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RICCI Corrado

18 aprile 1858 - 05 giugno 1934 Nominato il 01 marzo 1923 per la categoria 20 - Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Luigi Federzoni, presidente

"PRESIDENTE. Nell'ultima delle nostre sedute mi ero fatto interprete dell'unanime sentimento dell'Assemblea esprimendo voti fervidissimi per la preziosa salute di uno fra i più cari, insigni e operosi colleghi nostri, che una grave infermità aveva colpito: pur troppo la comune speranza doveva mutarsi pochi giorni appresso in amaro cordoglio. La lunga interruzione dei nostri lavori non mi ha consentito di rievocare prima d'oggi davanti al Senato la figura di Corrado Ricci; ma il tempo trascorso non ha lenito la tristezza del nostro rimpianto per una tal perdita, che ha tolto a questa Assemblea un membro illustre, alle discipline archeologiche e storiche uno dei cultori maggiormente pregiati, al fascismo un fedele militante, a noi tutti un incomparabile amico.
Dalla natia Ravenna, ove aveva già dato chiari e precoci segni delle sue attitudini di studioso e del suo amore per gli antichi monumenti, Corrado Ricci si trasferì a Bologna per seguirvi i corsi di giurisprudenza. Ma la sua anima di artista, in quel centro vivacissimo di nuove correnti intellettuali emananti dal magistero carducciano, fu attratta piuttosto agli studi di letteratura e d'arte; e durante un quindicennio egli venne svolgendo, in tale campo, un'attività intensa e feconda che gli conquistò chiara rinomanza di letterato, di critico e di storico.
In un secondo periodo all'attività nobilissima dello scrittore si accompagnò quella non meno ammirevole del funzionario, dedicata alla difesa, alla restituzione e all'illustrazione del patrimonio artistico nazionale: riordinamento delle gallerie di Parma e di Modena; sovrintendenza e restauri dei monumenti ravennati; riordinamento e ampliamento della Pinacoteca di Brera, delle Gallerie fiorentine, del Museo del Bargello, delle quadrerie di San Gimignano e di Volterra. Ovunque fu mandato a esercitare il suo ufficio delicatissimo, egli provvide infaticabilmente a riconoscere, a salvare, a metter in luce e in valore i capolavori del passato, con passione vigilante, con una competenza che abbracciava ogni secolo e ogni forma d'arte, qualità pareggiate solamente dal senso costante e inflessibile dell'interesse esclusivo dello Stato. Quella efficacissima opera toccò l'apice nel tempo in cui Corrado Ricci fu chiamato alla direzione generale delle antichità e delle belle arti. Attraverso complesse difficoltà di ambiente e di mezzi, allora determinate sopra tutto dalla sordità totale del mondo politico dinnanzi ai problemi artistici, l'importante organismo fu ricostruito dalle fondamenta; la questione del personale fu risoluta mediante l'attrazione di studiosi valenti nelle file dell'Amministrazione; il controllo dello Stato su tutto il nostro patrimonio artistico fu rigorosamente e proficuamente affermato; l'esodo dei nostri tesori fu raffrenato; la cura per le antichità divenne più gelosa; gli scavi di Pompei, di Ostia, di Cere, di Pesto ebbero un impulso notevole; alle collezioni pubbliche cominciò l'affluenza di pregevoli doni, e tutte le manifestazioni artistiche rifiorirono.
Fin da allora Corrado Ricci concepì quell'ardito e geniale disegno della liberazione dei Fori Imperiali, che fu il suo maggiore orgoglio e costituirà, per il suo nome, un imperituro titolo d'onore. Per quell'idea lottò accanitamente vent'anni, finché non la vide, con il prodigio fascista della Via dell'Impero, attuata, sviluppata e resa ancor più grandiosa, al di là del suo sogno più audace, dalla volontà creatrice e dalla sapienza romana di Mussolini. Sempre ardente patriota come ogni vero romagnolo, egli non smarrì in nessun momento fra le memorie e le immagini delle età lontane la consapevolezza dei doveri civici imposti dalla realtà presente; dotato di retta e acuta sensibilità politica, fu in quest'Aula fra i primi che salutarono nella Rivoluzione delle Camicie Nere il moto rigeneratore dello spirito e della vita della Nazione. E ci sembra di udire ancora qui la sua eloquenza misurata e severa pronunziare, a proposito del triste episodio di Traù parole che conservano tutto il loro alto significato ammonitore. [...]
MUSSOLINI, Capo del Governo, Primo Ministro. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSSOLINI, Capo del Governo, Primo Ministro. Il Governo si associa alle parole commosse pronunciate dal Presidente di questa Assemblea.
Desidero rivolgere un particolare tributo alla memoria dei senatori [...] e Corrado Ricci. Essi hanno servito fedelmente lo Stato".

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 3 dicembre 1934.