, nella Rassegna di scienze sociali e politiche. Trattò dei più importanti soggetti d'agricoltura; fra d'altro, della storia dell'agricoltura toscana e del progresso dell'agricoltura in Toscana; del credito fondiario, dell'agrario e della concorrenza estera; della colonia parziaria; della produzione e del commercio del vino toscano; delle varie specie di coltivazione. La dotta mente elevò scrivendo dell'arte, delle dottrine economiche e delle istituzioni in rapporto all'ordine sociale. Nel libro Cosimo Ridolfi e gl'istituti del suo tempo mostrando il meditato ed operato dal padre per l'agricoltura e la pubblica economia, adempì al legato di lui e ne mise alla luce ei stesso le insigni benemerenze. È stata lodata la forma letteraria, il vigore del raziocinio, quasi geometrico, lo stile preciso e sobrio, pur maestoso, quando bisognava. Carattere integro, leale, austero; animo buono. Modesto e di maniere semplici, schivo delle pompe, a tutti cortese, affabile agli inferiori, famigliare ai suoi coloni.
Tale il collega, che ci fu dato il 28 febbraio 1876; ed abbiamo perduto in età di 85 anni compiti, non però tardi per il desiderio, che ne rimane; e della cui morte pari al generale compianto de' concittadini è il nostro, unito a quello dell'illustre casa è il nostro duolo. (Benissimo).
RAVA, ministro della pubblica istruzione.Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAVA, ministro della pubblica istruzione. A nome del Governo mi associo ai patriottici ricordi che così nobile eloquenza l'illustre Presidente ha dedicato ai tre illustri senatori che sono venuti a mancare in questo periodo di interruzione dei lavori, gli onorevoli e compianti Moscuzza, Aventi e Ridolfi: tre nomi, tre regioni, tre attività diverse e nobilissime per contributo dato al risorgimento d'Italia. [...]
Il senatore Ridolfi continuò la tradizione degli economisti e gentiluomini della Toscana, che avevano dai vecchi maestri ereditato lo spirito degli studi e l'attività del fare e dell'oprare ravvivato dall'amore per la patria, per gli studi e per le arti. Così aiutò scuole superiori e istituti economici, segnò nuove vie ai giovani ispirandosi sempre agli ideali della risorta Italia.
(Bene).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 21 maggio 1909.