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RICCI Giovanni

29 marzo 1813 - 05 ottobre 1892 Nominato il 23 dicembre 1873 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio e per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato provenienza Liguria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Un mesto esordio precedere deve ogni nostro lavoro: la commemorazione dei colleghi che da noi si dipartirono, dacché il Senato si aggiornò.
Funerea, lunga, dolorosa lista! [...]
Ultimo superstite di quattro fratelli che nei pubblici uffici, nelle due Camere, nell'esercito e nella marina si chiarirono valenti e prodi, fu il marchese Giovanni Ricci.
Nato di famiglia patrizia, allievo della scuola di marina l'anno 1827, ufficiale dell'Armata sarda per quasi ventotto anni, salendo a capitano di vascello, conseguì in essa bella reputazione. Da svariati incarichi e da speciali missioni vuoi nello Stato, vuoi in Inghilterra e nelle Indie per fare incetta di legnami e di materiale marinaresco cavata gran lode, il suo nome suonò sempre più alto negli uffici eminenti di aiutante generale e membro del Congresso permanente della marina. Uscito dal servizio nel 1858, nel troppo sollecito ritiro, di sue benemerenze militari, faceva testimonianza la croce di ufficiale nell'Ordine militare di Savoia.
Rappresentante della nativa Genova alla Camera dei deputati per la settima legislatura e per le quattro successive, Giovanni Ricci vi acquistò il posto che si conveniva al perspicuo ingegno ed alla mente eletta. In quel ramo del Parlamento ed in questo, cui era stato ascritto il 23 dicembre 1873, ogni interesse marittimo fu sua particolare cura, propugnò con autorevolezza pari al grande affetto.
Questo era così vivace e quella tanta che il conte di Cavour non dubitando di giudicarlo "il solo ufficiale capace di riordinare la marina napoletana" gliene aveva dato nell'ottobre del 1860, la spinosa incombenza. Allo stesso affetto, alla stessa autorevolezza anche le sorti di tutta la marina italiana nel dicembre del 1862 erano state confidate. Volle sventura che gli elettori non gli confermassero di primo tratto il mandato e che, per scrupoloso riguardo, egli rassegnasse appena scorso un mese l'ufficio di ministro, come dianzi, incidenti più di forma che sustanziali, l'avevano indotto a partirsi di Napoli prima che l'altro delicatissimo avesse assunto.
Da questo procedette che alle grandi speranze non seguì l'effetto, o a lui mancasse ambizione e volontà di dimostrarsi od al mettersi alla prova gli facessero impedimento i casi o la natura poco remissiva, tutta rigidità e fierezza, agguagliate ai nobili impulsi dell'animo.
Viveva da molti anni quasi sempre in villa poco lungi da Bergamasco, in quel di Alessandria, alacremente inteso all'agricoltura: l'altra parte del tempo adoperando in Genova nell'amministrazione del Comune e delle opere di beneficenza con zelo esemplare. In età di poco meno che ottant'anni moriva il 5 di ottobre nella stessa villa di San Cristoforo che ne aveva veduto e confortato la lunga operosità, chiamando erede d'ogni sua ricchezza il Comune, per gli orfani, di Genova.
Ultima volontà, munificenza degna dell'uomo che nella vita pubblica difese i deboli, confortò gli umili, fece costantemente proprii gli interessi popolari: degnissima fine di Giovanni Ricci che ogni larghezza di istituto civile e politico nella onorata esistenza favoreggiò, tutelò, promosse. (Molto bene - Bravo).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 24 novembre 1892.