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RICASOLI Vincenzo

13 febbraio 1814 - 20 giugno 1891 Nominato il 12 giugno 1881 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori.
Sabato scorso moriva, nella sua villa la Casa Bianca sul Monte Argentario, il senatore barone Vincenzo Ricasoli.
Partecipandovi l'infausta notizia, testé risaputa, sono certo che tutti a me vi unirete nel rimpianto vivissimo dell'uomo dabbene, del soldato valoroso, del cittadino integerrimo, che dal 1881 ci era collega e la cui dipartita cancella dal nostro albo uno dei maggiori nomi dell'Italia presente.
Vincenzo Ricasoli era nato a Firenze sono circa 78 anni.
Indettato coi liberali di Toscana, cogli esuli di Romagna, ne aiutò i tentativi, e, col credito della sua casa, spesso ne agevolò lo scampo o li schermi dai pavidi sussulti del mite Governo.
Fermo nei principii, partecipò con fede vivace ai maggiori fatti che precedettero o coi quali si svolse il nazionale rivolgimento; fedele cooperatore del fratello nei magnanimi ardimenti che nel 1859-60 guidarono la Toscana. (Bene).
Intravvide nelle armi, nell'esercito piemontese la salvezza della patria, l'avvenire d'Italia e vi accorse volontario nel 1848-49.
Militò di nuovo in Crimea e nelle altre guerre per l'indipendenza ed unità, deponendo la spada al cessare delle battaglie. raggiunse a passo a passo il grado di maggior generale nella riserva. Due menzioni onorevoli, la croce militare di Savoia, lo segnalarono valoroso ed esperto.
Nell'esercito piemontese aveva rappresentato la speranza delle provincie sorelle, additato agli oppressi la missione italiana di quella schiera. Nell'esercito italiano fu esempio vivo e parlante della patriottica abnegazione che lui nel 1848, dei pochi e primo, molti di ogni ordine e di ogni condizione, nel 1859, trasse a brandire le armi liberatrici in regolare ordinanza.
Aveva in gioventù studiato con amore, coltivato con onore le scienze naturali; nell'età matura visse inteso all'agricoltura, nei cui vigorosi travagli, interrotti i cimenti dell'armi, tornava ad allenarsi.
E nelle maremme toscane, che rappresentò all'Assemblea di Firenze nel 1859 e per tre legislature (7, 8, 10) alla Camera il suo nome, il fecondo suo esempio saranno per un pezzo ricordati fra quelli dei benemeriti patrizi che ruppero l'incantesimo, che ignoranza e cupidigia perfidiano invincibile; e per cui l'ignavia allibisce, quasi rimpetto a fatato signore della terra maledetta, invulnerabile da umana industria, da potere di scienza, da ogni mezzo di civiltà (Benissimo).
Forte soldato della quale, sul campo delle sue lotte e dei suoi trionfi, in mezzo alle terre sua mercé redente, morì il fratello prediletto di Bettino, Vincenzo Ricasoli.
Onore in sempiterno al gran nome; alla memoria di Vincenzo Ricasoli un mesto saluto! (Benissimo, approvazioni generali).
FINALI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FINALI. Non dispiaccia al Senato che alla splendida commemorazione dell'onorevolissimo Presidente, un amico di Vincenzo Ricasoli aggiunga qualche parola.
Egli fu soldato e cittadino operoso sempre, ma egualmente modesto; e fino a tanto che durò la vita di suo fratello Bettino egli fu quasi ignorato, perché il suo nome era ecclissato dalla splendore della gloria fraterna.
Ma da alcuni anni a questa parte è cominciata la pubblicazione delle lettere e dei documenti di Bettino Ricasoli; pubblicazione che ha elevato assai nella stima degli uomini e nella gratitudine del popolo italiano il capo del Governo della Toscana negli anni 1859 e 1860. In quella pubblicazione, che è uno dei documenti più importanti dell'epoca del nostro risorgimento, un fatto costante commuove, ed è l'affezione e la sollecitudine di Vincenzo, il quale, nei momenti più pericolosi, fu largo al fratello di consigli e conforti.
In quei volumi si trovano gli scritti di uomini celebri per sapienza e per dottrina; ma si trova altresì che l'ardente patriottismo di Vincenzo vinceva di anni la fallace sapienza dei timidi e degli irresoluti.
I due nomi sono stati ben a ragione associati dal nostro Presidente: e basti a tutta lode di Vincenzo dire, che egli fu degno del grande fratello (Benissimo).
PELLOUX, ministro della guerra. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
PELLOUX, ministro della guerra. A nome del Governo io mi associo alle nobilissime parole di commemorazione dette dall'onorevole Presidente del Senato e dall'onorevole Finali.
Dopo le parole dei preopinanti su Vincenzo Ricasoli, non potrei aggiungere altro, senonché fu gentiluomo perfetto, patriota provato e fu glorioso veterano di tutte le guerre che si sono combattute per l'indipendenza d'Italia. (Benissimo).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 22 giugno 1891.